Ci siamo dati, in quest’anno pastorale, l’obiettivo di riscoprire la bellezza e l’importanza della preghiera. Poiché ‘fonte e culmine’ della vita cristiana è la Liturgia, e in particolare la S. Messa, per alcune settimane dedichiamo molta attenzione a vivere bene la celebrazione eucaristica in tutte le sue parti. La Messa, prima di essere una iniziativa nostra, è una azione di Cristo, il nostro Capo, che coinvolge noi (che siamo il suo Corpo) nella sua offerta al Padre: in qualche modo il Signore ci trascina nell’intima comunione che c’è nella Trinità…
Un invito caloroso. La prima ri-scoperta che vogliamo fare è quella dell’invito di Gesù che «ogni domenica ci ridà come un appuntamento nel cenacolo». La Messa non è una iniziativa nostra. Partecipare alla Messa è la risposta ad un invito calorosissimo del Signore. In ogni Messa si rinnova ciò che Gesù disse all’inizio della sua ultima cena: «Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). Dovremmo sempre partire da questo desiderio del Signore che ci invita, ci chiama, ci attende, ci desidera, prepara per noi la sua mensa, il suo convito nuziale. Quando pensiamo se andare o no alla Messa, se ne abbiamo voglia o no, se ne abbiamo bisogno o no, dovremmo spostare l’attenzione su ciò che pensa Gesù: lui sicuramente ha voglia di farci vivere la Messa, per perdonarci, parlarci, accoglierci, nutrirci, unirci agli altri, mandarci!
Un invito per tutta la comunità. Nella Messa siamo radunati, convocati insieme. Gesù ci ha salvati come suo Popolo! Dobbiamo resistere ad una considerazione individualista della fede. Ognuno di noi è chiamato personalmente a tessere un rapporto con la Trinità, ma siamo creati insieme e siamo redenti insieme. Se siamo figli del Padre, necessariamente siamo fratelli tra di noi. E questo è sempre ben visibile nella Messa! O, meglio, dobbiamo renderlo più visibile: fisicamente, certo, ci mettiamo gli uni accanto agli altri, ma spesso rimaniamo come perfetti sconosciuti… La Messa settimanale, incontro vero con il Signore, è anche possibilità di incontro vero tra di noi: bambini e giovani, adulti e anziani. La Messa fa la Chiesa perché unisce tutti attorno al Signore, che non fa preferenze di persone!
Un invito a ‘danzare’ insieme. Nella Messa facciamo l’esperienza di essere il Corpo del Signore. Tutti uniti attorno a lui, il nostro Capo. Per renderci conto e per educarci a questo, la Chiesa ha sempre pensato alla Liturgia (cioè alla preghiera comune dei Sacramenti) come ad una specie di danza, nella quale ci si muove insieme, come un corpo solo. I canti, le preghiere, i gesti…: tutto va fatto in sintonia, in armonia. Durante la Messa infatti, siamo chiamati ad unire la devozione personale (fatta di attenzione e di affetto per il Signore) e la devozione comunitaria (fatta di condivisione della fede). D’altronde, ce ne accorgiamo subito che non è bello quando uno canta e uno no, uno sta in ginocchio e uno sta in piedi, uno comincia prima e uno comincia dopo… La ‘corporeità’, nella Messa è importante, perché noi esistiamo solo nel corpo, e la preghiera deve coinvolgere il nostro corpo ed esprimersi in esso. Ad esempio, per ascoltare con attenzione si sta in piedi, per ascoltare con calma si sta seduti, per adorare si sta in ginocchio… A Messa non ci si muove a casaccio: c’è una ‘regia’ che dobbiamo seguire e che rende bella la celebrazione.
Per la riflessione personale e famigliare
Il rito della Messa è descritto in modo molto dettagliato in un documento della Chiesa che si intitola Ordinamento generale del Messale Romano (2004). Leggiamo con attenzione ciò che dice a riguardo dei riti di introduzione e sottolineando con una matita le parole che ci sembrano più importanti, o le cose che non capiamo o che vorremmo approfondire
I riti d’introduzione
- I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l’introito, il saluto, l’atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione.
Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia.
In alcune celebrazioni, connesse con la Messa secondo le norme dei libri liturgici, si omettono i riti iniziali o si svolgono in maniera particolare.
L’introito
- Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri. (…)
Saluto all’altare e al popolo radunato
- Giunti in presbiterio, il sacerdote, il diacono e i ministri salutano l’altare con un profondo inchino.
Quindi, in segno di venerazione, il sacerdote e il diacono lo baciano e il sacerdote, secondo l’opportunità, incensa la croce e l’altare.
- Terminato il canto d’ingresso, il sacerdote, stando in piedi alla sede, con tutta l’assemblea si segna col segno di croce. Poi il sacerdote con il saluto annunzia alla comunità radunata la presenza del Signore. Il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata.
Salutato il popolo, il sacerdote, o il diacono o un ministro laico, può fare una brevissima introduzione alla Messa del giorno.
– Cosa penso quando decido di andare alla Messa? Qual è il motivo principale per cui partecipo alla Messa?
– Quale consapevolezza c’è in me dell’invito e del desiderio del Signore di stringere amicizia con me nella Messa?
– Conosco i ‘gesti e le parole’ della Messa?
– Cosa penso e come vivo la dimensione comunitaria della Messa? Sono aiutato a sentirmi ‘membro di un Corpo’?
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