La sequela, tra sguardi, movimento e quiete

Commento al Vangelo del 17 gennaio 2021.

La pagina di vangelo di questa domenica ci fa entrare nel vortice dell’incontro con Gesù. Giovanni (Gv 1,35-42) racconta i primi vivaci contatti con il Maestro, suggerendo un movimento che ogni discepolo della storia è chiamato a vivere. Movimento e quiete si alternano in quell’incontro. In ogni incontro con Dio.

È il movimento della ricerca degli uomini: quei giovani discepoli del Battista cercavano una vita più pulita, distaccata dal male e dall’ingiustizia, una vita unita al Dio delle promesse. È il movimento del Signore ‘che passa’: è il Dio che è, che era e che viene, il Dio che cerca lui stesso gli uomini, che bussa alla loro porta; è il Maestro che s’accorge di essere seguito e si volta dolcemente.

La quiete è espressa dal verbo ‘dimorare’, o ‘rimanere’. Dove abiti? Qual è il posto in cui posso stare tranquillo con te, dove posso vivere la calma, la comunione, la pienezza della relazione, il ‘riposo’ del settimo giorno? Gesù non dà l’indirizzo, ma invita a seguire e a stare con lui. Tutto il pomeriggio. Un pomeriggio di ascolto, di dialogo, di fascino. Tanto che rimane impressa nell’agenda del cuore l’ora di quel primo incontro. Le quattro del pomeriggio. Tornerà tante volte, nel racconto di Giovanni, la rivelazione della ‘dimora’, del ‘rimanere’: uno dei tratti per contemplare il rapporto tra il Padre e il Figlio e la possibilità, per gli uomini, di entrare dentro a quella incredibile relazione d’amore.

C’è anche un ricordo vivo degli occhi dei personaggi, dei loro sguardi intensi. Il Battista fissa Gesù che passa; Gesù osserva i due che lo seguono; ed essi a loro volta vedono dove dimora; e ancora Gesù fissa lo sguardo su Pietro. Sono sguardi carichi di curiosità e insieme di riconoscimento, di verità e insieme di affetto. L’incontro con il Signore è una esperienza nella quale ci si sente guardati dentro, con grande chiarezza. E ci si sente amati e accolti in modo profondo, tanto da ricentrare la propria esistenza a partire da quello sguardo, l’unico capace di dare stabilità e sicurezza di stima e d’amore. Dio ‘vide’ che era cosa molto buona la sua creazione e in particolare la creazione dell’uomo: ora la ricrea, dando un nome nuovo all’esistenza di Simone. Quale sarà la ridefinizione della umanità di ciascuno di quelli che leggono questo testo? C’è poi il ricordo di alcune parole che tentano di definire meglio chi è questo Gesù. Il Battista lo indica come ‘l’agnello di Dio’. Talmente importante che nella liturgia cristiana è sempre ripetuta questa professione di fede, quando il prete presenta all’assemblea il Corpo e il Sangue del Signore. È Gesù che definitivamente attua quel che si cercava di fare offrendo i sacrifici nel tempio: stabilire una piena comunione con Dio, passando per la sicurezza di essere perdonati dai propri peccati. Una rivoluzione nella considerazione del ‘sacerdozio’: i sacerdoti offrivano agnelli per significare la riconciliazione e la commensalità con Dio; Gesù offre personalmente se stesso, fino all’ultimo respiro sulla croce.