Esercizi spirituali parrocchiali – 2 marzo 2020 – Meditazioni di don Christian Piva
“CRISTO VIVE IN ME”. ALLA RISCOPERTA DEL NOSTRO BATTESIMO
Introduzione
● San Paolo nella lettera ai Galati, parlando della sua esperienza personale con il Signore Gesù, ha scritto queste parole sintetiche ma che dicono tutto l’itinerario della sua vita di discepolo:
«Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato sé stesso per me» (Gal 2,20).
Comprendiamo così il titolo che ho scelto per questo nostro cammino di esercizi spirituali alla riscoperta del nostro battesimo, non tanto come momento storico o rituale, di cui la maggioranza di noi non può ricordare nulla, ma piuttosto un cammino che ci permetta di renderci conto che cosa ha cambiato in noi l’essere stati battezzati.
Le parole di san Paolo ci dicono già tutto! In due righe l’Apostolo ha “condensato” tutto il senso dell’essere battezzati in Cristo! Potremmo impararle a memoria queste parole e ripetercele ogni giorno della nostra vita.
- Sono stato battezzato = sono stato crocifisso con Cristo = sono entrato nella sua Pasqua
- Sono stato battezzato = non vivo più io, ma Cristo vive in me
- Sono stato battezzato = questa vita la vivo nella fede del Figlio di Dio = lo testimonio
Questo cammino però lo dobbiamo fare come “riscoperta”, perché per tutti noi è passato del tempo dal giorno del nostro battesimo sacramentale, per chi più e per chi meno, e in questa settimana vogliamo idealmente fermare lo scorrere della nostra vita e ritornare all’origine, quando ci è stato fatto il dono più grande di tutti, il battesimo per l’appunto.
Questo dono ci è stato dato per volontà dei nostri genitori e per volontà della Chiesa e pensiamoci, ci hanno fatto il dono più grande quando noi non ne eravamo neanche consapevoli, quando da parte nostra non gli abbiamo chiesto proprio nulla! D’altronde è successo così anche quando i nostri genitori ci hanno dato l’esistenza…non sono venuti a chiederci il permesso, ma hanno fatto un puro atto di amore, ed è cominciata per noi la vita!
● Trovo utile riprendere il dialogo di Gesù con il fariseo Nicodèmo (Gv 3, 1-9) perché è come una piccola catechesi battesimale.
- (Nicodèmo) «Sappiamo che sei venuto da Dio come maestro»
Nicodèmo è consapevole di avere incontrato un grande uomo mandato da Dio, un profeta, forse il Messia tanto atteso dal popolo di Israele e con ciò che cosa fare? Come e che cosa cambia per Nicodèmo e per ciascuno di noi oggi?
- (Gesù) «Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio»
Gesù Cristo non è a ristabilire una certa situazione politica per Israele, neanche a fare una lezione su chi è Dio. È venuto a portare una vita nuova, è venuto affinché nascano uomini nuovi e così sia salvato il mondo.
- (Nicodèmo) «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».
Il dramma di Nicodèmo è il dramma di ogni cristiano, perché anche noi forse ci sentiamo un po’ troppo vecchi e ormai abituati alla nostra vita che ci sembra difficile intraprendere il cammino di conversione, un cammino battesimale che ci porti radicalmente a vivere da cristiani.
- (Gesù) «Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito».
Noi cristiani siamo nati da acqua e Spirito nel nostro battesimo, e non siamo più solamente carne creata da carne, ma siamo spirito sgorgato dallo Spirito.
Per la riflessione:
- Con che spirito inizio questa settimana di esercizi? Che cosa mi aspetto? Quale dono spirituale chiedo al Signore?
- Entra in preghiera mettendoti davanti al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Fai una preghiera ad ogni Divina Persona
- Riprendi o le parole di San Paolo o il dialogo con Nicodèmo. Non avere fretta di fare tutto…impara a gustare nello spirito!
La paternità di Dio
Da dove cominciare per riscoprire il battesimo? Comincerei da un aspetto che ricaviamo dall’esperienza umana.
● Tutti noi siamo venuti all’esistenza, alla vita grazie all’amore sponsale dei nostri genitori i quali hanno imitato Dio nel suo essere Creatore. Come Dio ha detto: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza» (Gn 1,26), così i nostri genitori hanno detto a noi figli, quando ancora non esistavamo: «Adesso tu esisti, perché noi lo desideriamo per te». La vita è cominciata e noi ne facciamo esperienza.
Però possiamo chiederci: “Quale vita è iniziata?”
È iniziata la vita che consiste nel mangiare, muoversi, bere, dormire, crescere, parlare, pensare, agire, lavorare, gioire, soffrire, ammalarsi, sbagliare, fare fatica un po’ a fare tutto, e infine arriva quell’esperienza drammatica e misteriosa che sempre ha interrogato ogni uomo, che è il morire. Tutta questa lista è meravigliosa, è dono di Dio attraverso i nostri genitori. Però l’esperienza ci insegna che questa vita come porta in sé una promessa di bene è al tempo stesso carica di una estrema fragilità e precarietà umana (pensiamo a tutti i nostri difetti), psicologica (tutta la fatica che facciamo ad avere una visione, un senso della nostra vita), spirituale (la fatica che facciamo a vivere il rapporto con Dio) e sociale (la fatica e l’estrema complessità nel vivere con gli altri).
Poi agli occhi umani, la vicenda dell’uomo sulla terra è un percorso in salita, ma destinato poi ad un lento declino fino alla morte.
● Noi però che siamo stati battezzati non abbiamo solo questa vita, abbiamo molto di più: abbiamo la Vita eterna. Dio per ciascuno di noi non ha pensato solo ad una esistenza come conto alla rovescia verso la morte, ma desidera un continuo cammino verso la Vita eterna. E questa vita eterna è prima di tutto vivere in rapporto con Lui, da Padre a figlio!
