Catechesi sulla Messa: Atto penitenziale

L’atto penitenziale: note per la riflessione

Leggiamo con attenzione (magari con una matita in mano) ciò che l’Ordinamento generale del Messale Romano (2004) dice a riguardo dell’atto penitenziale, e qualche riflessione per l’approfondimento.

Atto penitenziale

  1. Quindi il sacerdote invita all’atto penitenziale, che, dopo una breve pausa di silenzio, viene compiuto da tutta la comunità mediante una formula di confessione generale, e si conclude con l’assoluzione del sacerdote, che tuttavia non ha lo stesso valore del sacramento della Penitenza.

La domenica, specialmente nel tempo pasquale, in circostanze particolari, si può sostituire il consueto atto penitenziale, con la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo.

Kyrie eleison

  1. Dopo l’atto penitenziale ha sempre luogo il Kyrie eleison (che significa Signore pietà), a meno che non sia già stato detto durante l’atto penitenziale. Essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore.

Tra le cose che Gesù fa per noi nella Messa, parliamo oggi del perdono. Sulla croce Lui ha manifestato il suo amore perdonando i suoi crocifissori, con quella frase incredibile, che è rimasta ben impressa nella memoria della Chiesa: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Quella frase è per tutti noi, che siamo peccatori. Oggi. Quella frase è confermata nelle parole e nei gesti di Gesù Risorto. I vangeli ci raccontano degli incontri del Risorto con i suoi discepoli, che erano scappati sotto la croce e lo avevano tradito e rinnegato: Lui li accoglie, li ama, li coinvolge nella missione. Dice loro più volte: «Pace a voi!» (cf.  Lc 24,36; Gv 20,19.21.26). Non sta lì a fargli pesare i loro peccati, ma dona loro il suo Spirito.

La Risurrezione di Gesù è una nuova creazione. Il perdono è una nuova creazione! Il Signore, che ci invita alla Messa, desidera darci pace, farci ripartire, aiutarci ad affrontare le nostre debolezze. Da parte sua, il peccato non è un impedimento ad amarci: proprio per convincere noi di questo s’è preso addosso tutte le conseguenze della cattiveria (dei suoi crocifissori e anche di tutti gli uomini) mantenendo incrollabile il suo amore.

Noi abbiamo la sicurezza di essere raggiunti dall’amore di Gesù che perdona nella esperienza dei Sacramenti.

Anzitutto nel Battesimo, che ci ‘lava’ dal cosiddetto peccato originale e (quando uno viene battezzato da giovane o da adulto) anche dalle colpe personali.

Poi nella Confessione, nella quale siamo certi di essere riconciliati con Dio soprattutto se abbiamo mancato nell’amore a Dio e ai fratelli in modo pesante. La Confessione è infatti necessaria per ricucire con il Signore un rapporto rovinato da scelte veramente e consapevolmente contrarie alla vita buona del Vangelo (il cosiddetto ‘peccato mortale’. La Confessione è comunque molto bella e utile anche per lasciarci riconciliare per gli sbagli meno gravi, perché il Signore ci educa a prendere posizione anche nelle piccole cose e a plasmare bene la nostra persona.

Anche nella Messa il Signore ci perdona, perché se partecipiamo bene alla Messa facciamo una esperienza di amore, di unione, di ‘comunione’ con il Signore. Il Catechismo della Chiesa cattolica ci ricorda che «Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l’Eucaristia fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende ad indebolirsi; la carità così vivificata cancella i peccati veniali [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1638]. Donandosi a noi, Cristo ravviva il nostro amore e ci rende capaci di troncare gli attaccamenti disordinati alle creature e di radicarci in lui» (CCC 1394).

Nulla di automatico! Dio Padre ha fatto la sua parte mandando Gesù a dichiarare la voglia di perdonare (e Dio non cambia idea!). Ma il perdono (e in generale l’amore) di Dio funziona in noi, persone libere, solo se ci mettiamo seriamente in rapporto con Lui! Per questo, nella Confessione e nella Messa, siamo provocati a contemplare la bontà di Dio, ma anche a guardare con molta verità la nostra vita e le nostre debolezze, a metterci davanti con coraggio anche ai nostri sbagli, alle nostre mancanze d’amore, ai nostri peccati. Siamo invitati a prendere posizione per il bene e contro il male. Il pentimento, che comprende anche il dispiacere per i nostri peccati, è una esperienza difficile (perché siamo orgogliosi e pieni di vanagloria) ma importantissima: è come spalancare la porta al fiume dell’amore di Dio che ci vuole avvolgere! Altrimenti, rimaniamo nella illusione di voler fare di testa nostra, rinunciando a vivere per quel che siamo: figli di Dio che è Padre buono.

Nell’atto penitenziale della Messa, poi, è importante la dimensione comunitaria. Il peccato non è una roba privata! Il mio peccato ha sempre delle conseguenze negative sugli altri. O perché consiste direttamente in un’offesa, un torto, un maltrattamento o perché facendoci i cavoli nostri abbiamo ‘omesso’ di fare amare agli altri: potevamo fare del bene e non l’abbiamo fatto (omissioni nelle nostre giornate!). Per questo, nella Messa siamo invitati a riconoscere pubblicamente i nostri peccati. Rileggiamo con calma le impegnative parole che di solito pronunciamo: «Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la Beata Sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro».

Il fatto di chiedere perdono insieme ci fa sentire corresponsabili nel male e ci aiuta a guardare agli altri con più attenzione e misericordia: se Dio mi tratta bene perdonandomi, come faccio io a non perdonare gli altri, suoi figli e miei fratelli nella fede?

Per la nostra vita spirituale personale, è bello imparare a vivere in modo armonico i vari momenti nei quali più esplicitamente ci lasciamo riconciliare da Dio con lui e con i fratelli:

– l’esame di coscienza quotidiano personale, che facciamo di solito alla sera: serve anzitutto per ringraziare, per vedere il bene che Dio ha fatto in noi nella nostra giornata (le sue parole, le sue proposte d’amore…) e serve anche per vedere con chiarezza il male che abbiamo fatto noi

– la Confessione periodica, per esprimere in modo coraggioso e autentico il nostro dispiacere per i peccati e ricevere in modo esplicito e sicuro il perdono del Padre;

– la Messa domenicale, nella quale il Signore ci parla e ci nutre per sostenerci nella dura lotta quotidiana con i disordini del nostro cuore.

Alcune domande per la riflessione personale, famigliare o in gruppo

– Che posto ha il Signore nella mia vita, cioè nelle mie scelte? Mi capita di fare riferimento alla sua Parola per prendere le mie decisioni?

– Come vivo la Confessione? Quali frutti positivi sperimento confessandomi? Quali difficoltà trovo nel confessarmi?

– Sono abituato a fare l’esame di coscienza, che mi aiuta ogni giorno ad andare in profondità?

– Nella Messa vivo bene l’atto penitenziale, pregando per me e pregando anche perché gli altri siano perdonati?

 

Catechesi precedenti:

I riti di introduzione

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