Esercizi spirituali parrocchiali – 5 marzo 2020 – Meditazioni di don Christian Piva
“CRISTO VIVE IN ME”. ALLA RISCOPERTA DEL NOSTRO BATTESIMO
Il cammino fatto nei giorni scorsi ci ha portati, passo dopo passo, dentro al cuore del sacramento del Battesimo, al cuore della vita cristiana. Abbiamo contemplato la vita nuova ed eterna in comunione col Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo!
Però il sacramento del Battesimo non finisce qui; anzi scopriremo come la struttura liturgica del rito ci educa attraverso una serie di segni e di preghiere ad un movimento “missionario”, un movimento che ci porta a cambiare stile di vita (per riprendere la Lettera Pastorale del nostro Vescovo); per il fatto che oramai non siamo più soltanto uomini, ma figli di Dio, il Battesimo genera in noi delle conseguenze che cambiano radicalmente il nostro vivere. La liturgia del Battesimo ci aiuta proprio a farci prendere consapevolezza che tutto in noi è cambiato, che da questa nuova vita deriva una vocazione e una missione.
● La Chiesa, dopo averci immersi nella Trinità, compie un gesto molto forte e molto bello su ogni battezzato: l’unzione con il Sacro Crisma, l’olio profumato che viene consacrato dal Vescovo con i suoi presbiteri il Giovedì santo.
Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, ti ha liberato dal peccato e ti ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, unendoti al suo popolo; egli stesso ti consacra con il crisma di salvezza, perché inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, sia sempre membra del suo corpo per la vita eterna.
‣ La Sacra Scrittura ci racconta di come per ordine di Dio si dovevano consacrare i sacerdoti, i re e i profeti prima che svolgessero la loro missione. Fu così per Aronne (Lv 8), per Davide (1Sam 16,13 e 2Sam 5,3), per il profeta Eliseo (1Re 19,15), e tanti altri.
Possiamo chiederci: “Cosa vuol dire consacrare secondo l’esperienza biblica?”.
Prendo in considerazione un passo del Deuteronomio, al cap. 7,6-8:
Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore, tuo Dio: il Signore, tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra.
Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri: il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re d’Egitto.
Rileggendo queste parole di Dio riferite al popolo di Israele, salvato e liberato, comprendiamo che chi consacra è il Signore; è Lui che si è scelto quel preciso popolo, non per particolari meriti, ma per un puro atto di amore, di misericordia. Questo rapporto vitale con Dio comporta uno straordinario privilegio da parte di Israele, il quale si può vantare di essere il popolo di Dio, può dire di appartenergli, di essere stato “riservato” (=consacrato) solo per Dio; al tempo stesso però questa appartenenza totale a Dio, comporta per Israele un modo di vivere totalmente diverso da tutti gli altri popoli. Israele per il fatto che è consacrato a Dio, deve vivere in modo nuovo. Dio dovrà ricordare sempre a Israele che è un popolo “separato” da tutti gli altri popoli e che Lui è un Dio geloso (Es 20,5).
Quindi, venendo a noi battezzati, se siamo consacrati significa che il Signore ci ha scelti, che gli apparteniamo e che siamo chiamati a vivere in un modo diverso da tutti gli altri uomini non ancora battezzati!
‣ Questo però non basta. Dobbiamo fare un ulteriore passo. Ascoltiamo le parole che Gesù dice, riprendendo il profeta Isaia, quando ritorna nella sinagoga di Nazaret, riferendosi a sé stesso:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. (Lc 4,18-19).
Gesù è stato battezzato nel Giordano e mentre il Padre lo dichiarava all’umanità essere il Figlio Amato, lo Spirito Santo lo consacrava con una unzione tutta spirituale. La consacrazione di Gesù nel suo Battesimo manifesta il suo essere un tutt’uno col Padre, apparteneGli totalmente, ma Gesù dice di sé stesso che proprio per il fatto che appartiene al Padre, per il fatto che è consacrato nello Spirito e dallo Spirito…è mandato ai poveri, ai prigionieri, agli oppressi.
A fare cosa? A portare la Parola di Dio, che può liberare coloro che sono sotto il potere del male.
‣ Cosa ne deriva per la nostra vita di battezzati? Che attraverso l’unzione con il Crisma che abbiamo ricevuto nel Battesimo, lo Spirito Santo ci ha consacrati come Cristo, per essere parte viva di quel popolo che appartiene totalmente al Padre, che è la Chiesa, ma che ha la vocazione e la missione di spandere il “profumo di Cristo” (2Cor 2,15) a tutti e a tutto.
Noi cristiani siamo dei “privilegiati” … ma perché abbiamo un incarico maggiore e immenso: testimoniare Gesù Cristo con la nostra vita!
Questa testimonianza la facciamo come singoli cristiani ma soprattutto come Chiesa che testimonia Cristo, nell’essere per noi una comunità cristiana “profumata” da Cristo per poi espandere la sua presenza agli altri.
Lo facciamo anzitutto nei luoghi e negli ambiti dove ciascuno di noi vive e opera a cominciare dalla famiglia, alla scuola, al nostro quartiere (ce lo ricorda il nostro anno pastorale), all’ambito della sofferenza e della malattia, fino alla vita pubblica e politica che ha un estremo bisogno di essere contagiata dal “profumo” di Cristo!
