Abbi misericordia!

Commento al Vangelo del 23 ottobre 2022.

Con molta pazienza, il Signore continua ad educarci per vivere bene la fede (cioè un rapporto autentico con la Trinità) e la preghiera (cioè il dialogo con la Trinità). Questa volta ci aiuta a stanare in noi l’atteggiamento della presunzione: «disse una parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri”. Già siamo in allarme: facciamo parte di quegli ‘alcuni’? Probabilmente sì, almeno un po’: l’orgoglio è una bestiaccia sempre accovacciata alla nostra porta! Per aiutarci, Gesù ci presenta plasticamente due figure che vanno al tempo (in chiesa, oggi?) a pregare.

Il primo è un fariseo, cioè un uomo impegnato nella osservanza della Bibbia e delle regole della tradizione, un uomo in vista e forse influente sulla gente. Forse Gesù aveva sentito tante volte preghiere simili in sinagoga e al tempio, e chissà quanto ci era rimasto male, vedendo quella distorsione del rapporto con Dio! Il fariseo infatti parte bene, con il ringraziamento, ma subito svela la sua distanza dal cuore di Dio, mettendosi a confronto con gli altri e mostrando il suo disprezzo. Ringrazia Dio, ma non è neppure lontanamente in sintonia con il cuore di Dio, che è Padre di tutti, preoccupato per la salvezza di tutti! Dio non prende le distanze dai peccatori: sono suoi figli. Per quel fariseo invece sono ‘altri’, estranei, gente da cui stare alla larga.

E mette in campo, il fariseo, i suoi meriti. ‘Io, io, io…’! Sembra sottintendere che Dio è obbligato a ricompensarlo, a dargli un premio, perché lui digiuna e paga le tasse al tempio… Le due cose vanno sempre insieme: la presunzione di essere i migliori e il disprezzo degli altri. Potremmo dire che il disprezzo degli altri è la cartina di tornasole della presunzione! Se il nostro ringraziamento a Dio per quel che viviamo non è accompagnato dalla partecipazione alla sua premura e compassione per gli altri, non siamo ‘giusti’, siamo proprio sbagliati, fuori dalla grazia di Dio!

L’altro che va a pregare al tempio (in chiesa oggi?) è un pubblicano. Sappiamo chi erano i pubblicani. E come erano considerati i pubblicani: odiati perché ladri collaborazionisti con gli invasori romani! Gente che sicuramente non era ‘giusta’ e doveva esser guardata male anche da Dio! Gesù è proprio un provocatore: per indicare gli atteggiamenti giusti davanti a Dio prende ad esempio le persone più sbagliate! Come il buon samaritano, come questo pubblicano, come Zaccheo, come il lebbroso, come la donna straniera… Questa gente che fa di buono? Che cosa dobbiamo imparare da loro?

Anzitutto, dal pubblicano al tempo impariamo la ‘posizione’ giusta davanti a Dio: all’inizio si sta distanza! Nessuna pretesa di essere alla pari, nessuna pretesa di essere trattati da amiconi, grande rispetto per Dio che è creatore e Padre, il totalmente Altro, l’origine e il fine della nostra esistenza. La vicinanza di Dio e a Dio, il suo perdono e la sua vita che fa bella la nostra vita, insomma la sua grazia è un dono assolutamente gratuito, che non può essere conquistato o meritato.

Poi impariamo l’umiltà di riconoscere che siamo immaturi, deboli, poveri, fallibili… peccatori. Ci da un sacco di fastidio ammetterlo, ce ne vergogniamo da matti. Ma non possiamo non farlo, prima o poi!

Ma soprattutto impariamo che Dio è misericordioso e ci apriamo umilmente alla sua libertà nel volerci bene. Quel pubblicano si apre al perdono di Dio, alla sua benevolenza, alla sua forza ri-creante: «abbi pietà/miericordia di me, peccatore!». Ha capito che ci si può rivolgere con fiducia a Dio che è Padre e che ci si può sintonizzare con la sua volontà di bene per noi. La Bibbia è piena della affermazione della misericordia di Dio: il nome di Dio è misericordia! Così Dio chiama se stesso quando parla con Mosè, così lo chiamano i profeti e i salmi («eterna è la sua misericordia»). Il pubblicano ci insegna a lasciarci fare da Dio, a rinunciare alla assurda presunzione di essere capaci di costruirci da soli.

Quel pubblicano, allargando lo sguardo, ci insegna che anche l’edificazione della Chiesa e di una comunità umana bella non dipende dai nostri sforzi e basta. La situazione attuale del mondo ne è la drammatica riprova. A fare la Chiesa è la Trinità. A fare una umanità in pace è solo l’opera di Dio con quelli che si lasciano fare da lui. In questo tempo sono tante le iniziative di preghiera per la pace… Partiamo dalla nostra preghiera personale, perché il Signore ci faccia persone ‘giuste’, e accordiamoci con il suo desiderio di misericordia per ogni nostro fratello e sorella: «Abbi pietà di noi, peccatori» può essere un bel modo per esprimere il nostro desiderio e la nostra preghiera per la pace!