La vita eterna è quella che sorregge e dà senso all’esistenza perché è l’impronta dell’immagine di Dio stampata nella nostra carne, è partecipare alla Sua stessa Vita. Per questo motivo dobbiamo contemplare il fatto che noi battezzati sperimentiamo la paternità di Dio; mi sembra questo il punto da cui partire. Dio è Padre, perché per noi vuole la vita piena, di amore con Lui.
● Dio è chiamato Padre 250 volte nel Nuovo Testamento. Ma a noi interessa scoprirlo come Padre in relazione a noi figli. Possiamo meditare queste parole della Scrittura:
«Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2Sam 7,14)
«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”» Sal 89,27
«E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”; e soggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono certe e vere.
Ecco sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete darò gratuitamente
acqua della fonte della vita.
Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio» (Ap 21,5-7).
Per la riflessione:
- Prova a scorrere la tua vita…
- Ripensa e meravigliati per il fatto che Dio è Padre
- Cosa significa per te questa paternità? Ci hai mai pensato? Come pensi alla vita eterna?
- Inizia pure un dialogo con il Padre…quello che oggi hai da dirgli, perché sei suo figlio!
La maternità della Chiesa
● «Non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come Madre». Così scriveva il vescovo san Cipriano di Cartagine nel III secolo parlando dell’unità della Chiesa. Noi battezzati riconosciamo la paternità di Dio ma sempre attraverso la maternità della Chiesa. Nella Chiesa c’è e ci deve essere sempre una dimensione generativa che diffonde la Vita, che fa nascere e porta a maturità sempre nuovi figli. Che li fa sentire accolti e a casa!
Questa realtà è pregata dalla liturgia nella Veglia di Pasqua con queste parole:
“O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa chiamando nuovi figli da tutte le genti, custodisci nella tua protezione coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo. Per Cristo nostro Signore.” (orazione alla sesta lettura)
Come ognuno di noi è nato dentro alla comunione di amore dei propri genitori, così nel battesimo siamo rinati e inseriti in una comunione familiare ma molto più grande, più estesa nel tempo e nello spazio, tanto che lega tra di loro i battezzati di ogni tempo e luogo, di ieri, di oggi e di domani, quelli che sono qui sulla terra con quelli che sono in cielo: è la Comunione dei Santi.
Mi sembrano belle le parole che papa Benedetto XVI ha pronunciato per la celebrazione dei battesimi:
Che cosa ci si aspetta dal Battesimo? Aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto. Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l’arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenere da Lui questo dono.
Nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell’eternità. Questa compagnia di amici, questa famiglia di Dio, nella quale adesso il bambino viene inserito, lo accompagnerà sempre anche nei giorni della sofferenza, nelle notti oscure della vita; gli darà consolazione, conforto, luce. Questa compagnia, questa famiglia gli darà parole di vita eterna. Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l’amicizia sicura di Colui che è la vita.
Questa famiglia di Dio, questa compagnia di amici è eterna, perché è comunione con Colui che ha vinto la morte, che ha in mano le chiavi della vita. (Omelia nella festa del Battesimo del Signore, 8 gennaio 2006).
Possiamo anche rileggere ciò che il Concilio Vaticano II ha detto sulla Chiesa:
La Chiesa contemplando la santità misteriosa della Vergine, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa pure è vergine, che custodisce integra e pura la fede data allo sposo; imitando la madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità. (Lumen gentium 64).
● Tutta questa ricchezza di esperienza umana, di bisogno di vita eterna, di paternità di Dio e di maternità della Chiesa, la liturgia l’ha sapientemente composta nella sua ritualità fatta di gesti e parole che compongono il rito del battesimo. I genitori portano il figlio, frutto del loro amore, e lo presentano alla Chiesa e la Chiesa accoglie questo bambino per rigenerarlo quale figlio di Dio, fratello di Cristo e tempio dello Spirito Santo.
Il battesimo inizia alla porta, luogo significativo, che ti permette di entrare in una nuova casa, la casa dei figli di Dio.
Il sacerdote chiede il nome: «Che nome date al vostro bambino?». Il nome è la prima forma per una possibile relazione di amore e la Chiesa deve essere interessata solo a questo rapporto: farti conoscere personalmente l’amore di Dio Padre che attendeva dall’eternità proprio te stesso!
«Che cosa chiedete alla Chiesa per questo bambino?». «Chiediamo la fede». «Che cosa offre la fede?». «La vita eterna». Dialogo straordinario che riassume la vita cristiana e che mai abbiamo finito di riscoprirlo. La vita eterna, l’esperienza cristiana è un’eredità da chiedere alla Chiesa. Non si fa esperienza della paternità di Dio e non si riceve il suo dono gratuito se non per mezzo della Chiesa.
Ecco che si va al fonte battesimale, che richiama visivamente il grembo della mamma, quel grembo che dà la vita nuova per l’opera dello Spirito Santo. Ecco che per far rinascere a vita nuova un figlio di Dio la Chiesa prega i Santi con le antichissime litanie, coloro che sono già nella pienezza eterna di questa nuova vita, coloro che sono gli “amici” del nuovo battezzato che possono aiutarci a percorrere il cammino verso il Padre.
Per la riflessione:
- Come vivo il mio rapporto con la Chiesa? L’ho mai considerata “madre”?
- Nella Chiesa mi sento a casa, quasi in famiglia? Mi penso legato a tutti i battezzati del mondo, ai Santi del cielo e ai fratelli defunti?
- Sono parte viva e attiva della mia comunità cristiana, che è la “mia” Chiesa?
- Si può meditare sui vari momenti liturgici del Battesimo…