Commento al Vangelo e omelia del 7 maggio 2023.
Con il nostro Signore risorto, continuiamo il cammino del tempo di Pasqua, per contemplare con lui il mistero bello della nostra salvezza. Torniamo nel cenacolo, dove Lui ha appena lavato i piedi ai suoi discepoli, è stato abbandonato da Giuda, ha dato il comandamento dell’amore reciproco ed ha annunciato il rinnegamento di Pietro. In questo clima drammatico (che richiama i drammi, i tradimenti, i rinnegamenti di tutta la storia) che fa Gesù? Rimanendo assolutamente padrone di se stesso, invita i suoi amici a non lasciarsi turbare e a crescere nella fede, cioè nella adesione a lui e al Padre. E richiama ai suoi e a noi il grande disegno del Padre: ospitare tutti nella sua ‘dimora’, nella sua casa, dove ci sono un sacco di posti. Immagine bellissima per dire che la nostra vita, così fragile e passeggera, è un cammino verso casa, verso una esperienza definitiva di comunione famigliare.
Per arrivare a questa casa/comunione definitiva, bisogna varcare la soglia della morte, fare un viaggio che nessun uomo è capace di fare per conto suo. Nessuno può darsi la salvezza. Nessuno può con le sole sue forze pretendere di entrare nella vita definitiva, nell’amore leale senza fine.
Perché nessuno sa la strada, i passi giusti da fare in questa esistenza, soprattutto quando l’esistenza è segnata dal dolore assurdo dell’innocente, dalla violenza ingiustificata, dal male che assale in modo improvviso. Nessuno sa la via.
Perché nessuno sa bene come si fa, nessuno è sapiente abbastanza da capire tutto dell’aldiquà e dell’aldilà, della vita autentica, della vita matura, della vita/amore integrale.
Perché nessuno di noi possiede in se stesso la vita: ce l’abbiamo in mano ma non possiamo trattenerla in eterno. Ci serve qualcuno che abbia la vita in se stesso e ce la voglia condividere.
Ecco il regalo enorme della Pasqua: la persona di Gesù risorto che si dona a noi come la via, la verità e la vita.
Lui è la via, la strada in cui possiamo attraversare la morte. È andato a prepararci il posto nella casa del Padre suo e Padre nostro, Dio suo e Dio nostro, ed è tornato a riprenderci, da risorto, per introdurci in quella casa. Camminare con lui, scegliere e volere con lui le giornate della nostra vita e i rapporti e i servizi è l’unica garanzia di autenticità, di futuro stabile e felice nella vita definitiva.
Lui è la verità, colui che ci vede chiaro, che sa distinguere il bene dal male, il buono dal cattivo, il giusto dall’ingiusto. Nel dialogo quotidiano con Lui ci è possibile impregnarci della sapienza di Dio. Un dialogo certamente non facile, ma possibile e nello, in ascolto della Parola, personalmente e insieme
In una parola, Lui è la Vita, perché partecipe della vita infinita del Padre. Ce l’ha, la può offrire anche nella morte, la può riprendere (e l’ha ripresa) dopo la morte, e ce la vuole donare, in abbondanza.