Campo Gimi 1 a Firenze – 19 luglio

Il viaggio di ritorno è stato più tranquillo ed in orario, nella calda giornata di oggi. Traffico solo a Firenze, attraversata e salutata dopo questo breve soggiorno in cui abbiamo ‘assaggiato’ un poco la città dagli ardenti desideri e dalla storia millenaria tra le più ricche d’Italia.

MXVIII è proprio l’anno di fondazione del monastero di San Miniato al Monte, di là d’Arno, in un momento in cui Firenze era ancora un borgo quasi insignificante rispetto alla vicina romana Fiesole, ma il fervore dell’inizio del nuovo millennio si dava impulso alla crescita che doveva avere radici nel passato (i martiri armeni del terzo secolo, tra cui san Miniato) e sguardo nel futuro della città che assomiglia alla Gerusalemme celeste. Il padre Bernardo, abate della comunità di monaci olivetani che continua da secoli ad essere presenza viva di intercessione e di custodia della città da questo luogo che permette lo sguardo dall’alto, ci insegna a leggere il testo della Basilica costruita nel duecento, dei marmi geometrici della facciata che si concentra sullo sguardo umano/divino del Signore sulla città (ubi amor, ibi oculus), della struttura architettonica dell’interno che fa vivere al pellegrino l’esperienza pasquale di immergersi nel buio della morte e di salire alla città celeste dell’Apocalisse, in cui la confusione e il male non possono entrare perchè la sua luce è solo il Signore, sole che sorge e domina il tempo, spezzando la vuota circolarità dello zodiaco con la novità di vita della sua risurrezione. Pietre che dicono la speranza per tutti, perchè tutti sono accolti benevolmente da Dio e portati da Lui all’unità della comunione felice. Esiste davvero la Porta per il Cielo. Che bello pregare in una chiesa così…

Terminato il percorso spirituale, seduti in cerchio all’ombra della basilica accarezzata dalla brezza decisa che sale dalla città, si continua a chiacchierare con l’abate che approfondisce il ricordo e l’attualità del sogno di La Pira, in una città segnata dalla secolarizzazione e dalla perdita dello spessore di principi e valori. Dalla città salgono fin qui e disturbano (ma è un disturbo provocante) i rumori della manifestazione protesta contro l’ingiusto lincenziamento di decine di operai della GKN di Campi Bisenzio, città che ha bisogno di luce per ispirare rinnovate scelte di giustizia. La piccola comunità monastica è posta da Dio come segno e come dono permanente di tensione verso la città nuova.

Dopo aver salutato Bernardo che ci ha trattato così bene rimangono un po’ di minuti per la riflessione personale, per tentare una prima sintesi dei pensieri di questi giorni. E magari per individuare qualche piccolo passo…

Scesi di qua d’Arno si trova un posticino per il pranzo. Menu turistico.

E allegramente ci si prepara per il rientro.