Celebriamo proprio di domenica la festa di S. Agostino, il nostro patrono. Il fatto che la nostra parrocchia sia dedicata a lui è un dono da non trascurare: la sua testimonianza e la sua spiritualità sono una luce che ci apre alla mentalità di Dio e alla sua volontà noi.
Dialoghiamo con il nostro patrono in un tempo che continua ad essere di grande cambiamento. Come quello che ha vissuto lui, nel passaggio della cosiddetta caduta dell’Impero romano. Una rivoluzione nell’assetto sociale ed economico europeo. Allora come oggi non si sa bene come andrà a finire, con lo sgretolarsi di certe strutture sociali e il continuo movimento e rimescolamento di popoli, tradizione e culture. Agostino, con la poderosa riflessione contenuta soprattutto nella sua opera La città di Dio, ci offre alcuni spunti importanti, aiutandoci ad aprirci ai progetti di Dio, già rivelati nella Scrittura e nella Tradizione. Come stare, da amici del Risorto, in questo tempo, in questa città, in questa società globalizzata, in questa ‘crisi’?
Anzitutto dobbiamo rinnovare la consapevolezza che la nostra vita si muove sempre su due piani, su due dimensioni che si intrecciano: la Città di Dio e la Città semplicemente terrestre. Non sempre è così chiaro, nel nostro animo, che inevitabilmente noi prendiamo posizione e decidiamo di lavorare per l’una o per l’altra. Agostino (raccogliendo l’insegnamento di Gesù e di san Paolo), ci ricorda che quando seguiamo semplicemente le voglie, le paure, le passioni disordinate, gli egoismi, ci diamo da fare solo per la città terrena, e ci mettiamo nei guai, personalmente, come gruppi e come popoli. I fatti personali, nazionali e internazionali lo confermano continuamente. E in questi giorni in un modo drammatico, che tocca di più anche le nostre vite e i nostri portafogli di tranquilli cittadini occidentali.
Ma nella storia è sempre in costruzione la Città di Dio, per il semplice fatto che ogni persona umana è fatta di terra e di cielo, di carne e di spirito, di fegato e di cuore. L’affermazione piena della persona umana è nella integralità del proprio essere, nella cura di tutte le sue dimensioni (corporali, psichiche, spirituali). Se oggi, in questa crisi, il nostro criterio fosse solo di garantire lo stipendio e la pagnotta e il divertimento e la quiete cui siamo abituati, trascureremmo la nostra spiritualità e quella degli altri, vivendo da mezzi uomini. Se invece insieme recuperiamo la verità della nostra persona e ci facciamo alleati della Provvidenza di Dio che è sempre all’opera per suscitare il bene nella storia, allora possiamo continuare ad essere protagonisti del Regno, della edificazione della Città di Dio (e dei suoi criteri di giustizia, di pace, di solidarità…) come lievito dentro alla Città degli uomini.
La cifra del pensiero di Agostino è la Speranza, fondata proprio sulla certezza della presenza amante e operante di Dio. L’augurio è che in questa festa, nella quale celebriamo i divini misteri e godiamo della accoglienza reciproca e della fraternità, siamo rafforzati nella speranza e confermati nella decisione di camminare insieme, nei prossimi mesi, per essere una comunità veramente capace di testimonianza incisiva nella nostra città.