Piano pastorale 2018/2019

Coraggio, non temete!

(Is 35,4)

Una comunità profetica, novità e continuità del cammino

Il 9 settembre 2018 abbiamo iniziato la nostra assemblea parrocchiale ascoltando il profeta Isaia: «Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio!» (Is 35,4).

Avevamo davanti un’immagine: la foto della nostra chiesa sovrastata da uno stupendo arcobaleno. Inevitabile pensare all’alleanza rinnovata da Dio con Noè: «Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra» (Gen 9,12-15).

Questa parole hanno illuminato il nostro comune ascolto dello Spirito, per capire insieme dove il Signore ci vuole condurre. Abbiamo ritenuto di dover dare di continuità alle linee di impegno già individuate negli ultimi anni, e in particolare nel programma pastorale del 2017/2018: ‘Andate, io sono con voi’, alla cui lettura ci sentiamo rimandati. È un programma molto ampio, nel quale abbiamo cercato di capire come diventare discepoli missionari, sulla spinta che papa Francesco ha dato a tutta la Chiesa con la sua esortazione Evangelii Gaudium, sentendoci in sintonia con il vescovo Gian Carlo, che in questi anni ci sta guidando proprio alla riscoperta del mistero della Chiesa comunione e missione.

La novità non è meno necessaria della continuità, ed è per questo che abbiamo cercato di lavorare sulle priorità che lo Spirito ci suggerisce, con due atteggiamenti di fondo: avere una visione ampia (cioè lo sguardo di Dio, chè il Signore ci ha posti come sentinelle che stanno in alto e guardano in alto) e guardare con benevolenza il mondo nel quale siamo immersi. ‘Discepoli missionari’ potrebbe essere tradotto: profeti che vivono e annunciano l’alleanza. O anche: amici di Dio che contagiano gli altri. Insomma, una comunità profetica, che ascolta e dice le Parole di Dio, che contempla e consegna a tutti le cose contemplate.

Sotto questa luce, è parso allo Spirito Santo e a noi che le priorità del nostro impegno comunitario debbano essere il radicamento nel Signore, l’esperienza rinnovata di relazioni autentiche, l’approfondimento della visione di fede sul mondo.

1. L’incontro personale e comunitario con il Signore

Dal ppp 2017/2018: L’Eucaristia fa la Chiesa, la Chiesa fa l’Eucaristia (1.1.1)

(…) Non ci sono dubbi: per essere discepoli s’ha da vivere e far vivere bene la Messa e gli altri Sacramenti, nei quali il Signore ci raduna e ci perdona, ci tocca e ci parla, ci guarisce e ci illumina con la sua Parola. È vero: il Signore opera comunque in tutti, raggiunge misteriosamente anche quelli che non vengono a Messa. Ma è anche vero che ha scelto la Parola e l’Eucaristia per raggiungerci in pienezza, e appena ne scopriamo la bellezza non possiamo più farne a meno.

L’incontro liturgico con il Signore, e il Padre, nello Spirito, si prolunga necessariamente nella preghiera personale, che è il dialogo intimo tra ciascuno di noi e la Trinità. E quasi come ponte tra liturgia e preghiera personale c’è l’esperienza della adorazione dell’Eucaristia, prolungamento della Messa, presenza vera, reale e sostanziale del risorto tra noi. ‘Adorare’ vuol dire ‘baciare’. Davanti Signore, che si mostra nel suo mistico Corpo, si sta come Mosè nella tenda del Convegno: «Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla col suo amico» (Es 33,11). E si decide con lui della propria vita, e della vita della Chiesa…

La Messa è il cuore pulsante della vita parrocchiale, e la lectio divina deve diventare uno dei cardini della vita comunitaria, attenti a non ridurci all’intimismo e a non concentrare l’attenzione sulla facciata. Ci rendiamo conto che talvolta siamo latitanti della preghiera, ma ci affascina Gesù che è la via, la verità e la vita (cf. Gv 14,6). E sappiamo che solo se siamo stretti attorno a Lui diventiamo una comunità affascinante e contagiosa.

