Commento al Vangelo del 11 luglio 2021.
L’evangelista Marco ci ha raccontato i primi passi del missionario Gesù. La sua parola autorevole, il potere sugli spiriti impuri, la forza di guarigione che si sprigiona dalla sua persona, l’amicizia che ha cominciato a tessere con il gruppo dei primi discepoli, la sua misteriosa potenza sulla creazione… Nella persona di Gesù il Padre è presente in modo nuovo sulla terra, tra gli uomini. Prende posizione per gli ultimi, si mostra come Dio stracarico di misericordia. Mettendosi in dialogo con Gesù, lasciandosi guardare negli occhi da lui e accettando la sua amicizia, si può essere veramente uniti a Dio, sperimentare la bellezza della fede.
L’INIZIATIVA È DI GESU’. Ora Gesù (Mc 6,7-12) inizia a mettere in moto i suoi collaboratori per allargare il fiume dell’amore di Dio sulla terra. Decide (nella sua saggezza sovrana, concordata con il Padre) di mandare i Dodici a due a due. Non glielo hanno chiesto loro. È Lui che di punto in bianco prende l’iniziativa di coinvolgerli in questo modo. Scommette su di loro. Non hanno nemmeno fatto qualcosa di particolarmente buono per meritarselo. Non hanno fatto esami o abilitazioni. Semplicemente si sono messi dietro a Gesù.
Dio ha fatto sempre così: ce lo dice la Bibbia. Da Abramo in poi, tutti gli inviati da Dio si sono trovati addosso questa proposta, questa missione urgente, questa stima coinvolgente. Nella prima lettura della Messa di oggi è Amos a ricordarci che lui se ne stava bene a fare il mandriano e a coltivare sicomori, ma il Signore lo ha chiamato e mandato a profetizzare al popolo di Israele.
Il fondamento di ogni servizio, nella Chiesa, è solamente l’iniziativa di Dio. Questo vale per tutti. Vale per i vescovi e i preti. Per i missionari che vanno lontano. Vale per gli sposi che si amano nel nome del Signore. Per i catechisti e gli educatori. Vale per i monaci e le monache. Per chi sa interpretare il proprio lavoro come collaborazione al Regno di Dio… Davanti a Dio nessuno ha dei meriti: tutti hanno delle capacità ricevute gratuitamente e tutti sono invitati da Dio a metterle al servizio degli altri, in tanti modi diversi, per il bene della comunità, per la crescita di ciascuno.
L’ESPERIENZA DELLA PROVVIDENZA. I Dodici devono andare in giro per la Galilea senza zaino e senza portafogli. Devono sperimentare l’accoglienza della gente. È forte questa indicazione di Gesù: ci si deve fidare del Padre, che ci vuole bene sempre attraverso qualcuno. E ci si deve servire di tutto, ma solo per quel che è utile al servizio.
Vale per tutti questa regola? In qualche modo sì: beati i poveri in spirito! Tutti i discepoli di Gesù, se sono veramente fondati su di Lui, sanno che tutto è dono. E che non abbiamo niente che non abbiamo ricevuto. E che è bello vivere di gratitudine. Sanno che Dio non mortifica le persone, ma le fa partecipi del suo disegno creatore, le valorizza anche con il loro lavoro. Pane e vino sono frutto della terra (del dono di Dio) e del lavoro dell’uomo (del suo impegno). Vale, insomma, la regola della libertà nella gioia. Quando si è innamorati si è disposti a spendere tutto per la gioia della persona amata. Gesù fa crescere pian piano in noi il suo innamoramento per tutti, specie per i poveri…
CONVERSIONE & GUARIGIONE. Concretamente, i Dodici che fanno in missione? «Proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano». L’appello a cambiare testa (‘convertitevi’) continua a rimbalzare sulla bocca degli apostoli e sulla bocca della chiesa. Gesù invita a cambiare testa e cuore: a pensare in sintonia con Dio. Basta ragionare solo con la nostra testa: facciamo solo dei guai! È più bello avere i pensieri saggi e sapienti di Dio, inventare con Lui le nostre giornate, le nostre scelte grandi o piccole… Così le notre persone diventano strumenti della guarigione (dal male e dal peccato) che Gesù vuole donare per fare una umanità più bella e capace di giustizia!