Puoi purificarmi!

Commento al Vangelo del 11 febbraio 2018.

Prima di iniziare la Quaresima, facciamo in tempo a leggere tutto il primo capitolo del racconto di Marco: oggi seguiamo Gesù che, mentre se ne va per tutta la Galilea, incontra e purifica un lebbroso (Mc 1,40-45). È un incontro commovente, che aiuta noi discepoli e lettori a capire altre cose su Gesù di Nazaret, il Cristo, il Figlio di Dio.

Ma il lebbroso non è semplicemente un malato nel corpo. Capiamo bene che la lebbra, contagiosa com’è, obbliga a star distanti dagli altri, ma fatichiamo a capirne il senso religioso. Tuttavia, secondo la concezione del tempo il lebbroso era un ‘impuro’, uno distante dalla purezza di Dio, impossibilitato ad accostarsi al tempio, ed escluso rigorosamente dalla comunità. La guarigione dalla lebbra (semmai fosse capitata) doveva essere certificata dai sacerdoti del tempio che riammettevano l’israelita tra il popolo (cf. la prima lettura di oggi e la dettagliata normativa in Levitico 13-14).

Quel lebbroso ha del coraggio. Se ne frega della normativa s’avvicina a Gesù. Chissà la reazione di paura, sconcerto e di scandalo e di disprezzo dei discepoli e della gente che gli stava attorno! Quell’uomo s’avvicina a Gesù e si mette in ginocchio a supplicarlo. Il suo gesto e le sue parole («Se vuoi, puoi purificarmi») sono per noi un mirabile esempio di preghiera ‘integrale’. Con tutta la sua persona (corpo, cuore, bocca) si accosta a Gesù. Lo fa con umiltà, consegnandosi a Lui perché riconosce di non poter far niente da solo, né per il suo corpo né per il suo cuore. Lo fa senza nessuna pretesa, credendo nella libertà dell’amore di Gesù (‘Se vuoi’!). Non chiede la guarigione fisica: chiede ‘la purificazione’ della sua persona, chiede di essere riammesso nella relazione con Dio e con gli uomini. E si trova in sintonia con ciò che anche Gesù vuole e, solo, può fare: «Lo voglio, sii purificato». Di fronte al timido ‘Se vuoi’ del lebbroso, sta il deciso, profondo ‘Lo voglio!’ che sgorga dal cuore di Gesù che, vedendolo, era stato preso da ‘compassione’, gli aveva teso la mano e lo aveva toccato, fregandosene anche lui della normativa igienico-religiosa e della paura di quelli che gli stavano attorno. Tutta la persona del lebbroso è incontrata e toccata da tutta la persona di Gesù: corpo, cuore, bocca. Tutto, però, parte dal cuore che ama.

Questa piccola scuola di preghiera è per noi anche una scuola di vita, chè le cose vanno sempre insieme. Almeno in due direzioni. La prima è la nostra vita di relazione con Dio, davanti al quale dobbiamo imparare a stare con stupore: lui ha voglia (molto più di noi!) di toccarci, di tendere verso di noi la sua mano, di renderci puri, cioè capaci di vederlo e di amarlo. Tocca e guarisce le nostre forme di lebbra interiore: paure, blocchi, confusione, affetti disordinati, ansie, dispiaceri, fallimenti, peccati…

La seconda è la nostra vita di rapporto con gli altri. Da Gesù che incontra il lebbroso impariamo un modo rinnovato di incontrare gli altri, specie quelli da cui ci viene da prendere le distanze, quelli che ci fanno paura, che ci stanno antipatici, che sentiamo diversi e minacciosi per noi. Impariamo a guardare con compassione, a desiderare e volere il meglio per loro, a tendere loro la mano e a toccarli con semplicità. Noi non abbiamo certo la forza purificatrice di Gesù, ma i nostri piccoli gesti di accoglienza sono il modo per collaborare con Lui che vuole raggiungere tutti, e lo fa anche attraverso di noi. Certo, c’è da allenarsi molto, perché le nostre resistenze interiori sono forti, ma questo è il cammino della nostra conversione come discepoli.

Di san Francesco si racconta: «Un giorno che stava pregando fervidamente il Signore, sentì dirsi: “Francesco, se vuoi conoscere la mia volontà, devi disprezzare e odiare tutto quello che mondanamente amavi e bramavi possedere. Quando avrai cominciato a fare così, ti parrà insopportabile e amaro quanto per l’innanzi ti era attraente e dolce; e dalle cose che una volta aborrivi, attingerai dolcezza grande e immensa soavità”. Felice di questa rivelazione e divenuto forte nel Signore, Francesco, mentre un giorno cavalcava nei paraggi di Assisi, incontrò sulla strada un lebbroso. Di questi infelici egli provava un invincibile ribrezzo; ma stavolta, facendo violenza al proprio istinto, smontò da cavallo e offrì al lebbroso un denaro, baciandogli la mano. E ricevendone un bacio di pace, risalì a cavallo e seguitò il suo cammino. Da quel giorno cominciò a svincolarsi dal proprio egoismo, fino al punto di sapersi vincere perfettamente, con l’aiuto di Dio» (FF 1407-1408).