Commento al Vangelo del 13 settembre 2020.
Gesù continua a parlarci dello stile di vita della comunità parrocchiale. In particolare ci ricorda la necessità del perdono ad oltranza (settanta volte sette!) con la parabola del servo crudele (18,21-35). Ci facciamo aiutare dal alcune riflessioni del nostro patrono Agostino.
Il Signore dunque ha narrato questa parabola per la nostra istruzione e con questo avvertimento ha voluto che noi ci salvassimo. Così -dice – farà con voi il Padre vostro ch’è in cielo, se ciascuno di voi non perdonerà di cuore al proprio fratello. Ecco, fratelli, la cosa risulta chiara, l’ammonimento è utile e gli si deve ubbidienza molto vantaggiosa per la salvezza, affinché sia messo in pratica quanto ci è comandato. Poiché ogni uomo non solo è debitore verso Dio, ma anche ha come debitore il proprio fratello. Effettivamente chi non è debitore verso Dio se non Colui nel quale non può riscontrarsi alcun peccato? Chi inoltre non ha come debitore il proprio fratello, se non colui verso il quale non ha commesso alcuna colpa? Si può forse trovare tra il genere umano qualcuno che non si sia reso colpevole di qualche azione cattiva nei riguardi d’un suo fratello? Ogni uomo dunque è debitore, ma tuttavia anch’egli ha un debitore. Ecco perché il Dio giusto ti ha stabilito una norma rispetto al tuo debitore, nel modo anch’egli si comporterà col proprio. Poiché due sono le opere di misericordia che ci liberano e che sono enunciate brevemente dal Signore stesso nel Vangelo: Rimettete [i debiti] agli altri e saranno rimessi anche a voi; date e sarà dato anche a voi. Rimettete [idebiti] e saranno rimessi anche a voi, si riferisce al perdonare. Date e sarà dato anche a voi, si riferisce a fare la beneficenza. Per quanto riguarda il precetto di perdonare, anche tu vuoi ti si perdonino le colpe che commetti ed hai un altro al quale tu possa perdonare. Per contro, per quanto riguarda il fare la beneficenza, ti chiede l’elemosina un mendicante, ma sei anche tu un mendicante di Dio. In effetti, quando preghiamo, siamo tutti mendicanti di Dio; stiamo davanti alla porta di casa del gran padre di famiglia, anzi ci prostriamo con la faccia a terra, gemiamo supplichevoli, desiderosi di ricevere qualcosa; e questo qualcosa è Dio stesso! Che ti chiede un mendicante? Del pane. E tu che cosa chiedi a Dio se non Cristo che dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo? Volete essere perdonati? Perdonate. Perdonate e sarete perdonati. Volete ricevere? Date e vi sarà dato.
Se perciò desideriamo d’essere perdonati, dobbiamo essere pronti a perdonare tutte le colpe commesse contro di noi. Se in realtà considerassimo i nostri peccati e contassimo le colpe commesse con azioni, con la vista, con l’udito, col pensiero, con innumerevoli moti colpevoli, non so se potremmo dormire senza sentire il peso d’un talento. Ogni giorno dunque noi chiediamo, ogni giorno bussiamo con la preghiera alle orecchie di Dio, ogni giorno ci prosterniamo e diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 11. Quali debiti tuoi? Tutti o soltanto una parte? Tu risponderai: “Tutti”. Così dunque dovrai rimetterli tutti al tuo debitore. Ebbene, con quelle parole tu enunci questa regola, pronunci questa condizione; sei tu che ricordi questo patto e questo accordo, quando preghi dicendo: Rimetti a noi, come anche noi rimettiamo ai nostri debitori.
(Agostino, discorso 83, nn. 2 e 4)