2. L’esperienza rinnovata di relazioni autentiche

Dal ppp 2017/2018: Una questione di fascino (2.3.1)

(…) Gesù stesso suggerisce ai discepoli che la testimonianza della vita è il motore della evangelizzazione: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). E nella sua ultima cena, quando le parole si fanno davvero decisive, raccomanda: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).

Il linguaggio della carità, semplice e silenziosa, è universale. Ancor prima delle parole, sarà il nostro stile di vita carico della misericordia, della pazienza, della giustizia di Gesù ad annunciare il vangelo. Un linguaggio che non può non essere notato e non suscitare domande, specie perché è in netto contrasto con le logiche dell’egoismo, della arroganza, del potere e del successo che dominano il mondo. Un linguaggio, quello della carità e della condivisione nel nome del Signore, che può essere anche decisamente contestato e qualificato come stupido buonismo.

Più volte ci siamo fermati a condividere l’urgenza di essere comunità accogliente, che si apre agli altri. Anzitutto qualificando i rapporti che viviamo tra noi secondo il vangelo. Non è sempre scontato vivere la carità che san Paolo declina nel famoso inno della sua Prima lettera ai Corinzi: «È magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7).

Alle persone con cui viviamo nel mondo (i vicini di casa, i colleghi di lavoro, gli amici…) non possiamo non offrire l’esperienza di questo stile sempre nuovo e rivoluzionario di relazione. Lo dobbiamo portare per strada, negli angoli del nostro quartiere, nelle case di chi è solo e malato, negli incontri con i poveri. Tessere pazientemente questa rete di relazioni è già annunciare il Vangelo.

3. Rendere ragione della speranza che è in noi

Dal ppp 2017/2018: Il lievito del vangelo (2.3.2)

Siamo sicuri che i valori di Gesù, la sua giustizia, la sua visione dell’uomo e del mondo sono il meglio per ogni persona umana. «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (Gaudium et Spes 22). Tra la teoria e la pratica c’è il lavorìo quotidiano di ciascuno di noi, per ispirare al vangelo di Gesù la vita nel mondo e nella nostra città. Siamo protagonisti, oggi, della inculturazione del vangelo, che è l’opera incessante della Chiesa da duemila anni a questa parte! E lo siamo in un cambiamento d’epoca difficile e affascinante, nel quale il Signore ci accompagna e ci garantisce il dono del suo Spirito di sapienza. Vogliamo fare nostro questo atteggiamento decisamente positivo. Guardando al mondo – scrive il Card. Martini – «noi cristiani e sacerdoti non siamo l’ultimo baluardo di un mondo che emargina sempre più la fede, ma le ‘prime sentinelle’ di una nuova aurora» (Esercizi spirituali. Testi inediti, EDB, 2017, p. 23). Come i profeti. Come Gesù. Abbiamo una Parola da ricevere e da ripetere, con responsabilità. Una parola carica di valore che può ispirare positivamente le scelte della vita di famiglia, le logiche del mondo del lavoro, i problemi della accoglienza e della integrazione, i modi di gestire la vacanza e il riposo, i percorsi educativi dei giovani… Dobbiamo intrecciare di più il vangelo e la vita, perché il vangelo è fatto per una vita buona e bella. Dobbiamo chiederci più spesso e più in profondità: che cosa dice lo Spirito di quel che succede nella nostra città? Che cosa lo Spirito ci fa dire a questa questa città? La Parola e il Magistero della Chiesa, specie la Dottrina sociale, ci sarà di grande aiuto.

