Commento al Vangelo del 14 maggio 2023.
Si starebbe delle ore ad ascoltare Gesù e quello che ha detto in quell’ultima cena, prima di consegnarsi per amore di tutti fino all’ultimo respiro sulla croce. Ed è proprio un grande regalo quello dell’evangelista Giovanni, che ci ricorda queli lunghi discorsi (addirittura quattro capitoli, dal 13 al 17).
Oggi (Gv 14,15-21) Gesù continua ad aprire le nostre menti e i nostri cuori al mistero dell’amore trinitario, che ci coinvolge profondamente. Dolcemente. Anche se, dobbiamo dirlo, il modo di parlare del Signore a noi sillogistici ed enciclopedici sembra strano. Ma è la poesia! Perché solo con la poesia si può dire la bellezza e l’amore.
È proprio preoccupato, il Signore, con il Padre, che noi conosciamo la verità della vita, della storia, della nostra persona, del nostro mondo, di come andrà a finire la vita. Ce la vuole dire ‘standoci accanto’ come un amico premuroso, che illumina e incoraggia. In greco questo amico si chiama ‘Paraclito’. Gesù è il paraclito. E adesso è presente tramite un altro Paraclito, che è lo Spirito Santo, di cui inizia a parlarci proprio in quei discorsi, per farcelo conoscere e per aiutarci ad accorgerci della sua opera e della sua presenza.
Quando mercoledì scorso ne abbiamo parlato alla Lectio divina, uno dei presenti, sentito dire che una delle cose che lo Spirito fa è incoraggiarci interiormente e farci sentire forza nelle situazioni difficili della vita, ha esclamato: «Ma a me è successo un sacco di volte… e non sapevo ancora che fosse lo Spirito». È così, lo Spirito: ti guida alla verità con discrezione; ti incoraggia senza mettere il distintivo davanti; di da vita anche senza chiederti il parere.
Però, che bello riconoscerlo! Se già hai vita da lui quando non lo conosci, figurati quando impari a decifrare nei pensieri e nei sentimenti la sua presenza che ti suggerisce la verità (quando ascolti la Parola e la mediti personalmente o insieme, nelle parole buone dei testimoni, nelle ispirazioni interiori). E poi quando senti incoraggiamento nelle difficoltà, calore nella solitudine, grinta nell’affrontare le cose. Magari viene dal di dentro. Altre volte viene dalla vicinanza di un amico, di un fratello.
Già, perché a sentire Gesù, lo Spirito non opera solo qualche volta, ma sempre. E il suo ‘mestiere’ è quello di rendere presente il Padre e il Figlio. Loro tre fanno sempre le cose insieme. Sempre. Creano, rivelano, salvano, perdonano, incoraggiano. Sempre insieme. Qui proprio la poesia di Gesù ci fa intuire la bellezza del vivere uno dentro l’altro. Accade tra loro tre (io nel Padre, il Padre in me…)… e accade per noi: perché è molto chiaro il desiderio di Gesù, che noi stiamo dentro a quell’abbraccio. Profondamente. Intimamente (voi in me, io in voi, sarete amati dal Padre, io vi amerò, io mi farò riconoscere da voi).
È la fonte di un mondo nuovo. Chi si sente Gesù dentro e dentro a Gesù e al Padre, grazie allo Spirito, non può guardare agli altri come nemici. Non può fregarsene dei poveri. Non può maltrattare i vicini di casa, i parenti, i colleghi. Chi sente il Padre dentro di sé non può arricchirsi alle spalle degli altri, magari fabbricando e vendendo armi, o raffinando e spacciando droghe, o sfruttando i lavoratori vicini o lontani.
Il Signore spera che quelli che si aprono a conoscere la sua Presenza, diventino promotori di pace e di giustizia, gente strapiena di compassione, che non dorme alla notte per trovare i modi di aiutare gli altri. Gente che vive serenamente nel servizio le sue giornate: al servizio dei famigliari e dei vicini di casa, dei colleghi e dei dipendenti, della amministrazione pubblica. Gente, insomma, che vive sbilanciata sugli altri, per assomigliare un poco alla bellezza delle persone divine, che nella gioia del loro essere non fanno altro che riversarsi continuamente e completamente l’una sull’altra, non tenendo per sé neanche una goccia della propria vita.