Commento al Vangelo e audio dell’omelia del 10 luglio 2022.
Ascoltiamo di nuovo nella Messa di questa domenica una delle parabole più geniali di Gesù, quella del buon Samaritano (Lc 10,25-37).
Voglio una vita eterna? Il motivo per cui Gesù la inventa è presto detto ed è una provocazione per ogni lettore: un dottore della Legge (esperto di Bibbia) è desideroso di capire come vivere una vita ‘eterna’. Cioè una vita così buona che non finisce mai, una vita di qualità, che rimane per sempre. Una vita definitiva, che ti fa stare per sempre in rapporto con Dio. Chissà se anche nel nostro cuore fa capolino ogni tanto questa domanda…
Semplice: ama Dio e il prossimo! La risposta, dice Gesù forse con un sospiro di meraviglia, è già stata data da Dio fin dai tempi di Mosè (Dt 6,5 e Lv 19,18): basta voler bene a Dio e al prossimo! Ecco, proprio la parola ‘prossimo’ fa problema a quel dottore e pure a noi. «Chi è mio prossimo?» è una domanda alla quale non possiamo sottrarci.
Voler bene ai mezzi morti. Viviamo con tante persone, in rapporti diversi, più o meno stretti. Verso alcune persone ci sentiamo istintivamente portati al servizio, verso altre di meno o per niente. ‘Vediamo’ tante persone, ma di poche abbiamo ‘compassione’. Talvolta non ne vogliamo neppure sapere, e quasi ci sentiamo in diritto di fregarcene, di ‘passare oltre’, di stare tranquilli per i cavoli nostri. Eppure può capitare che nei nostri incontri quotidiani venga fuori qualche ‘mezzo morto’ che ci chiede aiuto, che bussa alla nostra porta, o anche solo ci sfiora con il suo bisogno di solidarietà.
E se i mezzi morti siamo noi? Ma può capitare anche il contrario: che i ‘mezzi morti’ siamo noi e cerchiamo comprensione e compassione, e tanti se ne fregano altamente. Ci vedono ma ‘passano oltre’: fanno finta di non notare, non si fanno vivi, non fanno neanche una telefonata. Che brutta vita, vedere e non avere compassione, esser visti e non sentire la vicinanza degli altri.
La lezione di un eretico bastardo. Quel Samaritano della parabola di Gesù è uno da cui non te l’aspetti (i samaritani erano malvisti dai giudei che li consideravano eretici e bastardi). Eppure è l’unico che (pur indaffarato come il sacerdote e il levita che erano passati oltre) vedendo si lascia smuovere il cuore. Ha compassione, un sommovimento delle viscere davanti ad un uomo mezzo morto. Che importa chi sia. Importa che sia un uomo. E poi si ferma, perde tempo, assiste, ci mette del suo. Chissà con quale dolcezza di parole, o forse in un religioso silenzio. Sicuramente con delicatezza e tenerezza. Eppoi sa che non può far tutto da solo: e allora coinvolge l’albergatore chiedendogli di ‘avere cura’, di offrire a quell’uomo un servizio che andava al di là del semplice bed and breakfast. Ancora, il samaritano ha altre cose da fare (come sempre diciamo noi): le va a fare e intanto promette di ritornare per continuare ad assistere quell’uomo che era sprofondato.
Gesù. Per i cristiani, il buon Samaritano è prima di tutto il Signore Gesù, che spesso ‘vede e ha compassione’: s’è preso la briga di mettersi in viaggio nel mondo e di condividere la passione dei suoi fratelli, e di versare l’olio e il vino della salvezza, della risurrezione.
Il discepolo. Buon samaritano è ogni discepolo che anzitutto cerca di entrare nel cuore del Maestro e di vedere gli altri come li vede Lui, di trattare gli altri come li tratta Lui: «Va’ e anche tu fa lo stesso».
Ogni persona buona. Buon samaritano è ogni persona di buona volontà, che sa ascoltare nel suo cuore il grido dei mezzi morti, silenziando l’egoismo e il menefreghismo e sa decidere di mettersi al servizio. Lo Spirito sta sicuramente cercando di suscitare in tutto il mondo questa compassione.
Insieme, come fratelli, si può metter su una bella squadra di Samaritani…