Prima settimana di quaresima: con Gesù nel deserto
Quando siamo stati battezzati, sul nostro petto è stato spalmato l’olio dei catecumeni. Il petto perché dentro ci sta il cuore, simbolo biblico della coscienza, del sacrario intimo dell’uomo. E la Chiesa ha pregato per noi con queste parole:
Dio onnipotente, tu hai mandato il tuo unico Figlio per dare all’uomo, schiavo del peccato, la libertà dei tuoi figli; umilmente ti preghiamo per questo bambino, che fra le seduzioni del mondo dovrà lottare contro lo spirito del male:
per la potenza della morte e risurrezione del tuo Figlio, liberalo dal potere delle tenebre, rendilo forte con la grazia di Cristo, e proteggilo sempre nel cammino della vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Qual è la situazione in cui siamo stati raggiunti nel Battesimo? Quella della ‘schiavitù del peccato, dell’esistenza tra le seduzioni del mondo, del potere delle tenebre’. Sono parole molto forti, che prendono atto di una situazione seria: la nostra esistenza, fatta per la gioia e per un amore felice, è gravemente compromessa dal peccato. Siamo proprio deboli davanti al male. Il mondo è debole nel fare il bene!
Il racconto evangelico di oggi (gesù tentato/sedotto dal diavolo per quaranta giorni nel deserto: Mt 4,1-11) ci aiuta un poco a capire che cosa è questo peccato, questa seduzione, questa tenebra.
Ci fa capire che la lotta si fa nel profondo del cuore (nel deserto…): è lì il sacrario di ciascuno di noi, in cui decidiamo chi vogliamo essere e come vogliamo vivere. Forse, prima ancora che una lotta tra scegliere azioni/parole buone o cattive, è una lotta per aderire profondamente alla nostra identità. Gesù assume nel deserto per noi la seduzione/tentazione di credersi uno autonomo da Dio, uno che strumentalizza Dio, uno che si sostituisce a Dio per avere potere su tutto. Ma Gesù non ci sta: respinge queste seduzioni in un modo molto semplice, richiamando e aderendo volentieri alla sua identità più profonda. È Figlio di Dio. E questo gli basta. E questo gli dà gioia. E non deve andare in cerca di altre soddisfazioni.
Gesù ha voluto vivere questa lotta, nella sua radice, per noi: per facilitarci nella comprensione non sempre facile della nostra identità più profonda: siamo figli, creati ‘a immagine e somiglianza’ di Dio Trinità. È questo il senso del primo comandamento: riconoscere Dio come Padre e adorare solo lui, che è desideroso
Ogni parola cattiva e ogni mancanza di amore nei nostri gesti viene fuori da lì, da un cuore in cui la chiarezza dell’essere figli e fratelli non c’è. E le tendenze alla gelosia, alla vendetta, alla chiusura, alla paura, all’ira rompono le scatole perché sono espressione di quell’altra prospettiva che ci distrugge: quella dell’avere, del successo, del potere.
L’olio del battesimo ci rassicura: è il Signore che ci rafforza, non ci lascia soli nella lotta, garantisce la sua continua presenza nella nostra vita perché vuole che siamo forti come lui!