Commento al Vangelo e audio dell’omelia del 16 aprile 2023.
L’evangelista Giovanni racconta tre apparizioni di Gesù risorto ai discepoli. La prima fu la sera del primo giorno della settimana. La seconda otto giorni dopo (Gv 20,19-31). La terza sulle rive del lago di Galilea.
Oggi stiamo con i discepoli chiusi a chiave nel luogo dove si erano riuniti. Proviamo con loro paura di fare la stessa fine di Gesù, dolore indicibile per la morte del loro amico e maestro, senso di fallimento per averlo rinnegato e abbandonato, sconcerto per quello che il mattino le donne ci hanno annunciato e che per tutta la giornata è stato oggeto di animate discussioni tra di noi, mentre abbiamo chiesto alla Maddalena e alle altre ormai mille volte che cosa hanno visto veramente!
Il Signore si fa vivo d’improvviso. Lo contempliamo in mezzo, perché lui ‘sta’ lì, sempre nel centro del nostro cuore e nel centro della comunità dei suoi discepoli. Non ha bussato, non ha suonato il campanello, non ha preparato il suo arrivo, non gli abbiamo aperto noi la porta, non lo abbiamo chiamato noi. Lui sta in mezzo e basta. Sempre, da quella sera in poi, è lui il vero centro di una comunità che vuole dirsi cristiana. La sua presenza di risorto è un dono assolutamente gratuito, che noi non meritiamo per niente e che non possiamo comprare.
Mentre il Signore risorto si fa vivo e si fa vedere nel suo vero corpo, ci tiene in modo particolare a mostrarci le sue mani e il suo fianco. Bucati dai chiodi tre giorni fa. Sono segni di riconoscimento. Sono segni del suo amore. Mentre ce li mostra non è arrabbiato, non ce la vuole far pagare, non ci rimprovera per il nostro tradimento. Piuttosto lo fa per la nostra incredulità!
Le sue prime parole, insistenti e ripetute, sono: «Pace a voi!». Che spettacolo! Pace come serenità e tranquillità nel tumulto interiore che stiamo vivendo. Pace come riconciliazione con lui, da noi tradito e abbandonato. Pace come dono di pienezza di vita, di prosperità, di sapienza: come condizione serena nella quale vivere al meglio i rapporti personali, famigliari e comunitari, tirando fuori ognuno il meglio di sé. Pace perché Lui ci aiuta a risolvere anche i conflitti e i contrasti tra di noi, con la superiore forza del suo amore che perdona e che ci tira dentro nel suo sguardo di stima e di fiducia e di desiderio di costruire il Regno.
Il Signore risorto non perde tempo. Ci manda subito, immediatamente. Non fa nessuna manfrina sdolcinata: c’è da andare a parlare di lui, da annunciare al mondo che il Dio della Pace è risorto e vuole perdonare e portare chiarezza, per tutti. È un compito inaudito e umanamente impossibile. Siamo in pochissimi e dobbiamo andare in tutto il mondo? Dobbiamo andare da miliardi di fratelli e sorelle a parlare loro di Gesù risorto? Dobbiamo andare dai capi dei popoli e dei governi a dire che senza il Risorto non c’è autentica costruzione di una umanità nuova, non c’è cammino di pace per nessuno, non c’è possibilità di futuro serio per l’umanità intera? Gesù lo sa che siamo spiazzati, che ci chiede una cosa sovrumana (se intendiamo l’essere umani riducendoci a considerare il nostro uomo terreno). Per questo ci dona il suo Spirito che ci divinizza e ci abilita, nella comunione con lui, ad essere il lievito del Regno nel mondo. Proprio noi!