Gesù ha voglia di venire!

Commento al Vangelo del 29 novembre 2015.

Inizia l’Avvento. Si riprende il cammino. Dell’anno liturgico, intendo. Perché la Chiesa è così: cammina sempre. Ci fa camminare sempre. In qualche modo ci fa tornare e ripartire dagli stessi luoghi. Perché abbiamo bisogno di essere di nuovo educati. Abbiamo bisogno di crescere. E si cresce solo se si è pienamente immersi nella storia. Si riparte, attenzione, con la mèta ben chiara, come abbiamo scritto nel nostro programma pastorale: «La terra promessa è la partecipazione alla vita definitiva, alla infinita e dolcissima misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Principio e fine, alfa e omega è il Signore Gesù che con il suo Spirito ci conduce al Padre». Siamo educati e rafforzati non per stare fermi, ma per camminare più speditamente verso il compimento. E in questo muoverci viene dato vigore alle nostre forze. Perché chi si ferma è perduto. Chi si ferma si indebolisce e si fossilizza. E non va incontro a Colui che è venuto, che viene e che verrà.

Queste cose ci ripete Gesù nella pagina di vangelo di oggi (Lc 21,25-28.34-36). Ci ripete anzitutto che il cammino è difficile: è dentro ad un mondo sconvolto da guerre, disastri, persecuzioni, sconvolgimenti. Ce n’eravamo già accorti, ma ci fa piacere che Lui sappia bene queste cose e che ci faccia una proposta di vita che ci rende capaci di affrontarle come Lui.

Chi glielo fa fare? Il Signore ci dice che, contro ogni terrorismo, l’unica certezza è la sua venuta. ‘Avvento’ vuol dire venuta, e proprio del Signore. Dobbiamo meditare e contemplare molto questo mistero, che precede il nostro metterci in cammino. Al centro della riflessione in questo tempo di Avvento per la nostra comunità parrocchiale ci sarà proprio il mistero del cammino del Signore verso di noi. Perché si è incarnato? Perché il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo hanno deciso di sporcarsi le mani dentro alla nostra umanità? Chi gliel’ha chiesto? Con quale animo il Figlio ha preso la nostra carne, diventando in tutto simile a noi, eccetto il peccato?

La passione del Padre. C’è qualcosa di veramente decisivo per la nostra fede e conseguentemente per il nostro impegno cristiano in queste domande. E la risposta ha a che fare con la passione. È un Padre appassionato quello che manda il Figlio nel mondo. È un Padre preoccupato quello che vede la nostra miseria e oppressione e si fa vivo nel volto di Gesù. È un Padre misericordioso quello che ci viene continuamente incontro con la Parola e la Presenza del suo Figlio. Sì: celebriamo l’Avvento di Dio, che si muove verso di noi inesorabilmente, che ci pensiamo o no, che lo accogliamo o no. Perché Dio è testardo. Perché Dio è fedele, e non cambia idea a nostro riguardo.

Umili, a testa alta! Gesù continua: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». ‘Queste cose’ di cui parla sono già cominciate. E forse noi siamo in ritardo nel risollevarci e nello stare a testa alta. Perché è così che ci vuole, il Signore: a testa alta. Non è un comando contro l’umiltà, ma la vera strada dell’umiltà. Andare incontro al Signore che viene, sottometterci a Lui che ci mostra il volto misericordioso del Padre, ci fa stare nell’umiltà (perché capiamo che non siamo noi i padroni del mondo e nemmeno di noi stessi), ma con una grandissima dignità: quella dei figli amati, perdonati, risollevati. I nostri peccati, i nostri fallimenti, le nostre inclinazioni al male non sono un ostacolo per Dio Padre, né per il Figlio, né per lo Spirito Santo. In questo Avvento allora, stiamo nell’umiltà davanti al Signore: Lui stesso ci ripeterà di alzare il capo, di vivere nella fierezza di essere peccatori perdonati, e onorati di essere suoi collaboratori per il Regno. Il Giubileo straordinario della Misericordia che Papa Francesco ha indetto e che inizierà l’8 dicembre sarà una grandissima proposta educativa per imparare a camminare a testa alta nell’abbraccio del Padre misericordioso. Per imparare ad essere misericordiosi come lui.

Il cuore. Ancora, Gesù ci dà alcune indicazioni molto concrete per la nostra persona e ci chiama ad una seria revisione di vita: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita». Chi accoglie il Signore, che viene a rifare la nostra umanità, impara ad avere un cuore come il Suo: un cuore davvero palpitante di amore. Chi accoglie il Signore che viene impara a riconoscere ciò che distoglie il cuore dall’amore e dalla giustizia. È un bell’impegno per questa prima settimana di Avvento: metter nero su bianco quel che disperde inutilmente le nostre energie e il nostro tempo, quel che viviamo come fuga dalla realtà, quel che ci preoccupa. E parlarne con Gesù, che ci vuole liberare da ogni laccio. Che ci vuole dare «la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere». La forza, conclude, «di comparire davanti al Figlio dell’uomo», di stare con serenità, senza nessuna paura davanti a Lui, quando si mostrerà con l’evidenza e lo splendore della gloria e della potenza