Un governo affidabile

Commento al Vangelo del 22 gennaio 2017.

Che momento, quello descritto oggi dall’evangelista Matteo (4,12-23): l’inizio della predicazione di Gesù! Dalla bocca del figlio di Dio, incarnatosi nel grembo di Maria di Nazaret, rimasto per trent’anni nel silenzio e nella intimità della famiglia di Nazaret, esce per la prima volta la buona notizia, il Vangelo. Dalla voce stessa di Dio in terra. Quella Parola ha cominciato a rimbalzare nelle orecchie, nei cuori e nelle voci dei discepoli del Signore, in modo da raggiungere il mondo intero. E sta continuando a risuonare oggi nelle nostre orecchie, nei nostri cuori, nelle nostre voci. E ha ancora tanto cammino da fare per farsi sentire dai cuori di tutti, proprio di tutti.

Matteo tratteggia quel momento con una solennità che ci aiuta a cogliere come, dietro la sua incredibile semplicità, la Parola coinvolga anche noi.

Gesù sceglie Cafarnao, cittadina di pescatori sulle rive del lago di Galilea. Non è partito da Gerusalemme, ma da una regione di confine, da una periferia. La Galilea, a nord della Samaria e della Giudea, era una zona molto popolosa, di grande vivacità economica, aperta alle influenze straniere. Proprio in quella terra (occupata storicamente dalle tribù ebraiche di Zabulon e Nèftali) inizia a splendere la luce. Il richiamo della profezia di Isaia (8,23ss) è potentissimo: quella terra, pur vivace economicamente e aperta a tanti scambi con le ‘genti’, è immagine dell’umanità intera che abita «nelle tenebre, in regione e ombra di morte». Non è che sia cambiato molto: Krasnodar, Ferrara, l’Italia, il mondo intero sono ancora per tanti versi in una situazione di oscurità, di confusione, di disumanità, di lontananza da Dio. Gesù sceglie oggi, con la stessa forza e freschezza di allora, di far risuonare qui la sua Parola. Che divina testardaggine!

Le sue prime parole sono come il titolo di tutta la sua successiva predicazione. «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Senza che nessuno glielo chieda, Gesù comincia a gridare il suo appello alla conversione. «Cambiate mentalità, cambiate stile di vita, cambiate il modo di giudicare voi stessi e le cose». Forse molti anche allora si sono messi a sorridere, e possiamo immaginarsi le loro parole, simili alle nostre o a quelle di tanta gente di oggi: «Che cosa vuole questo nazareno? Noi stiam bene così… ci vanno bene le idee che abbiamo, perché dovremmo cambiare?». Il perché lo dice immediatamente, il Signore: «il regno dei cieli è vicino!». Ciò che fa la differenza, l’unico motivo che può smuovere a cambiar vita, è la vicinanza del ‘regno dei cieli’, espressione che in Matteo traduce ‘regno di Dio’, marcando assieme la sua vicinanza e la sua trascendenza. Se ti accorgi che proprio Dio è presente e si propone come tuo re, allora puoi decidere di cambiare testa e vita. Se ti accorgi che Gesù Cristo, il Figlio di Dio che ha scelto una corona di spine, non è un re qualsiasi, ma l’unico re affidabile, allora ti lasci coinvolgere da Lui e diventi volentieri suo ‘suddito’, coinvolto nel suo regno. Già, perché Dio si è mostrato ‘affidabile’ proprio nelle parole e nella esperienza d’amore di Gesù Cristo, il re che, per donare salvezza ai suoi, s’è cacciato nella mischia e nella lotta più terribile, quella con il peccato e con la morte. A pensarci bene, se anche solo per qualche istante gli uomini si lasciassero veramente governare da Dio, le cose cambierebbero parecchio. Molti lo hanno fatto. Molti lo stanno facendo. Con percorsi diversi: c’è chi parte dal rendersi conto di essere peccatore e bisognoso di salvezza e non sa dove sbattere la testa per trovarla e si imbatte in Gesù Cristo; c’è chi, come i primi discepoli o come Paolo, si imbattono in Gesù Cristo e rimangono così affascinati da lui da capire poi che avevano davvero bisogno di un re che cambiasse la loro esistenza in una esperienza matura, piena di cose vere e d’amore, santa.

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