È sempre più bruciante l’esigenza di dare un giudizio cristiano sulle cose. Lo esigono il nostro cuore e la nostra testa: abbiamo bisogno di chiarirci le idee. Lo esigono le persone che incontriamo e che ci chiedono di capire che cosa dice la Parola e che cosa dice la Chiesa su tanti temi importanti dell’esperienza degli uomini e delle donne di oggi. La verità è spesso massacrata, tanti la piegano in modo violento e non sempre sappiamo siamo capaci di vivere la nostra testimonianza come vorremmo, in una prospettiva di dialogo franco e sereno. Non crediamo di dover imporre la verità del vangelo sulla vita e sulla storia (nemmeno ci riusciremmo). Piuttosto, desideriamo approfondirla personalmente e insieme, per vivere un autentico dialogo con i nostri fratelli e sorelle che cercano sinceramente la verità in questo tempo che è un vero e proprio cambiamento d’epoca. È questa la via per vivere responsabilmente la costruzione di una civiltà che assomigli di più al Regno di Dio.

4. Le strutture della Chiesa,

luogo di comunione ed esercizio della corresponsabilità

In sintonia con il programma pastorale diocesano, viviamo alla scuola della Parola seguendo quest’anno in modo particolare il racconto dell’evangelista Luca, che mostra il volto di Gesù misericordioso e gioioso, attento ai poveri e guidato dallo Spirito.

Con tutta la chiesa di Ferrara-Comacchio continueremo la riflessione sulla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, secondo i tratti fondamentali già individuati in At 2,42: i primi cristiani «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere». In parrocchia e in diocesi terremo presente la necessità di capire meglio che cos’è la Chiesa, servendoci della Parola e dei fondamentali documenti del magistero (in particolare Lumen Gentium e Evangelii Gaudium).

Continueremo poi ad interrogarci e a dare il nostro contributo di riflessione al cammino diocesano verso l’individuazione di forme di collaborazione tra parrocchie che siano più rispondenti alle grandi necessità della evangelizzazione nel contesto attuale. La parrocchia, infatti, rimane la più immediata e concreta realizzazione della appartenenza ecclesiale, ma è una struttura che va integrata dalle esperienze articolate e aggregazioni intermedia che ad essa devono convergere e che da essa non possono prescindere.

5. La forma della vita parrocchiale

Nell’ultimo capitolo del programma 2017/2018 abbiamo delineato una serie di esperienze concrete per tratteggiare la vita della comunità parrocchiale. Riprendiamo quelle indicazioni, con alcune integrazioni ispirate dalle linee prioritarie che abbiamo individuato.

Liturgia e preghiera

Viviamo la Messa come fonte e culmine della vita parrocchiale e puntiamo all’osmosi tra la Messa e la vita.

Curiamo la partecipazione comune alla Messa e alle altre celebrazioni dei sacramenti con l’aiuto del Gruppo liturgico, del Coro e dei vari gruppi parrocchiali, ad esempio preparando la preghiera dei fedeli in modo che sia legata alla vita parrocchiale. Poniamo attenzione particolare alla partecipazione dei ragazzi e delle famiglie. Curiamo anche la proposta e la partecipazione alle celebrazioni comunitarie della penitenza.

Nel corso dell’anno liturgico, continuiamo ad approfondire in ogni domenica una parte della Messa.

Ci mettiamo in ascolto comune della Parola, specie con la Lectio divina,  anche allargando alla comunità e ai gruppi l’esperienza della condivisione di brevi riflessioni sulla Parola del giorno, tramite i social network.

Confermiamo la decisione di vivere settimanalmente (il mercoledì dalle 17.30 alle 22.30) la sosta assieme al Signore nell’Eucaristia: teniamo viva la catechesi sulla bellezza e l’importanza della adorazione eucaristica e proponiamo a tutti di partecipare alla adorazione del mercoledì. Durante l’adorazione, solitamente meditiamo in modo guidato la Parola della domenica successiva.

Nel cammino della catechesi per l’iniziazione cristiana si dà maggiore risalto alla meditazione della Parola di Dio: i cicli mensili degli incontri dei ragazzi e dei genitori partono dalla Lectio divina sul vangelo della domenica, per allargarsi all’approfondimento dei contenuti e dell’esperienza di fede.

