Vino buono

Commento al Vangelo del 20 gennaio 2019.

Manifestazione. Epifania, Battesimo di Gesù e inizio dei segni a Cana: tre eventi di ‘manifestazione’. Il Figlio di Maria nato da donna si fa vedere, si fa conoscere come re di tutti i popoli, come Persona della Trinità, come Messia.

Più in profondità. Tutto (a Betlemme, sulle rive del Giordano e a Cana) si svolge nella semplicità e nella ferialità. Alla festa di nozze di Cana, la Madre di Gesù si accorge che non c’è vino e segnala la cosa a suo figlio, che rivolgendosi a lei cambia piano, ad andare in profondità. Nella ‘rispostaccia’ di Gesù («Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora») riconosciamo un insegnamento particolare: la madre diventa la Donna, Maria diviene figura della Chiesa e dell’umanità intera che desidera un amore autentico, un amore che solo Dio può donare. C’è un fraintendimento sul vino: il vino frutto della vite a cui pensa Maria non è il vino a cui pensa Gesù, che ha in mente il sangue dell’Alleanza. Ancora, l’ora non è ancora giunta, perché l’ora è la Pasqua di morte e risurrezione, verso la quale tutta la vita di Gesù è orientata. L’evento in cui l’alleanza d’amore sarà definitivamente fatta conoscere.

Fidarsi. Maria si fida senza discutere, indica ai servi e a noi come ci si dovrebbe porre davanti al Figlio: con una fiducia completa («Qualsiasi cosa vi dica, fatela»). In fondo, è quello che lei ha sempre vissuto, come serva che gioiosamente si mette a disposizione («Avvenga per me secondo la tua parola», aveva detto all’angelo in Lc 1,38).

Una gloria nascosta. E il Figlio, che è il Messia, con grande pazienza educativa e arguzia simbolica invita quei servi a riempire d’acqua le sei anfore: sei non è ancora la pienezza del sette e l’acqua non è buona come il vino. Tra le mani e sotto gli occhi di questi servi obbedienti avviene il prodigio dell’acqua trasformata in vino buono. L’evangelista non lo chiama però né prodigio, né miracolo: preferisce la parola segno perché ha capito che Gesù non è in cerca di facile successo manifestando il suo potere con effetti speciali e spettacolari ma vuole rivelare la gloria di un amore straordinario, che i discepoli dovranno imparare a riconoscere nel volto del crocifisso, oltre che in quello del risorto. Bisogna avere occhi per cogliere la profondità di ciò che viene mostrato e rivelato. Si conferma lo stile d’amore di Dio, che si fa riconoscere solo nell’umiltà e nella delicatezza.

L’alleanza nuova. A Cana, nel contesto di una festa di matrimonio, Gesù si presenta come lo sposo che dà il vino buono: è Lui il salvatore pieno di gloria, che offre una alleanza nuova, buona e definitiva con l’umanità, sposa di Dio. La prima alleanza non era sufficiente, non funzionava, non era in grado di rinnovare veramente l’umanità. Ora l’alleanza, l’amicizia tra Dio e gli uomini, è definitivamente stabilita. Nel sangue del suo Figlio inchiodato sulla croce c’è la certezza di una dichiarazione d’amore irreversibile. A questo amore tutti sono candidati. A questo vino nuovo tutti possono dissetarsi, incontrando il Signore risorto velato ma veramente presente nella sua Chiesa. 00000000000000