Commento al Vangelo del 2 aprile 2023.
I cristiani vivono questa settimana celebrando in modo solenne la Pasqua di Colui che riconoscono come il loro Signore. I riti della Settimana Santa sono esperienze di incontro in cui succede come un azzeramento del tempo. Nella Liturgia, la Chiesa è convinta di sperimentare la presenza del Signore che incessantemente si dona ad ogni uomo e in ogni epoca, ripresentando le sue Parole e i fatti nei quali ha manifestato l’amore folle del Padre per l’umanità.
Nella domenica delle Palme si rivive con Gesù l’ingresso solenne a Gerusalemme, la città santa nella quale ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita terrena. È stato accolto trionfalmente dalla gente che sperava in lui per liberarsi dagli invasori stranieri, contestato duramente nel tempio dai capi religiosi da lui a sua volta duramente contestati, consegnato per essere messo a morte. Gesù (lo sentiamo in tutti i racconti della sua Passione e Morte, oggi dall’evangelista Matteo) si muove con una maturità impressionante. È sempre lui il padrone della situazione: decide i tempi perfino del suo lasciarsi consegnare dal traditore ai suoi aguzzini; mostra una libertà da far invidia; sa essere tenero e dolce con i suoi amici, che pur non capiscono quel che sta accadendo; sa essere sereno e chiaro nelle discussioni con i suoi avversari; sceglie i tempi della parola e del silenzio; sa sopportare la terribile solitudine di chi è abbandonato da tutti.
Viene da chiedersi qual è il segreto di questa forza, di questo equilibrio, di questa libertà. Viene da chiedersi qual è la motivazione profonda che ha spinto il cuore di quest’uomo a buttarsi nella sua passione e nella sua morte. Sapendo che diceva di essere Figlio di Dio e Cristo, stupisce e scandalizza la sua scelta di non evitare la sofferenza. E infatti il clima della sua passione è drammatico e pieno degli interrogativi, dello scandalo e della protesta che attraversa tutta la storia dell’umanità davanti al dolore e alla morte, specie degli innocenti.
Il segreto è il suo cuore, ‘centrale atomica’ del legame d’amore con Dio Padre dentro alla storia dell’umanità. Certo di questo legame d’amore, Gesù si immerge nel dramma della storia, e di ogni storia, unendosi personalmente al dolore e alla morte di ciascuno. Dove umanamente non è possibile trovare amore/vita, il Figlio di Dio ce la mette condividendo in tutto l’esperienza dei suoi fratelli per trascinarli dentro alla sua Vita invincibile, al suo amore che non è vinto da niente e da nessuno. Il segno è la consegna fino alla morte. Il segno è la vittoria del mattino di Pasqua.
I cristiani dicono che possono vivere uniti, oggi, a quel Dio amico, fatto uomo, morto e risorto, che non è rimasto confinato in un momento del passato, ma è vivo e operante, oggi. Vive e opera in chi si accorge umilmente di essere gratuitamente amato e si mette volentieri al suo servizio, perché nessuno può dare una vita definitiva come la dà lui e nessuno può edificare una umanità bella come la sua. Chi crede in Lui sa di non essere bravo abbastanza, forte abbastanza, libero abbastanza nell’amore. E per questo sa di aver bisogno di essere raggiunto oggi, nell’incontro pasquale, da Colui che è annuciato come il crocifisso risorto.