Dissetati dall’Amore

Terza settimana di Quaresima: Con Gesù al pozzo.

Dal deserto al monte, dal monte ad un villaggio della Samaria, accanto a un pozzo quando il sole è a picco. Seguiamo Gesù in questo incontro straordinario con una donna che s’accosta per attingere acqua (Gv 4,5-42). Tentiamo pure di identificarci con lei, anche se la sua situazione è piuttosto particolare… Gesù ci chiede di dargli da bere: proprio a noi! Ce lo ha chiesto anche inchiodato sulla croce: «Ho sete!» (Gv 19,28). Ci mettiamo in dialogo con lui, perché c’è subito c’è qualcosa che non quadra. Chiede da bere, ma ha acqua da dare. Che acqua, Signore? Come a Cana: che vino intendi, Signore?
E siamo condotti a decifrare la nostra sete, cioè i nostri desideri e i nostri bisogni. Lui ha un’acqua viva: chi la beve non ha più sete… E noi abbiamo desideri e bisogni profondi, che cerchiamo sempre di soddisfare con qualcosa che li appaghi veramente e definitivamente. In realtà non mi pare scontato che noi abbiamo chiaro quale sia la nostra sete più vera: il cammino quaresimale ci sta aiutando a rimettere ordine. Questo tempo strano di limitazioni e di possibilità di muoversi solo per l’essenziale è una grande occasione spirituale, per mettere a fuoco ciò di cui abbiamo veramente bisogno, ciò che ci appaga veramente e che veramente può riempire le nostre giornate. Contano i soldi, la tavola piena, le cose, il potere, il successo? E in che modo contano le persone con le quali ci troviamo a vivere e dalle quali magari in questi giorni dobbiamo stare fisicamente distaccati? Che cosa cerchiamo veramente negli altri? Perché abbiamo bisogno di stare vicino agli altri?
«Hai detto bene: io non ho marito…» dice Gesù alla samaritana. E a noi, provocandoci a verificare se davvero ‘abbiamo marito’, cioè se abbiamo una capacità stabile e di vivere relazioni di amore significative, tanto forti e mature che nemmeno la morte le mette in pericolo. È questo il cuore della questione, questa la sete più grande che va dissetata. E che il Signore vuole dissetare, non donandoci delle cose, ma donandoci se stesso. Ha superato, Gesù, nel deserto, l’illusione che il potere, l’avere e il successo possano appagare il nostro bisogno profondo di amare e di essere amati. E offre continuamente la sua presenza nella quale la Trinità riversa su di noi l’enormità della sua consistenza di amore definitivo.
Nell’acqua del battesimo c’è il segno di questa vita d’amore che è riversata in noi per dissetarci, per metterci in un abbraccio sicuro, per immergerci in un oceano di amore infinito dentro al nostro quotidiano. Per renderci capaci di far zampillare a nostra volta acqua viva, di ispirare con la logica di dono ogni istante, ogni parola, ogni gesto. Di vivere un amore sicuro, che non tradisce, che non minaccia di finire o di allontanarsi. Un amore carico di valori condivisi e di progetti grandi, che non si ferma in superficie o alla semplice emotività.