Si ronfa volentieri fino all’ora della sveglia, nel caldo e afoso stanzone. La prossima notte accendiamo il condizionatore. Con l’aria assonnata e tranquilla consumiamo una ricca colazione. Riusciamo a celebrare le Lodi dopo aver incontrato finalmente Nathan, il responsabile dell’impresa sociale salesiana che gestisce anche questa Colonia. Ci indica Ali, il direttore portinaio, per un incontro di conoscenza di come funziona questa impresa che si occupa della accoglienza e dell’integrazione di centinaia di migranti. Lui, Alì, ha proprio una incredibile storia di arrivo in barcone: concordiamo per il 2 agosto.
In centro si arriva più in fretta, questa mattina. Sistemate le auto nel solito parcheggio, ci attirano i colori delle bancarelle del mercato rionale all’ingresso della città vecchia. Frutta e pesce in centinaia di bancarelle, piccole e grandi gettate nelle viuzze e nelle piazzette col selciato scuro e bagnato. Lo attraversiamo tra pesci mezzi interi e mezzi tagliati, grida siciliane di invito, zaffate di odori mediterranei in un disordine quasi sconcertante all’ombra di improvvisati tendoni. In un istante una scaletta ci riporta nella piazza antistante la cattedrale, quieta ed assolata. Entriamo subito nella cattedrale, nata normanna e diventata romanica e poi barocca per via di grandi terremoti che hanno portato i catanesi a rifare e innalzare la loro città. Impariamo la storia di Agata, la ragazza che è rimasta fedele al nostro Signore nelle più terribili persecuzioni dell’imperatore Decio nel III secolo. Preghiamo un poco per questa città che la venera con grande devozione.
Un caffè, una foto sotto l’elefante della curiosa storia di Eliodoro, una veloce visita al gioiello barocco che è la Badia di S. Agata, e una gara di campane suona il mezzogiorno: ci aspettano gli arancini della pasticceria Savia, che ci deliziano sulle panchine accanto al padiglione centrale del parco Bellini. Lì sostiamo nel primo pomeriggio, appena accarezzati dalla brezza sotto le fronde, ammazzando il tempo tra tabù e trionfi.
Alle cinque ci aspetta Walter, della Comunità di S. Egidio. Con lui ci accolgono Angela, Francesco, Ivana e Mimma. Inizia un incontro interessante, accomodati a semicerchio in un grande salone: la storia della Comunità fondata a Roma alla fine degli anni ’60, protagonisti Riccardi e Zuppi, la preghiera e il servizio ai poveri, bimbi e anziani, la scuola della pace nei quartieri impossibili di Catania, per offrire ai bambini modelli differenti, l’impegno per i senzatetto e le loro persone disgregate, il faticoso dialogo con le istituzioni e il bel rapporto con i Vescovi… Molti prendono appunti, mentre ascoltiamo la navigata esperienza di Angela che è tra i responsabili, il fresco entusiasmo di Francesco che lavora con i bimbi, la competente e appassionata testimonianza di Ivana che segue i senzatetto, l’affascinante e scoppiettante nonna Mimma, che è del quartiere san Cristoforo e si dà un sacco da fare con gli anziani. Vola il tempo. Un gelato nella chiesetta di S. Chiara e poi ci si organizza con le auto: Rosalba, Alfo e Salvo ci portano in giro per il traffico caotico e sregolato: ogni mercoledì raggiungono alcuni senzatetto nei luoghi dei loro posticci ricoveri. Li conoscono da anni. Vogliono soprattutto scambiare un po’ di parole, con la scusa di consegnare a ciascuno una sportina con poche cosa da metter sotto i denti. Ci avviciniamo anche noi, in punti di piedi, curiosi e timorosi, al dolce Nello con il suo cagnolino Lucio, ad Hammed che ripete in loop i sui guai con i documenti, a Marcello che è tunisino, da quaranta’anni a Catania e da solo è felice come tutti noi messi insieme, a Camillo che non la finisce più di raccontare in dialetto pezzi della sua storia di nonno che si sente abbandonato dai trentasei nipoti. Ci piace il modo semplice e cordiale in cui questi scarti della società vengono avvicinati dai nostri amici di S. Egidio. Forse ci aiuterà a non girare sempre lo sguardo da un’altra parte.
S’è fatto tardi, è venuto buio. Alla Colonia dobbiamo prepararci la cena, questa sera molto sobria. Ricca però della condivisione con le impressioni e le riflessioni della giornata: la carità e la preghiera vanno di pari passo, bisogna andare avanti step by step, non sono famosa al di fuori, ma dentro si, bisogna restituire ai senzatetto l’identità che la strada gli ha portato via, bisogna mettersi in gioco, avere tanta pazienza, tanto spirito di volontà, e non indifferenza verso i bisognosi… E poi il discorso scivola su Ferrara, su Said e Giuseppe, ed Elisabeth che è morta ieri, e sulle magagne meno evidenti di quelle di Catania, ma sulle quali è meglio iniziare ad aprire gli occhi. Forse la Sanvi di S. Agostino può fare il giro dei senzatetto della città?
















