Prepàrati!

Commento al Vangelo del 10 dicembre 2017.

Nel cammino dell’Avvento siamo nutriti in questa settimana dai primi versetti del vangelo secondo Marco. L’evangelista presenta a noi lettori alcuni dati essenziali sul protagonista del suo racconto (Gesù di Nazaret è il Cristo ed è il Figlio di Dio) e inquadra l’origine (‘inizio’) della buona notizia (‘vangelo’) nel progetto di Dio preparato da secoli e preannunciato dai profeti.

Il progetto di Dio Padre è di venire verso di noi. Di aprire una via e di percorrerla fino in fondo. Marco insiste: «la tua via… la via del Signore… i suoi sentieri». Per questo l’Avvento (‘venuta’) si chiama così: l’anno liturgico ci educa contemplare sempre e prima di tutto l’iniziativa di Dio che si muove verso di noi, senza che glielo chiediamo, anche se non ce ne accorgiamo. E il vangelo ci dice che la via di Dio Padre è la persona di Gesù. E che la persona di Gesù, con quel che ha detto e fatto, è la via che ci conduce al Padre. Isaia ci aiuta anche oggi a cogliere l’enormità del progetto di Dio che viene in Gesù: «Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno». Proprio tutti!

Consapevole di questo mistero, Giovanni il battezzatore ripete per noi oggi il suo grido. Bisogna svegliarsi, bisogna prepararsi, bisogna rendersi conto di ciò che sta capitando! Bisogna ‘preparare la via’. Già, perché il Signore viene, ma non entra di forza, non obbliga, non costringe. Piuttosto, preferisce affascinare, sedurre, conquistare i cuori.

Tornano a questo proposito alcune domande pungenti: ce ne accorgiamo di Dio che viene? Ci interessa un Dio che viene a noi? Che cosa ce ne facciamo? Che cosa c’entra con la nostra vita? Ne abbiamo veramente bisogno? E ancora: perché il mondo non s’accorge di Dio? Se è così bello il suo venire, se è così bella la sua salvezza e la sua gloria, come mai un sacco di gente vive come se Lui non esistesse e non avverte neanche minimamente il bisogno di accoglierlo e riferire a Lui la propria vita?

Questi interrogativi ci portano a capire ancora meglio la proposta del Battista, che invitata ad un «battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Umilmente accogliamo l’invito di Giovanni a prendere posizione verso i nostri peccati. Anzitutto verso il peccato nella sua radice più profonda: l’orgoglio che ci fa ritenere di non aver bisogno di Gesù Cristo, la pretesa idolatrica di bastare a noi stessi, la superficialità con la quale consideriamo la nostra vita. Siamo troppo impegnati (e talvolta affannati…) per dare tempo e spazio al Signore…

È a questa radice che dobbiamo imparare a risalire quando rileggiamo i nostri «pensieri, parole, opere e omissioni». E questo potrebbe essere l’impegno particolare di questa settimana: fare bene, quotidianamente, l’esame della nostra coscienza. Per riconoscere dove è passato il Signore e per vedere dove noi non l’abbiamo accolto, mancando al suo amore e all’amore per i fratelli. La richiesta quotidiana di perdono è una delle dimensioni autentiche della nostra preghiera. Ci apre alla misericordia di Dio, ci aiuta a vivere nella luce, ci prepara a consegnare il nostro peccato nella Messa e nella Confessione.

In questo siamo aiutati dal Signore, in particolare dallo Spirito Santo nel quale (dice Giovanni il battista) siamo battezzati, cioè immersi. È lo Spirito che ci consiglia e ci illumina, ci smuove al pentimento e ci rinnova liberando tutte le componenti della nostra persona per il bene.