Commento al Vangelo del 22 dicembre 2019.
Nell’ultima tappa dell’Avvento stiamo in particolare compagnia di Giuseppe: il brano di oggi ci spiega come ha vissuto lui la nascita di Gesù. Abbiamo meditato molto questo testo con i genitori e i ragazzi e i giovanissimi… Giuseppe è molto concreto. Si trova dentro a una situazione che lo spiazza, ma capisce che c’è di mezzo Dio e siccome vuole bene a Maria e vuole lasciar spazio a Dio, pensa di dover fare un passo indietro. Mostra una enorme libertà, quest’uomo giusto, abituato a fare le cose non di testa sua, ma mettendosi d’accordo con Dio. E dialogando con lui e con il suo angelo, capisce che Dio non l’ha scartato, non l’ha messo da parte pensando a Maria come madre del Messia! Capisce che anche per lui c’è una avventura stupenda di collaborazione per la salvezza (‘Gesù’ significa ‘Dio-salva’) di tutto il popolo. Giuseppe capisce dall’angelo che la sua persona è valorizzata in modo pieno in due prospettive molto concrete.
La prima è di essere ‘sposo’ di Maria. Tante volta ritorna il termine sposo/sposa in questo brano. E ci obbliga a pensare al rapporto intenso tra questi due giovani: un rapporto di dialogo serio e sereno (… da chi vuoi che l’abbia saputo, Giuseppe, che Maria era incinta?!), di condivisione, di aiuto reciproco, di preghiera insieme, di servizio e donazione quotidiani, di preoccupazione e di gioia, di sostegno e incoraggiamento costanti, di protezione…
La seconda prospettiva che riempie la vita di Giuseppe è quella di vivere da padre di Gesù. Non ci ha messo la biologia, ma tutto il resto sì, a partire dalla potestà di dare il nome. E anche qui siamo obbligati a pensare a tutta la dedizione di Giuseppe per questo figlio. I papà e le mamme lo sanno cosa vuol dire, dalle cose più concrete alle preoccupazioni e ai desideri di fondo…
Che gigante, Giuseppe: non uno sfigato, ma un uomo enormemente maturo, determinato, realizzato nel grande disegno della nostra salvezza. Lo dobbiamo proprio ringraziare!