Il mangiare appartiene al registro del desiderio, deborda la semplice funzione nutritiva per rivestire rilevanti connotazioni affettive e simboliche. L’uomo, in quanto uomo, non si nutre di solo cibo, ma di parole e gesti scambiati, di relazioni, di amore, cioè di tutto ciò che dà senso alla vita nutrita e sostentata dal cibo. Noi siamo ciò che mangiamo, e il credente non vive di solo pane, ma soprattutto della Parola e del Pane eucaristici, della vita divina.
Il digiuno svolge allora la fondamentale funzione di farci sapere qual è la nostra fame, di che cosa viviamo, di che cosa ci nutriamo e di ordinare i nostri appetiti intorno a ciò che è veramente centrale. Con il digiuno noi impariamo a conoscere e a moderare i nostri molteplici appetiti attraverso la moderazione di quello primordiale e vitale: la fame, e impariamo a disciplinare le nostre relazioni con gli altri, con la realtà esterna e con Dio.
Il digiuno è educazione del desiderio, nella consapevolezza che la vita spirituale è vita di tutta la nostra persona e che il nostro corpo è tempio dello Spirito. Il digiuno è la forma con cui il credente confessa la fede nel Signore con il suo stesso corpo: la vita spirituale non è solo una questione intellettuale. Mangiare bene, mangiare con gratitudine, mangiare in un modo intelligente e rispettoso del nostro corpo è una dimensione importante della nostra vita spirituale.
Rispolveriamo in questa prima settimana di quaresima il fondamento antropologico e la specificità cristiana del digiuno: “Cristiano, di cosa nutri la tua vita?’’. Concretamente possiamo chiederci:
– quale attenzione do alla correttezza e all’equilibrio della mia alimentazione con i frutti della terra che ogni giorno Dio mi dona per il mio sostentamento e per aver forza di stare al servizio degli altri?
– quanta Parola di Dio mangio di solito nelle mie giornate?