Disonesti pure noi?

Commento al Vangelo e omelia del 18 settembre 2022.

Subito dopo le parabole della misericordia, che ci hanno fatto contemplare la scorsa domenica l’amore rigenerante e gioioso di Dio Padre, Gesù continua il suo insegnamento con un’altra parabola geniale: ci fa immaginare il cammino di un amministratore disonesto per provocarci a riguardo dell’uso delle ricchezze.

Tutti siamo amministratori. Tutti abbiamo qualcosa da amministrare: i beni nostri e talvolta i beni degli altri. Cose e soldi. Inevitabile. Come fare? Qual è l’atteggiamento giusto fruttuoso? Sappiamo bene che la posta in gioco è alta, e la questione è molto concreta. Sia nel nostro piccolo mondo della gestione delle nostre cose, sia nel grande mondo in cui gli attori dell’economia globale fanno scelte che influiscono a volte positivamente, tante volte drammaticamente sulla vita di miliardi di persone. Noi compresi. E non solo negli ultimi mesi di crisi che ci rende così preoccupati.

In cerca del potere. Dunque? Gesù descrive l’inizio del cammino di quel tale, che era alle dipendenze di un uomo ricco. L’amministratore gestisce cose non sue. Ognuno di noi crede di amministrare le proprie cose: ma non c’è nulla che non abbiamo ricevuto… Ebbene, quell’uomo fu accusato di sperperare. Il fine dell’amministrazione, fa pensare Gesù, è far fruttare. Questo invece disperdeva, impoveriva, faceva calare le risorse. Come? Gesù non lo dice, ma facciamo presto ad immaginare, perché siamo abbastanza esperti: tenere per sé, fare la cresta, accaparrarsi le risorse, non condividere, inventare modi per fregare gli altri, nascondere il bottino… Perché?! Perché i soldi e le cose non ci servono solo per l’essenziale (e che cosa è essenziale facciamo una gran fatica a capirlo): ci danno oltremodo sicurezza, ci danno il brivido del possesso e del potere, ci illudono in qualche modo di dominare e controllare gli altri, ci fanno sentire all’altezza di stili sociali più o meno imposti dall’andazzo dominante.

Ma questo sistema non funziona. O, meglio, funziona solo in parte. Solo per un certo tempo. O solo per certe persone. Il criterio del possesso egoistico, nel piccolo ma soprattutto in grande scala, impoverisce qualcuno. Alle volte lo ammazza. E nel sistema globalizzato in cui viviamo nessuno di noi può far finta che le proprie scelte non siano dentro a queste ‘strutture di peccato’ (come le chiamava Giovanni Paolo II). Il modo stesso di fare la spesa ci costringe dentro a questo ingranaggio. Che lo vogliamo o no, stiamo tutti usando una ‘ricchezza disonesta’!

Cosa conviene davvero? Che fa quell’uomo della parabola? Il richiamo del suo datore di lavoro, forte e radicale (‘non puoi più amministrare’), lo scuote, improvvisamente gli mette davanti la drammatica realtà dello sperpero che si ripercuote a suo danno. E rimette in moto la sua intelligenza. Anche lui in qualche modo ‘rientra in se stesso’ come il giovane figlio prodigo e s’inventa un modo nuovo. Chiamati i creditori del padrone, fa loro degli sconti in fattura, dal 20 al 50%! È probabile che riscriva le fatture rinunciando alla cresta che aveva fatto. È probabile che così voglia preparare un’accoglienza benevola presso quei creditori.

Le cose al servizio delle persone. Ma forse è probabile anche un’altra cosa, più profonda, che sicuramente Gesù vuole proporre a tutti: quell’uomo è entrato di più nella testa e nella logica del padrone, che gestisce le cose in modo giusto e fedele, in funzione di una rete di ‘amicizia’ nella quale e per la quale le cose acquistano valore. Perché le cose sono al servizio dell’amicizia, sono al servizio delle persone: servono per far star bene gli altri e non noi stessi a scapito degli altri.

La ‘ricchezza vera’ è infatti la comunione tra le persone e l’amicizia sociale (come ripete papa Francesco nella lettera Fratelli tutti). Una comunione e una amicizia che iniziano già adesso, pur con tanta fatica e in modo molto parziale, ma che esploderanno nella bellezza del paradiso verso cui tutti stiamo camminando insieme. Forse la ‘crisi’ economica attuale (che speriamo passi presto per tutti) va sfruttata per rimettere in ordine le cose nelle nostre teste e nei nostri cuori e nei nostri portafogli. Stanando nel nostro animo le logiche di possesso egoistico. Sfoderando scaltrezza nella capacità di condivisione e di solidarietà. Aprendo di più gli occhi e denunciando i meccanismi della disonesta ricchezza che sta affamando tanti di noi, tanti dei nostri fratelli e sorelle.