Commento al Vangelo del 15 agosto 2020.
Celebriamo molto volentieri questa ‘pasqua estiva’ della Assunzione: il mistero, il dono della risurrezione di Maria, che alla sua morte corporale ha partecipato subito della condizione del suo figlio risorto con tutta la sua persona, compresa la sua corporeità. Maria risplende subito di bellezza anche nel suo corpo trasfigurato, trasformato, reso bello e glorioso e immortale dalla potenza di vita di Dio che ha introdotto questa vita inarrestabile con la risurrezione della carne del suo Figlio Gesù.
Guardare a Maria assunta, come guardare a Gesù risorto, è essenziale per noi cristiani. La nostra fede ha la risurrezione al suo centro, e forse ci pensiamo troppo poco. In realtà tutte le Messe sono piene di riferimento a questo fatto così centrale per la nostra esistenza: ‘Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta’! Pensarci come cristiani significa pensarci in questa prospettiva di eternità, di vita definitiva, di amore definitivo. Significa metterci nello sguardo del Padre che ci ha creati e che non ha voluto lasciarci in balia della morte che distrugge le nostre persone! E per condurci fuori dalla tomba, ha mandato il suo Figlio dentro alla nostra tomba, perché ci aprisse la via.
Maria, per la sua speciale vicinanza al Figlio che ha portato nel grembo, che ha cresciuto e accompagnato fin sotto la croce, è già pienamente partecipe della glorificazione di Gesù, cui siamo ‘destinati’ tutti noi (chè nella testa e nel cuore del Padre, tutti, ma proprio tutti siamo invitati alla gioia e alla pienezza di vita della risurrezione).
Certo: è un mistero al di fuori della percezione dei nostri sensi. Siamo talmente immersi nella quotidianità e nella esperienza terrena che facciamo fatica ad aprirci a questo sguardo più profondo, più vero sulla nostra esistenza. Eppure è così decisivo! Ed è così bello! Ed è così arricchente! Pensare infatti al fatto che anche ciascuno di noi è fatto per essere glorificato dalla potenza di vita di Dio non diminuisce, ma aumenta la qualità del nostro stare con i piedi per terra: la prospettiva vincente dell’amore risorto ci motiva a vivere ogni cosa alla luce di questo amore e come collaborazione con Dio perché il più possibile, qui ed ora, gli altri possano vivere la bellezza di un amore forte e maturo.