È domenica. E s’è deciso d’andare a Messa in Duomo. Con un svelta camminata, a un quarto alle 9 siamo davanti alla porta laterale di S. Maria in Fiore, sotto le pareti imponenti e finemente ricamate, accanto al campanile che si staglia luminoso nel bel cielo di questa mattina. Si entra solo per la Messa e ci si accomoda nel transetto di sinistra, presso l’altare della S. Croce. L’interno è pieno di mistero, con il suo spazio enorme (di cui a fatica cogli le dimensioni), le sue colonne possenti, le pareti semplici e le nervature sottili. La cupola illuminata nella semioscurità della chiesa apre al cielo abitato da Dio e dai Santi, mentre i dannati attorno al tamburo rimangono incapaci di salire in alto. Alla Messa c’è un centinaio di fedeli. Mons. Timothy spiega il vangelo della compassione di Gesù preoccupato per il riposo dei suoi discepoli. Dopo la Messa, gentilmente si sofferma con noi a parlar della consacrazione del duomo e del Concilio di (Ferrara) Firenze che nel Quattrocento mise d’accordo cristiani d’oriente e d’occidente, ‘dopo lunghe discussioni’. Ancora un po’ di minuti a fissare gli occhi sulle enormi navate e a sentir cenni di storia fiorentina e poi si esce al sole che acceca, nella piazza ora più animata di turisti.
Le Cappelle medicee oggi sono chiuse e a San Lorenzo non si può entrare. Si passa Piazza della Signoria e al Palazzo Vecchio: visitiamo con calma, un po’ distratti, solo il cortile sistemato da Michelozzo e l’antistante Loggia dei Lenzi. E pure il Disney Store e l’Hard Rock Cafè, prima di avviarci al Mercato Centrale per il pranzo. Le botteghe tutte riunite al secondo piano di questo antico e affollato spazio cittadino offrono di tutto, inondando l’aria di stuzzicanti zaffate.
Il pomeriggio è in un altro giardino, quello dell’Orticoltura, stesi su un’aiuola ombrosa e avvolti da una brezza che ristora. Dopo la preziosa pennichella, ci si stende in cerchio a pancia in sù: occhi al cielo pieno di rondini e qualche nuvola per riflettere insieme sui desideri che ci tirano in alto e sulle pesantezze che ci inchiodano al terreno. Una piccola e intensa condivisione che forse aiuta a mettere un pochino di ordine nell’animo abitato da tante tensioni, confinato e sconfinato, creato da Dio che desidera di essere desiderato e che ispira prospettive altissime di dono di sè nella sicurezza di essere amati e nella bellezza di imparare ad amare tutti. Proprio tutti.
Ci vuole una buona camminata per rientrare all’alloggio dei salesiani. S’arriva comunque per tempo per prepararsi con calma ai Vespri e alla cena.
Pure stasera si fa una passeggiata verso il vicino Arno. Attorno a un tavolo, davanti a gelati e granite, si parla di tante cose. Perfino del bene e del maligno. Ed è già conclusa la penultima giornata di campo, mancano solo le chiacchiere dell’ultima notte in stanza, dopo la Compieta celebrata insieme in cortile.