Commento al Vangelo del 11 aprile 2021.
Con insistenza, l’evangelista Giovanni ricorda che le prime parole del risorto ai suoi discepoli sono «Pace a voi!» (è il titolo del nostro programma pastorale annuale). Due volte la sera di Pasqua, una volta otto giorni dopo (Gv 20,11-31). Lo aveva promesso, il Signore, nella sua ultima cena: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). Che bello: ai suoi che lo avevano rinnegato, che non avevano creduto alla risurrezione, che erano smarriti, il risorto si preoccupa di dare la sua pace!
Anzitutto li vuole tranquillizzare. Vuole che il loro cuore agitato per la tragedia di tre giorni prima si quieti: Lui, il Maestro, è lì per loro. Proprio quello che era stato inchiodato sulla croce e che porta addosso ancora e per sempre i segni del suo amore che ha resistito anche nella tragedia.
Poi, dicendo «Pace a voi», li vuole perdonare. Li vuole rassicurare sul fatto che lui non è arrabbiato con loro. È vero: nonostante i proclami di fedeltà, tutti lo avevano abbandonato fuggendo via. Tutti lo avevano rinnegato quando le cose si mettevano male. Tutti avevano mancato di fiducia in lui. Ma lui dona loro la sua pace, la riconciliazione: li vuole amici, li vuole vicini, li vuole liberare dalla pesantezza del loro peccato.
Ancora più in profondità, il dono della pace (che nella Bibbia è la sintesi di tutti i doni di Dio) è il dono di una condizione di vita nuova, piena di iniziativa d’amore e di possibilità di bene nella comunione non più rovinata dal peccato. Essere in pace, per Gesù, non è semplicemente vivere in assenza di conflitti, ma è la situazione creativa in cui ogni persona, amata radicalmente da Dio, può esprimere il meglio di sé, nella edificazione del regno di Dio. La pace che Gesù dona, infatti, si realizza con il dono dello Spirito. È il dono della nuova creazione (Gesù ‘soffia’ su di loro, come Dio fece nelle narici di Adamo per dargli vita). Lo Spirito, che è Signore e dà la vita, è il dono per eccellenza. È Dio che dona se stesso, fonte della vita, e rende i suoi figli capaci di far zampillare amore dai loro cuori. Le logiche di chiusura, di egoismo, di guerra, di morte sono vinte dall’amore travolgente di Gesù, che il Padre ha risuscitato dai morti per la potenza dello Spirito. La vita/amore di Dio non può essere vinta dal peccato e dalla morte. E questa vita/amore di Dio (il suo Spirito appunto) che ha bruciato d’amore il cuore del Signore crocifisso ora è donato ai suoi discepoli, resi partecipi della missione della riconciliazione di tutti con Dio («a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati»).
Riceviamo dunque la Pace e facciamo circolare la Pace di Gesù: abbiamo il suo Spirito! Quando nella Messa ci ‘scambiamo un segno di pace’, siamo proprio di nuovo coinvolti in questo dono del Risorto, siamo invitati ad accorgerci che incessantemente Lui ci dona tranquillità, sicurezza del suo amore e perdono dei nostri peccati, e insieme ci rinnova la fiducia, ci considera capaci di essere moltiplicatori, nel mondo, della sua Pace. Giovanni ci ricorda anche l’importantissima esperienza di Tommaso, che la sera di Pasqua non c’era e non ha visto subito il Signore. Il suo cammino di fede è il nostro cammino di fede: ci si deve fidare della testimonianza degli apostoli. Il Signore risorto lo hanno visto davvero! E per ora, normalmente, il risorto si fa riconoscere attraverso la loro testimonianza. Non lo possiamo più ‘vedere’ come lo han visto loro, ma possiamo credere in lui, e questa è una esperienza felice che sempre possiamo fare, mentre ascoltiamo la Parola nella Chiesa e mentre siamo ‘toccati’ dal Risorto nei segni sacramentali, specialmente nella Eucaristia in cui Lui si fa nostro cibo.