Sullo scandalo

Commento al Vangelo del 30 settembre 2018.

Chi fa parte della Chiesa? Come si sta dentro alla Chiesa? Qual è l’obiettivo della vita? Su questi problemi Gesù dice qualcosa di importante, secondo il racconto di Marco che viene proclamato oggi (Mc 9,38-48). Bisogna tenere presente che il Signore ha appena insegnato la via rivoluzionaria dell’affermazione del potere: Lui, il Figlio dell’uomo, sarà consegnato e ammazzato, e risorgerà; i suoi discepoli, se vogliono essere i primi, devono diventare i servi di tutti. Che fatica a capirlo. Anche oggi. Giovanni si fa portavoce degli altri e racconta fieramente di aver impedito di scacciare demoni a uno che «non ci seguiva». Nella sua testa c’è chi è dentro e chi è fuori rispetto alla appartenenza visibile al gruppo dei discepoli. Chi è fuori non conta niente, non può far niente d buono. Ma nella testa di Gesù non è così: c’è qualcuno che è fuori, eppure può fare delle cose «nel (suo) nome»; c’è qualcuno che non parla male di lui. Gesù non è esclusivo, ma inclusivo: «chi non è contro di noi è per noi». Per forza: sempre e dappertutto Dio, che è Padre di tutti, dona la vita e suscita il bene. E se c’è del bene anche al di fuori della cerchia dei battezzati o di quelli che appartengono a un gruppo ecclesiale particolare, quel bene viene da Dio. E ce n’è tanto in giro per il mondo. E c’è tanta gente che attende l’annuncio esplicito del nome di Gesù per riconoscere che Lui è la fonte della vita e premia ogni azione buona. Infatti, ci può essere qualcuno che semplicemente simpatizza per i discepoli e dona loro anche solo un bicchiere d’acqua «nel nome» di Cristo: «non perderà la sua ricompensa». Questo atteggiamento di Gesù può risultare sconcertante per chi cerca sicurezza nei confini netti e tende ad arroccarsi nella Chiesa come una cittadella ideale, ma non sa far suo lo sguardo benevolo del Signore che desidera per tutti la salvezza.

Parole ancora più dure Gesù le ha con chi scandalizza gli altri, cioè con chi mette in crisi la fede dei più piccoli con i suoi comportamenti incoerenti. Se per colpa tua – sembra dire il Signore – qualcuno non crede più o abbandona la Chiesa o nemmeno vi entra, meglio precipitare in fondo al mare con una macina da somaro legata al collo. Tanto è decisivo vivere nell’amore e nella edificazione degli altri, annunciando il Vangelo.

Gli altri esempi sono altrettanto forti e provocanti. La posta in gioco è simile: la fede nel nome di Gesù consiste nell’«entrare nella vita» o «nel Regno», che è l’unica cosa che conta veramente. E questo scuote ogni lettore, invitato a chiedersi dove va a finire la propria vita e qual è il senso più profondo della propria esistenza. Gesù afferma in modo chiaro: la vita ha senso e va a finire nel Regno, cioè nella relazione intima e definitiva con Dio e con gli altri. Di fronte a questo, tutto passa in secondo piano, anche ciò che in questo mondo (in questa fase della vita) è molto importante. Mano, piede, occhio possono e debbono essere cavati, se distolgono dal servizio agli altri, qualità indispensabile della vita autentica.