Lectio divina su Genesi 12 – 25.
In questo anno pastorale 2015/2016 ci sentiamo pellegrini come Abramo, rimessi continuamente in viaggio e invitati a fidarci di Dio. Meditiamo in questa prima parte dell’anno alcuni testi biblici del ciclo di Abramo (Gen 12-25).
Gli spunti qui riportati sono la sintesi della condivisione tra i partecipanti alla lectio divina della domenica sera, offerti a tutta la comunità. Tutti sono invitati a trovare un momento personale o famigliare per la lettura e la preghiera. Chi desidera può inviare le proprie riflessioni in parrocchia (in busta o via e-mail).
Dal libro della Genesi (12,1-9)
1Il Signore disse ad Abram:
«Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
2Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
3Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
4Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. 5Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan 6e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei.
7Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. 8Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. 9Poi Abram levò la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb.
Alcuni punti per la meditazione
Il protagonista. Il primo soggetto non è Abramo, ma Dio, che prende l’iniziativa di parlare ad Abramo facendo cadere la Parola su di lui.
Abramo è scelto in modo del tutto sovrano, libero e gratuito. È un abisso, la libertà di Dio: talmente assoluta che ci pare incomprensibile, a causa dello scarto tra noi, creature segnate da tanti condizionamenti, e lui, il Creatore incondizionato.
‘Andare via’: è il primo comando della storia della salvezza. È rivolto ad un nomade, abituato a spostarsi, come Abramo. Ma è rivolto anche ai lettori del testo: gli Israeliti stabilizzati nella terra promessa e anche gli Israeliti che si erano sistemati bene a Babilonia nella pur terribile esperienza dell’esilio. È rivolto a noi, che facciamo parte di quella piccola porzione dell’umanità che si spartisce il grosso delle risorse; a noi che, pur in questo tempo di crisi, possiamo contare su tanta sicurezza economica. Dio scuote dalla sedentarietà… invita ad alzarsi dalla seggiola! Non si tratta solo di sedentarietà fisica. Quello da cui Dio ci vuole liberare, per portarci dove vuole lui che è esperto di vita buona è, piuttosto, un atteggiamento mentale di radicamento nelle nostre illusorie sicurezze, nelle nostre sballate convinzioni (a tutti i livelli, anche in ambito ecclesiale).
È forte per noi la difficoltà di muoverci davanti a un comando così perentorio!
Obbedienza e fede. Abramo esegue pedissequamente il comando di Dio, con una fiducia strabiliante, senza discussioni. La sua obbedienza nella fede è qui presentata in un modo così puro che sembra quasi superare quella di Maria, la quale dialoga con l’angelo chiedendo ‘come avverrà’ ciò che le è stato annunciato (cf. Lc 1,34: in realtà, anche Maria crede come Abramo: la sua domanda non nasconde un dubbio di fede, ma esprime una scelta di intelligente collaborazione).
La proposta fatta ad Abramo è così enorme che viene da sospettare una sua illusione, un suo viaggio mentale. Non è così scontato che, quando ci pare di sentire Dio, sia proprio lui a parlare! E la storia è piena di gente che ha attribuito a Dio cose improbabili, facendo danni a sè e agli altri. Siamo attaccati ai nostri pensieri, ai nostri piani, che spesso contrastano ampiamente con ciò che viene da Dio. «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,8-9). Sono diversi anche i tempi di Dio: basta pensare che, ad Abramo, il figlio è nato 24 anni dopo la promessa…
Si apre la necessità assoluta del discernimento, che la spiritualità cristiana invita a vivere con pazienza, nell’ascolto della Parola, nella lettura della storia, nella sensibilità alla consolazione spirituale, nel dialogo con i fratelli, nel confronto con i maestri spirituali e con i pastori… senza scorciatoie letteraliste o spiritualoidi (anche le esperienze mistiche dei grandi santi hanno acquisito valore solo nel discernimento della Chiesa).
L’esperienza dice, poi, che resistere a Dio laddove si coglie una sua chiamata porta a star male; al contrario, se si accetta quel che Dio propone nella vita, nelle cose che càpitano o nelle persone che si incontrano, si trova un consolante senso della vita.
