Commento al Vangelo e omelia del 26 febbraio 2023.
Nella Pasqua celebriamo la ri-creazione dell’umanità: un impegno della Trinità, che non ha voluto lasciare i suoi figli in balìa della mancanza di amore e della distruzione che questo comporta.
Per contemplare quest’opera meravigliosa, la Chiesa nella Quaresima ci fa fare oggi un primo passo, portandoci nel deserto, assieme a Gesù che nel suo cuore (la sua coscienza) affronta il nostro combattimento spirituale (Mt 4,1-11).
Per capire il senso di questo combattimento di Gesù, siamo aiutati dalla prima lettura: il racconto meraviglioso della Genesi (2,7-9; 3,1-7) che dice il dono originario di Dio. L’uomo è creato da Dio e ha il suo stesso soffio di vita, è in relazione d’amore con Dio e la donna, è in armonia con il mondo bellissimo, e gli è data la conoscenza del bene e del male.
Ma di fronte a questo dono, tutti sperimentiamo la logica del peccato: un inganno del diavolo (il ‘divisore’) che insinua che Dio non è buono e che il bene e il male lo possiamo decidere noi, senza bisogno della sapienza del Padre. Una fregatura pazzesca: da questa bugia (Dio non è buono e ti vuole imporre delle regole) sono nati e nascono in ogni momento tutti i disastri che rovinano le nostre persone, le nostre famiglie, la comunità umana intera.
Ebbene, Gesù rivive al rallentatore nel deserto (quaranta giorni!) la nostra tentazione. Permette al diavolo di suggerirgli le menzogne che ci rovinano: “cerca il consenso degli altri… metti alla prova Dio… vivi la logica del potere…”. Gesù lascia che queste proposte oscene (che però a noi sembrano allettanti) tocchino il suo animo bellissimo e purissimo, tocchino la sua intelligenza umana e la sua volontà. Questo è un punto importante per la nostra salvezza: Gesù ha ‘usato’ proprio la sua intelligenza e la sua volontà umana (che ha assunto da noi) per contrastare il diavolo. Misteriosamente e infinitamente unita alla sua natura divina, la sua umanità ha risposto con determinazione e chiarezza alle bugie del nemico, rimanendo nella bellezza della obbedienza al Padre e alla sua Parola. Come nel progetto originario sulla nostra persona, essere in comunione con Dio non è l’annullamento della nostra libertà, ma la condizione perché la nostra persona possa veramente amare in modo libero, creativo, responsabile. Perché il Padre non vuole costringerci a nulla, non esercita su di noi nessuna azione violenta o oppressione, ma solamente e radicalmente il dono di un amore che ci fa risplendere della sua maturità e della sua bellezza.
Vediamo questa maturità e questa bellezza in Gesù, anche nel deserto. È semplice, forte, determinato. Gode dell’amore del Padre e rimane umilmente e felicemente legato a lui. Non si lascia attrarre dalle false prospettive di felicità (avere, potere, successo). Non pretende orgogliosamente di essere al centro di tutto, non spezza la relazione più bella, gli piace essere Figlio amatissimo e sceglie di esserlo, fidandosi della Parola del Padre. Non ha bisogno di effetti speciali: sa già che il Padre gli vuole bene, e non ha nessun bisogno di metterlo alla prova.
Ecco l’umanità bella che il Signore ha vissuto e che ci vuole donare di vivere! Ecco il fondamento bello dell’impegno quaresimale: nella preghiera personale (e negli esercizi spirituali che vivremo in settimana) ci sintonizziamo con i pensieri del Padre; nel digiuno ci esercitiamo ad essere veramente padroni di noi stessi, puntando ad essere persone sobrie ed essenziali; nella carità ci apriamo all’unica cosa che conta: amare gli altri e condividere tutto con loro.