Commento al Vangelo del 18 aprile 2021.
Gesù è risorto dai morti! È davvero risorto! Oggi riviviamo la concitata apparizione del Signore nel cenacolo, la sera di Pasqua, come ce ne parla Luca (24,35-40). I due di Emmaus stavano raccontando la loro esperienza, e Gesù si va vedere ‘stando in mezzo’ e proclamando anzitutto il dono della pace, su cui abbiamo riflettuto la scorsa settimana ascoltando il racconto di Giovanni: ‘pace a voi!’. Anche in Luca il ricordo è la confusione nella testa dei discepoli (credevano di vedere un fantasma) e la premura di Gesù di farsi riconoscere nella concreta realtà della sua persona risorta. Che pensiamo noi del risorto, della condizione della sua umanità che è stata glorificata? È certamente un mistero che non conosciamo ancora esattamente e che non possiamo osservare in un modo ‘scientifico’, ma alcune cose essenziali possiamo contemplarle e goderle. Anzitutto, siamo invitati da Gesù a credere veramente che la risurrezione ha riguardato il suo corpo (e che perciò riguarderà anche il nostro): Luca si ricorda addirittura che Gesù non solo si è fatto toccare, ma ha voluto mangiare qualcosa assieme ai suoi per convincerli che non era un fantasma. Certo è una cosa strana: un corpo che si tocca e mangia, eppure entra a porte chiuse… È un corpo ‘glorificato’, trasfigurato, posto in una condizione di gloria e di pienezza di vita, che non può più essere limitato dalla sofferenza né tantomeno dalla morte!
Poi, siamo invitati a credere che il risorto è proprio lui, Gesù, quello che ha subito la passione ed è stato crocifisso per amore. Quel ‘pace a voi’ sappiamo che è una dichiarazione d’amore in continuità con l’esperienza d’amore che fino a tre giorni prima il Signore aveva offerto ai suoi amici e alle sue amiche: la prima cosa che dobbiamo pensare della risurrezione è che si tratta della continuazione della esistenza della umanità di Gesù oltre la morte e il peccato, che non hanno potuto contenere il traboccante amore della Trinità per noi. Quel ‘pace a voi’ è la rassicurazione che il peccato dell’umanità, fin da Adamo ed Eva, è perdonato. Nella icona della ‘Discesa agli inferi/Risurrezione’ la tradizione orientale ha sempre rappresentato questo mistero di Salvezza: la risurrezione non è la semplice rivitalizzazione di Gesù, ma l’affermazione dell’amore del Padre che in Gesù morto ha raggiunto anche quelli che erano schiavi della morte (quelli che sono negli inferi) e che da soli non potevano venirne fuori. Gesù ha spaccato le porte degli inferi e della morte (le due tavole sotto i suoi piedi) e ha trascinato nella vita i ‘progenitori’, e con loro ciascuno di noi. Aggrappati a Gesù (e sicuri che lui ci tiene saldamente per le mani) siamo tutti tirati fuori dalla schifezza del peccato e della morte, e siamo messi nella condizione di vivere con maturità nell’amore per Dio e per i fratelli, pieni della vitalità, della sapienza, della fantasia dell’amore risorto. Una maturità, ci dice Gesù, che viene dall’ascolto della sua Parola…