In cammino con Abramo: 4. Genesi 22

In questo anno pastorale 2015/2016 ci sentiamo pellegrini come Abramo, rimessi continuamente in viaggio e invitati a fidarci di Dio. Meditiamo in questa prima parte dell’anno alcuni testi biblici del ciclo di Abramo (Gen 12-25).
Gli spunti qui riportati sono la sintesi della condivisione tra i partecipanti alla lectio divina della domenica sera, offerti a tutta la comunità. Tutti sono invitati a trovare un momento personale o famigliare per la lettura e la preghiera. Chi desidera può inviare le proprie riflessioni in parrocchia (in busta o via e-mail).

 Le precedenti meditazioni:

Genesi 12

Genesi 15

Genesi 18

Dal libro della Genesi (22)

1Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

3Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». 6Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. 7Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». 8Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. 9Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. 10Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.

11Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 12L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». 13Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».

15L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, 17io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

19Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.

 

Alcuni punti per la meditazione personale

Genesi 22

Un capolavoro di arte narrativa, nello sviluppo della tradizione. Contiene: l’eziologia di un luogo di culto (Dio vede/appare) ed è collegato al monte Moria (antico nome della collina del tempio di Gerusalemme); la critica ai sacrifici umani; la prova della fede per Abramo; il rinnovamento della promessa ad Abramo.

1-2: Prova e comando di Dio.
1. Tutta la vita di Abramo è una ‘prova’… ora è il momento cruciale per la sua fede, la purificazione definitiva della sua obbedienza. Il lettore deve sapere fin da subito che Dio non chiede sacrifici umani!
La Bibbia spiazza chi non ha dimestichezza con la sua interpretazione! Questo testo suscita all’uomo della strada il disorientamento a riguardo del sacrificio del figlio: perché? Che c’entra il figlio? C’è una sorta di ‘logica di erosione’. Se si vuole crescere bisogna ‘tagliar via’ tante cose! Anche antropologicamente c’è una verisimiglianza psicologica: la Bibbia dà una immagine dell’uomo che è vera. Io come persona, nel momento in cui voglio guadagnare, devo rinunciare. Riconoscere che la Bibbia dice la verità sulla persona umana facilita ad considerare che dice delle cose vere su Dio.
‘Eccomi’ indica la pronta disponibilità di Abramo alla iniziativa di Dio. Anche qui prima di tutto Dio è all’opera. È uno che chiama, si fa vedere, si manifesta, mette alla prova… Per noi il problema è capire come riconoscerlo: è la questione importantissima del discernimento, che è l’unica via per conoscere la volontà di Dio e che la Chiesa ci aiuta a percorrere indicandone i criteri.
Nell’Eccomi, più volte ripetuto da Abramo, c’è tutta la sua fede, che ci interpella: io mi fido? Ci credo?
2. ‘il figlio unigenito (unico)’ sottolinea l’assurdità della richiesta…

3-10: Esecuzione del comando e superamento della prova.
3. In modo straordinariamente sobrio il narratore parla di Abramo senza descriverne i sentimenti, fedele e obbediente esecutore del comando Dio.
Colpisce ed è faticosa da digerire questa obbedienza cieca…
4. ‘Tre giorni’: ha avuto tempo per pensarci! Non è stato un atto istintivo o confuso…
5. ‘Ritorneremo da voi’: una balla o la certezza della restituzione del figlio?
6. Continua la precisa sequenza dei gesti concreti di Abramo, senza indugi
7-8. Un dialogo drammatico e commovente. Abramo continua a mostrare fiduciosa attesa, ad educare il figlio alla ‘provvidenza’ di Dio.
9-10. Gesto dopo gesto, si partecipa al dramma di Abramo, che compie un sacrificio perfetto (anche se Isacco non muore), perchè l’atteggiamento del cuore è di piena e radicale disponibilità. Sia da parte di Abramo che da parte di Isacco!

11-14: Intervento di Dio e nuovo comando11. Come nel v. 1, chiamata e risposta pronta!
12. Dio non vuole sacrifici umani (ad es. Es 13,11-13), ma l’obbedienza della fede (cf. Os 6,6: «poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti»). Il sacrificio materiale ha senso solo se è espressione della interiore adesione a Dio: il ‘timore’. Abramo si rende veramente conto di chi è Dio e di chi è lui, e avendo imparato che tutto dipende da Dio, gli affida tutto! In qualche modo per Abramo è stato più facile, perché Isacco gli era stato dato come qualcosa di impossibile: aveva già sperimentato che Dio può anche dove umanamente non si può!
Dio non ha bisogno per sè di questa dimostrazione di obbedienza, piuttosto ha bisogno che sia Abramo a farlo per sè e per Isacco! È proprio Abramo che deve convincere se stesso e vivere l’obbedienza e la grande capacità di amare Dio. Dio mette alla prova per insegnare La prova è sempre una esperienza educativa. E lo fa non a tavolino, ma dentro agli eventi della storia.

Ora Isacco è veramente visto da Abramo come il figlio della promessa.
13-14. Dio provvede: ha già preparato l’ariete, Abramo deve solo aprire gli occhi…

15-18: La ripresa della promessa è la risposta di Dio alla fede di Abramo.

Spunti cristologici

LXX traduce (il figlio) ‘unico’ con ho agapetos: l’amatissimo, preparando l’analogia con il vero amatissimo, che è Gesù, così chiamato nel battesimo (Mt 3,17) e sul monte della trasfigurazione (Mt 17,5). Si veda anche Mt 12,18 che cita Is 42,1: ‘Ecco il mio servo, che io ho scelto, il mio amato…’; oppure la parabola dei vignaioli omicidi in Mc 12,6.
Il Figlio amato deve essere ascoltato: in tanti momenti Lui c’è, ma noi non ascoltiamo…

La fede di Abramo allude alla generosità di Dio Padre, che ha deciso in modo assolutamente libero di mandare il Figlio a salvarci: «Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi» (Rm 8,32); «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16); «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10).

La fede di Isacco, allude alla certezza che Gesù ha di essere totalmente nelle mani sicure del Padre della vita, tanto da consegnarsi liberamente alla morte del suo corpo, nella certezza di avere il potere, datogli dal Padre, di dare e riprendere la vita «Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,18).

La fede di Abramo e di Isacco è una icona stupenda dei discepoli del Signore, che ricevono e consegnano tutto, ma proprio tutto, a Lui: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,37-39).

 

Per approfondire con S. Agostino, vedi il Discorso 2:


http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_002_testo.htm