Menomale che c’è la Pasqua!

Commento al Vangelo del 9 aprile 2023.

Ed è bello celebrarla solennemente ogni anno, per vivere più in profondità il mistero che ci accompagna ogni giorno della nostra vita.

Abbiamo proprio bisogno della Pasqua. E di contemplare il dono più grande di Dio Padre dopo quello della creazione: la nuova creazione della nostra umanità e del cosmo.

La Pasqua è proprio questo, che sta al centro della nostra fede: ricevere il dono di un rapporto d’amore che è più forte della morte e che fa nuove e belle le nostre persone e che ci pone come testimoni contagiosi, in una esperienza comunitaria più autentica.

– La risurrezione del Signore, che ha assunto la nostra carne mortale fino a partecipare anche alla passione e alla morte (e alla morte di croce!), è l’affermazione della continuità del rapporto d’amore di Gesù con noi. Lo vediamo nei primi incontri con i discepoli, che sono il paradigma di ogni esperienza di adesione a Gesù: Lui, risorto, si fa vedere a chi gli vuole bene e lo accompagna a riconoscerlo con tutta la delicatezza e la chiarezza di cui è capace. Celebrare la Pasqua in modo solenne richiede un atteggiamento di contemplazione, di stupore, di silenzio davanti al dono che Gesù fa di sè nell’ultima cena, nell’orto degli ulivi, nella via crucis, sulla croce, nelle apparizioni ai suoi amici per strada, nel cenacolo, in riva al lago.

– Questo incontro con l’unico che ha un amore più forte della morte è fatto per trasformare le nostre persone, per farci camminare in una vita nuova. La vita del Risorto, il suo stile di amore e di donazione fino all’ultimo respiro, di compassione e di solidarietà. È lo stile maturo e vincente per ogni uomo. Celebrare la Pasqua in modo solenne significa per noi ri-dire il nostro sì al Signore e al suo Spirito, perchè i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre scelte quotidiane siano più con-formi alla umanità stupenda del Risorto.

– Contemplare l’avvenimento storico/trascendente della risurrezione e specchiarsi nella umanità glorificata di Gesù è compromettente. Scoprire e ri-scoprire la perla della nostra vita, decidere di nuovo di vivere ‘per’ il Signore che è il più forte e il più bello di tutti non può che essere contagioso. Usciremo dalle celebrazioni pasquali più raggianti, più confortati, più incoraggiati a vivere con impegno le nostre faccende quotidiane in questo mondo. Saremo più realisti nel guardare alla passione del Corpo mistico di Cristo che continua nella storia, più sicuri che non c’è via di rinnovamento e di pace per l’umanità se non nella amicizia con Risorto, più forti nella solidarietà e nella ferma testimonianza della giustizia, costi quel che costi.

– La Pasqua del Signore ci fa Chiesa, comunità di discepoli più uniti: il Signore è morto e risorto per ognuno dei miei fratelli, vuole bene a tutti come vuole bene a me, scommette sugli altri come scommette su di me. Il principio della sinodalità della comunità cristiana, e delle comunità cristiane fra di loro, e dei cristiani con tutti gli altri uomini e donne è proprio l’amore spiazzante del Signore crocifisso, morto e risorto per tutti.