Atti degli Apostoli: Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio

At. 4,1-31 Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio, la preghiera della comunità e l’esperienza dello Spirito

1 Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducei, 2 irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. 3 Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. 4 Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.

Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: “Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?”. Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: “Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, 10 sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. 11 Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. 12 In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”.

13 Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. 14 Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. 15 Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro 16 dicendo: “Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. 17 Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome”. 18 Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni replicarono: “Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. 20 Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. 21 Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. 22 L’uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni.23 Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. 24 Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio dicendo: “Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano25 tu che, per mezzo dello Spirito Santo, dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:

Perché le nazioni si agitarono

e i popoli tramarono cose vane?

26 Si sollevarono i re della terra

e i prìncipi si allearono insieme

contro il Signore e contro il suo Cristo;

davvero in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d’Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai consacrato, 28 per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che avvenisse. 29 E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, 30 stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù”.

31 Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza..  

Primo “quadro”, 4, 1-22: La testimonianza di Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio

         I personaggi che “sopraggiungono” portano in scena diverse forme del potere che ruota attorno al tempio: potere giuridico-religioso (i sacerdoti), militare (il comandante delle guardie del tempio) e teologico-culturale (i sadducei).

         L’annuncio della prima comunità è “irritante” per il potere (4,2) e per questo Pietro e gli undici vengono chiamati a processo. L’istruttoria verte su una domanda estremamente specifica: “Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?”

         Pietro risponde alla domanda, ma la sua risposta, in realtà, è un allargamento di orizzonte: il tema fondamentale non è “chi ha autorizzato” gli Apostoli a operare una guarigione, ma “da chi viene la salvezza”. Il discorso di Pietro è insieme kerigmatico (…Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti; …in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”) e cristologico (“Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.).

          A questo punto, l’impalcatura del potere cade: gli accusatori “rimanevano stupiti” e “non sapevano cosa replicare”. È una dinamica che riecheggia in San Paolo: 1 Cor 2, 14-15: “14 L’uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. 15 L’uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.”. Allora si tenta di imporre agli Apostoli una censura, a “contenerli”. Di fronte a questa intimidazione, Pietro e Giovanni replicano con parole diventate paradigmatiche: “Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. 20 Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”.

   Secondo “quadro”, 4, 23-31: La Preghiera della comunità e l’esperienza dello Spirito

         La comunità, quando viene a conoscenza dell’accaduto, rilegge i recenti avvenimenti alla luce della fede e, per questo, prorompe nella lode e nella preghiera che verranno suggellate dalla presenza sensibile dello Spirito santo. Il segno di questa rilettura della storia è la scoperta che il salmo 2 si è avverato nelle loro vite: la generale espressione “il tuo consacrato” prende un significato peculiare dopo le vicende di Gesù e diventa “Il tuo Cristo”.

         La preghiera degli apostoli è composta di due consapevolezze e una richiesta:
– il mondo è la storia sono nelle mani di Dio (4, 24),
– la storia è il luogo in cui la volontà di Dio e quella dell’uomo spesso sono in conflitto (4, 24-25)
– la comunità comprende che gli eventi recenti fanno parte di questo conflitto e pertanto la comunità chiede di diventare strumento della diffusione della Parola.
A questo punto, lo Spirito si manifesta sensibilmente.

   Il tema della “franchezza”

         Il termine “franchezza” ricorre tre volte nel testo, e ha sempre funzione di snodo narrativo:
– nella prima ricorrenza, causa lo stupore del Sinedrio;
– nella seconda, è oggetto della preghiera di richiesta della comunità;
– nella terza, è segno della preghiera esaudita.
“Franchezza” traduce il greco parrhs…a (parresìa). La traduzione italiana sottolinea il tema del coraggio e della libertà (“franco” = coraggioso e, anche, libero da vincoli); l’originale greco include i termini “tutto” (pan) e “parlare” (radice “re” di “rhema”: le cose dette). Il significato espresso è quindi quello di “parlare (ma anche: “giudicare”, “valutare”) liberamente e coraggiosamente di ogni cosa”. Non ha nulla a che fare con l’essere arroganti, però si oppone all’eccesso di prudenza quando non all’ipocrisia.

Una “contrapposizione” come chiave di lettura dell’intero brano

         Nel brano che abbiamo letto, in definitiva, appare centrale l’opposizione tra l’atteggiamento umano che cerca di rinchiudere l’azione dello Spirito nella proprie categorie giuridico-culturali (“Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?”) e la potenza liberante dello Spirito che permette di proclamare la Parola al di là di ogni vincolo umano.

Testi utili

Da EG, n. 61: le diverse sfide dell’evangelizzazione

Evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi. A volte queste si manifestano in autentici attacchi alla libertà religiosa o in nuove situazioni di persecuzione dei cristiani, le quali, in alcuni Paesi, hanno raggiunto livelli allarmanti di odio e di violenza. In molti luoghi si tratta piuttosto di una diffusa indifferenza relativista, connessa con la disillusione e la crisi delle ideologie verificatasi come reazione a tutto ciò che appare totalitario. Ciò non danneggia solo la Chiesa, ma la vita sociale in genere. Riconosciamo che una cultura, in cui ciascuno vuole essere portatore di una propria verità soggettiva, rende difficile che i cittadini desiderino partecipare ad un progetto comune che vada oltre gli interessi e i desideri personali.

Alcuni spunti per la riflessione personale

–       Che cos’è – esattamente – ciò che io ho “visto e ascoltato” e “non posso tacere”?

–       Quali sono, nella mia esperienza personale, le “sfide” che ho dovuto affrontare per annunciare il Vangelo?

–       Come definisco e percepisco il “relativismo”?

–       Ho mai sperimentato – e in quali forme – quel particolare dono dello Spirito che si chiama “franchezza”?

–       La mia concezione della storia (e, quindi, della mia storia individuale) ricalca quella espressa dalla preghiera della comunità in 4, 23-31?