La Chiesa ci suggerisce di astenerci dalla carne nei venerdì di Quaresima e nei giorni di digiuno: oltre ai motivi ascetici e spirituali di penitenza e di esercizio di libertà, ci può essere utile una serie di considerazioni scientifiche…
Il settore alimentare contribuisce ∼15-30% delle emissioni totali di gas a effetto serra (GHGE) nei paesi sviluppati. Il consumo di cibo è quindi considerato un fattore trainante dei cambiamenti climatici e il cambiamento delle diete come mezzo per ridurre i GHGE. In particolare, la riduzione del consumo di carne è stata proposta come un buon modo per ridurre le emissioni di GHGE legate all’alimentazione e contemporaneamente migliorare la salute.
Per utilizzare meglio l’ambiente. In effetti, la produzione di prodotti animali, in particolare la carne rossa dei ruminanti, consuma più energia e genera più GHGE rispetto a quella dei prodotti vegetali. Si stima che i gas associati all’allevamento del bestiame ammontino a 7,1 gigatonnellate, pari al 14% di tutti i gas serra prodotti dall’agire umano; oltre al metano emesso direttamente da i ruminanti, nel conteggio sono comprese le emissioni di anidride carbonica connesse alla produzione di soia, mais e altri cereali usati come mangimi. Attualmente il 35-40% dell’intera produzione mondiale di cereali è destinato alla zootecnia e tale quota è destinata a salire considerato l’aumento del consumo di carne a livello mondiale (negli ultimi cinquant’anni è quasi raddoppiato passando dai 23kg pro capite nel 1961 ai 43 kg pro capite di oggi). Con il trend attuale questi effetti negativi potrebbero aumentare superando i limiti di sostenibilità del pianeta entro il 2050 (Springmann et al. 2018). Che fare?
Per migliorare la salute. Inoltre i grandi studi epidemiologici (es. EPIC) mostrano come la carne rossa abbia un’influenza su malattie infettive, sul cancro del colon-retto e altre forme di cancro e su malattie cardiovascolari a causa del suo alto contenuto di colesterolo e grassi saturi. Pertanto, è ormai ampiamente riconosciuto che uno spostamento globale verso diete a base vegetale avrebbe un effetto favorevole sia sull’ambiente che sulla salute: i piatti vegetariani hanno sempre dimostrato di avere un minore impatto ambientale rispetto a quelli onnivori.
Le diete sostenibili sono state definite dalla FAO come “diete protettive e rispettose della biodiversità e degli eco-sistemi, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente giuste ed economiche; nutrizionalmente adeguato, sicuro e sano; ottimizzando al contempo le risorse naturali e umane ”.
Ricordiamo che le attuali linee guida, inclusa la piramide della dieta mediterranea recentemente aggiornata, raccomandano effettivamente il consumo di quantità moderate di una varietà di prodotti animali (Linea Guida per una Sana Alimentazione – CREA, AIRC).
RIFLETTIAMO
– Ogni volta che ci sediamo a tavola possiamo contribuire a creare un mondo migliore?
– Quanto pesa la nostra dieta sull’ambiente? E sulla nostra salute?
– I prodotti che consumiamo quotidianamente sono di stagione e con pochi km alle spalle?