Come comunità cristiana diffondiamo il “profumo” di Cristo quando evangelizziamo i bambini dell’iniziazione cristiana, quando facciamo “formazione” agli adolescenti e ai giovani, proprio perché Cristo si deve “formare” sempre più in ogni battezzato. Infine, per diffondere il buon profumo di Cristo per tutta la nostra vita, ecco che ogni battezzato concretizza questa missione in una specifica vocazione, che può essere al matrimonio, al sacerdozio, alla missione “ad gentes”, a una forma laicale consacrata e impegnata, alla catechesi.
Per la riflessione:
- Ripenso al fatto che il Signore mi ha consacrato…per Lui e per i fratelli
- Nella mia vita “sento” che ci sia il profumo di Cristo?
- Sto diffondendo agli altri questa vita nuova? Nel mio piccolo sono missionario?
- Nella mia comunità cristiana…qual è la mia vocazione? Il mio posto?
● La Chiesa sembra non averci ancora detto tutto del Battesimo…e si prende ancora del tempo, per dare al neo battezzato un altro segno, la veste bianca, mentre dice queste parole straordinarie:
Sei diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo. Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità: aiutato dalle parole e dall’esempio dei tuoi cari, portala senza macchia per la vita eterna.
Nella Scrittura a riguardo dell’abito c’è una grande ricchezza simbolica e spirituale. Sottolineiamo solo alcuni aspetti. Torniamo nell’Eden, quando dopo il peccato Adamo si ritrova nudo e ha bisogno di essere protetto, ha bisogno di ricevere nuovamente quella dignità di figlio di Dio che oramai ha perduto. Adamo non riesce a rivestirsi da solo: si copre solo con delle foglie (Gn 3,7). Ma ecco che Dio viene in suo aiuto e ci pensa Lui a rivestire Adamo tanto da donargli una tunica (Gn 3,21).
L’uomo però non è salvato per il fatto che viene rivestito con una tunica qualsiasi; l’uomo sarà salvato, sarà fatto nuovamente figlio di Dio solo quando nel Battesimo, per mezzo della fede, si potrà definitivamente rivestire di Cristo (cfr. Gal 3,26-27). Ecco che da battezzati possiamo dire: Cristo vive in me! Perché io e l’abito che porto siamo un tutt’uno e l’abito del cristiano si chiama Cristo Gesù!
Ho letto con stupore un piccolo testo di don Divo Barsotti, “La mia giornata con Cristo”, dove le azioni che facciamo nelle nostre giornate (alzarsi, lavarsi, mangiare, andare al lavoro, incontrare gli altri, riposare, tornare a dormire…) venivano tutte impostate su Cristo: mi alzo con Cristo, mi lavo ossia sono battezzato con Cristo, mangio con Cristo, e così via… ne viene fuori una luce e una prospettiva tutta nuova per il fatto che se è vero che Cristo ed io siamo una cosa sola, allora tutte le mie azioni sono azioni di Cristo, escluso il peccato (quando pecchiamo è come se ci spogliassimo nuovamente!). Questo piccolo testo lo consiglio a chi lo vuole leggere!
Per la riflessione:
- Ognuno, considerando la sua vocazione e le cose pratiche che fa, pensi proprio a Cristo che abita in me, che mi è abito…
● La Chiesa consegna al battezzato un cero acceso, una “lampada per i passi, una luce sul cammino” (cfr. Sal 118,105) perché la vita del cristiano è un cammino graduale verso il Signore che verrà alla fine dei tempi, come preghiamo nel Credo, a incontrare i suoi amici ad accoglierli definitivamente nella sua casa.
Ricevete la luce di Cristo. A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare. Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo, viva sempre come figlio della luce; e perseverando nella fede, vada incontro al Signore che viene, con tutti i santi, nel regno dei cieli.
Riprendendo le espressioni del Sal 118, è bello pensare che la luce che ci consegna la Chiesa nel Battesimo è proprio la Parola di Dio, perché sia la Parola di Dio a farci strada lunga tutta la vita con le sue varie vicende, gioie e speranze, fatiche o dolori, affinché noi battezzati comprendiamo la vita e la storia non con le opinioni del mondo, ma con il disegno di salvezza del Padre.
Ma la Chiesa sa che l’orecchio dell’uomo non è subito aperto ad ascoltare la Parola di Dio – anzi tante volte anche noi cristiani ascoltiamo maggiormente le voci del mondo più che la Parola del Vangelo – ed è per questo che viene fatto l’ultimo segno sul battezzato, il rito “dell’effatà” che copia quello che Cristo stesso fece per guarire il sordomuto (Mc 7,31,37).
Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre.
In tal modo la luce e il rito dell’effatà assumono una chiarissima dimensione vocazionale e missionaria: ogni battezzato vive per ascoltare e camminare alla luce della Parola di Dio e per poterla annunciare con franchezza a tutti gli uomini, nelle più svariate situazioni, per dare lode e gloria al Padre che è nei cieli!
Per la riflessione:
- Imparo a meditare la Parola di Dio (ascolto, lettura, meditazione, riflessione, contemplazione)
- Imparo a interpretare la mia vita con la Parola di Dio
- Sottolineo quegli aspetti che la Parola di Dio fa emergere maggiormente nel mio cuore…questi sono una buona traccia per scoprire la vocazione che il Signore mi sta donando.