Gli esercizi spirituali della prima settimana di quaresima rimangono una proposta centrale per l’esperienza di fede personale e comunitaria.

Mettiamo in calendario la partecipazione alle celebrazioni vicariali e ad alcune celebrazioni del Vescovo in Cattedrale.

Formazione per essere comunità profetica

Puntiamo decisamente a mantenere e qualificare i percorsi formativi per tutti, dai ragazzi agli anziani, tenendo presente per quanto possibile il tema dell’essere Chiesa missionaria.

Cerchiamo di favorire la lettura personale e comune di di Lumen Gentium, integrando i percorsi dei vari gruppi parrocchiali con la proposta diocesana del ‘Laboratorio della fede’. In parrocchia proponiamo un itinerario di incontri mensili su LG il mercoledì, nel contesto della adorazione eucaristica.

Per le riunioni del Consiglio pastorale, individuiamo alcuni temi etici, sociali ed economici di attualità, con uno sguardo particolare al quartiere e alla città, da approfondire alla luce della Parola e del Magistero della Chiesa, allargando la partecipazione agli altri parrocchiani.

Ogni domenica poniamo attenzione ad una situazione particolare della attualità mondiale, con la preghiera e l’informazione, a cura del Consiglio pastorale e del gruppo giovani.

Prevediamo di diffondere il frutto delle nostre riflessioni con eventuali comunicati se ci sono argomenti urgenti su cui prendere posizione.

Ci prepariamo comunitariamente alle elezioni amministrative ed europee del 2019, per ravvivare il senso di responsabilità come cittadini nella partecipazione al voto.

L’AC proporrà anche quest’anno il convegno parrocchiale su temi socio-economici.

Continuiamo l’esperienza del Gruppo Incontro tra cristiani e musulmani, con le iniziative che già sono state sperimentate.

Studiamo una proposta di formazione e confronto per i genitori che hanno figli adolescenti.

Partecipiamo quando possibile agli incontri formativi vicariali e diocesani, e diamo maggiore risonanza alla parola del Vescovo e del Papa.

Attenzione alle relazioni, al quartiere e agli ultimi

Viviamo una particolare attenzione alle relazioni e all’accoglienza reciproca nei momenti di incontro comunitario, specie nella Messa domenicale.

Programmiamo un itinerario a tappe sulle “virtù delle relazioni”, impegnandoci insieme di mese in mese sui tratti evangelici della carità indicati da san Paolo in 1 Cor 13,4-7.

Teniamo desto l’interrogativo su come essere Chiesa povera per i poveri e su come dare attenzione non solo alle povertà materiali, ma anche alle forme di povertà spirituale e culturale, aiutando anche i ragazzi e i giovanissimi a conoscere le povertà e le esperienze di aiuto e di condivisione (visite al SAV, alla Mensa della Rivana, alla Caritas…)

Diamo sostegno alla S. Vincenzo parrocchiale nelle sue attività formative e di servizio ai poveri e agli anziani e agli ammalati e alle persone più sole, curando sempre più una rete di conoscenza di relazione. Rimaniamo strettamente collegati, con il contributo e il servizio, alla Associazione Viale K e all’Associazione Arcobaleno, alla Associazione Papa Giovanni XXIII.

Apriamo gli occhi e il cuore alla missione ad gentes e alle chiese sorelle sparse nel mondo. In particolare sosteniamo la diocesi di Sapë (in Albania) e teniamo i contatti con gli ‘Amici di Kamituga’.

Diamo attenzione ed energie alla organizzazione dell’oratorio, cercando di intercettare la disponibilità al servizio ed elaborando progetti fattibili di aggregazione e di formazione per ragazzi, giovani, famiglie e anziani.

Aderiamo alle iniziative dei soggetti che si impegnano a curare e valorizzare gli spazi pubblici del quartiere.

 

Il Consiglio pastorale parrocchiale

24 settembre 2018