La condivisione: una felicità infinita!

Commento al Vangelo e omelia del 25 settembre 2022.

La parabola dell’amministratore disonesto aveva suscitato risate nei farisei che erano attaccati al denaro e presumevano di essere veramente fedeli a Dio. E allora Gesù rincara la dose con un altro esempio molto forte, per tentare di convincerli che solo la condivisione dei beni è la via della felicità. Si inventa la storia del ricco sfondato e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31), che ascoltiamo volentieri lasciandoci condurre almeno in alcune tracce profonde.

Ricchi che se ne fregano. La prima è il fatto che purtroppo nel mondo capitava e capita ancora molto che i ricchi pensano a spender soldi in bei vestiti e pranzi abbondanti, fregandosene dei poveri che stanno alla porta. Immagine che fotografa in modo spietato la situazione della ‘casa’ comune che è oggi questo mondo. Anche se i ricchi cercano di tener lontano i poveri dalla loro porta, i poveri ci sono. E tanti. E impoveriti proprio dalle voglie egoistiche dei ricchi. La forbice si allarga sempre di più: è facile trovare i dati sulla disparità assurda della distribuzione della ricchezza in Italia e nel mondo. Ricchi che diventano straricchi, poveri che aumentano sempre di più. A Gesù basta un accenno per farci immaginare la scena del ricco che se ne frega e del povero piagato alla porta, che non mangia neppure le briciole. Ributtante. Anche se non sono proprio fisicamente alla porta, i poveri stanno gridando a gran voce da tutto il mondo. Ma la voce dei poveri fatica a sfondare nei titoloni…

Retribuzione. Gesù ci mostra la parte bella del tappeto, mentre noi adesso in realtà vediamo il retro. Arriverà il momento (ecco il secondo insegnamento di Gesù) in cui si entrerà nella vita definitiva. In quella condizione vivremo per sempre come abbiamo scelto di vivere adesso: le apparenti gioie del possesso delle cose lasceranno il passo alla tristezza infinita, bruciante, di non amare più e di non avere mai amato veramente. Dall’altra parte arriverà il momento per gli umili e i poveri di godere della ricchezza più grande, che è la compagnia di Dio. Sulla terra e nel cielo! La compagnia del padre Abramo dice la bellezza famigliare e la gioia del Paradiso, dove tutto è condiviso. Colpisce il modo duro in cui Gesù descrive queste definitive conseguenze del nostro agire qui ed ora. Ma lo dice perché ci vuole bene e ci vuole avvertire, aprire gli occhi sul tragitto grande della nostra vita, superare il ripiegamento che che ci costringe a guardar solo il nostro ombelico.

Hanno Mosè e i profeti. Anche a noi piacerebbe che Dio si facesse vivo a dirci queste cose in un modo un po’ più rumoroso. Ma Gesù non ama più di tanto gli effetti speciali. Addirittura non si illude che la risurrezione cambierà immediatamente la visione delle cose nel mondo. Quando la testa e il cuore sono occupati e ubriacati dalla ricchezza, la proposta di un fondamento più intelligente non funziona. Comunque l’appello di Dio c’è ed è permanente: lo ha scritto tramite Mosè e i profeti. È ora di leggere. Basta con i rinvii, basta con le mezze misure. Ne va della bellezza della nostra vita di adesso. Ne va della nostra felicità definitiva.