Benedire/benedizione è la parola più ricorrente, è il primo contenuto della promessa. Nel tempo dei patriarchi la prima benedizione è la fecondità nella generazione dei figli, e la salvezza è intesa come una vita lunga con una numerosa progenie. Dio assicura la sua benedizione ad Abramo, alla sua discendenza, alla umanità intera. Il messaggio è chiaro: Dio travolge Abramo con la sua benevolenza, Dio è la benevolenza in persona, la fonte di una forza di benedizione che, sola, può coinvolgere l’umanità intera.
Anche l’itinerario di Abramo è istruttivo. Passa per Sichem, Betel, Ai, che sono centri cananaici abitati e fiorenti; si stabilisce però nel Negheb, che è arido e deserto: già questo sembra contraddire la promessa della terra… come il fatto che Abramo è vecchio e senza figli…
La terra. È centrale nella promessa, ma guardando quel che capita poi (nella storia di Abramo, nella storia del popolo di Israele) il possesso stabile della terra non si concretizza mai. In realtà, la promessa non riguarda un posto fisico o una serie di cose che si riesce a mettere insieme, ma lo stare dalla parte di Dio. La salvezza consiste nel camminare con il Signore.
Spunti cristologici
L’iniziativa di salvezza è sempre di Dio, che ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio (Gv 3,16). Non siamo stati noi scegliere Gesù: è Lui che ha scelto noi (cf. Gv 15,16).
Gesù è il Dio «che è, che era e che viene» (cf Ap 1,8): un Dio in movimento verso l’uomo. Perchè è movimento di amore al suo interno, è kenosi, svuotamento delle persone divine che si donano infinitamente le une verso le altre.
Il discepolo è essenzialmente colui che va dietro a Gesù, lasciando tutto (cf. Mc 10,17-30). Mentre ad Abramo è concesso di portare con sè moglie, nipote e personale di servizio, gli apostoli lasciano reti e padre e lo seguono (cf. Mc 1,16-20). Ma anche ad Abramo sarà riservata la ‘prova’ più cruda: la disponibilità ad offrire il figlio della promessa (cf. Gen 22).
La benedizione promessa ad Abramo è diventata universale nel vero e definitivo discendente, che è Gesù Cristo. In Lui, spiega san Paolo, la benedizione di Abramo è passata anche ai pagani (cf. Gal 3,14).
Nella pienezza della rivelazione, il compimento del possesso della terra è oltre la soglia della morte, nella escatologica esperienza di «cieli nuovi e terra nuova» (cf. Ap 21,1).
Gesù ci ha salvato dalla disobbedienza con l’obbedienza: non fa nulla da se stesso (cf. Gv 8,28), e ha imparato l’obbedienza dalle cose che patì (cf. l’incredibile testo di Eb 5,6), divenne infatti «obbediente fino alla morte, e a una morte di croce» (cf. Fil 2,6-11).
Riflettiamo con Sant’Agostino: DISCORSO 366
Sal 22, 6: La misericordia di Dio ci previene e ci segue.
7. Quando dunque la grazia divina, che vivamente desiderate ricevere, vi avrà accompagnato alla mensa del banchetto spirituale, in questo avrete la conoscenza della verità, e ciascuno di voi allora, esultando e rendendo grazie, potrà dire consapevolmente, con fiducia: E la tua misericordia mi accompagnerà tutti i giorni della mia vita. Il gran conforto della divina presenza ti accompagna; ti segue la misericordia di Dio a causa, evidentemente, della tua miseria, della tua debolezza. Ma prima, volendo indicarti il cammino della vita eterna ti previene, cioè ti precede e, come è detto in un altro Salmo: Il mio Dio, la sua misericordia mi verrà incontro. La sua misericordia ti precede guidandoti nel cammino che ignori, ti richiama a Dio quando ti sei fatto lontano da Dio, ti attira a sé mentre sei schiavo del peccato, per farti persona libera, perché non vada errando ma cammini sulla via retta tutti i giorni della tua vita. E anche ti segue, difendendoti alle spalle perché non ti insidi al calcagno il serpente, il diavolo che ti è nemico, e non ti faccia cadere: infatti è proprio del brigante quando vuol uccidere, assalire di fronte o aggredire alle spalle. Per questo la misericordia di Dio cammina davanti e dietro a te perché tu proceda nel mezzo, sicuro e tranquillo, tutti i giorni della tua vita. Poni dunque la tua speranza e la tua gloria non in te stesso, ma nella misericordia di Dio che ti previene e ti segue: sei stato prevenuto quando eri peccatore, per essere salvato, e non sei stato trovato giusto, così che ti possa vantare di essere piaciuto a Dio.
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