Riportiamo in questa pagina tutti i contributi dei gruppi parrocchiali nel secondo anno della fase dell’ascolto. Le Schede su cui i gruppi si confrontano sono quelle indicate dal Consiglio pastorale parrocchiale tra quelle messe a punto dalla Diocesi: Chiesa e missione, Chiesa e comunione, Le strutture nella Chiesa.
I materiali per la consultazione sinodale si possono trovare nella apposita sezione del sito diocesano.
9 marzo 2023: Gimi1 su Chiesa e Missione
IL SEGNO MISSIONARIO è LA NOSTRA TESTIMONIANZA. Prima di convincere con le parole, farlo con i fatti! Vivere la fede e partecipare alla vita della parrocchia ci arricchisce come persone dandoci opportunità uniche. Invece che raccontare il vangelo alle persone, raccontare le esperienze che viviamo in chiesa. Il miglior modo per convincere le persone è essere attivi con fede anche nella vita quotidiana (non solo venire a messa, fare il grest o venire a gruppo). Portare i nostri gesti e le emozioni agli altri. sottolineare le cose belle che possono apprezzare ancor prima delle motivazioni di fede; raccontare le proprie esperienze con la fede per far capire che sono una cosa vicina a noi,
FIDUCIA E ASCOLTO. Prima di tutto, importante è l’ascolto! Vorrei che noi fedeli prima ascoltassimo chi abbiamo davanti cercando di capire cosa costruisce il muro che ci blocca, e di lì partire e raccontare il bello della nostra fede. Per parlare della bellezza della fede bisogna avere un rapporto di fiducia con l’altra persona. Difficile far capire quel che è la fede con chi non si conosce e non è in ricerca delle cose più profonde o non ha rispetto di quel che pensi. Attraverso la fiducia si può costruire un dialogo profondo e portare la persona a poter capire quanto sia bella questa esperienza. Quando si instaura la fiducia possono venire fuori dei temi più profondi
UNA NUOVA NARRAZIONE SULLA CHIESA. Serve un linguaggio che non sopprima e non si metta in concorrenza con il linguaggio scientifico. Contrasto tra scienza e Chiesa: viene raccontato che la Chiesa ha negato l’evidenza per poi essere costretta ad ammetterne la ‘verità’. Cambiare le cose, in una fiducia reciproca, e mostrare che le visioni non sono in contrasto, ma si arricchiscono a vicenda.
Importante il rapporto con il passato. La Chiesa ha un grosso peso nel passato, fatto anche di periodi bui. Per come si studia a scuola e come ne parla la cronaca la nostra generazione si trova con millenni di storia che non sono positivi. Abbiamo il dovere di ribaltare questa situazione, portare un racconto nuovo, qualcosa di nuovo. Privazione delle libertà: si mette in risalto che la Chiesa e la partecipazione alla vita parrocchiale pone dei limiti, impedisce cose che uno della nostra età può fare.
25 febbraio 2023: incontro aperto a tutti
- All’ incontro, che si è svolto in chiesa prima della Messa, hanno partecipato 4 persone
S. Ci sono molte persone che aiutano per le attività della parrocchia però è faticoso entrare nel gruppo che porta avanti queste attività.
– Anche alla S. Messa domenicale difficilmente si salutano le persone che non si conoscono che in questo modo restano isolate e non si sentono parte della comunità parrocchiale. E’ molto piaciuto l’invito che alla fine della S. Messa del mercoledì delle Ceneri il parroco ha rivolto a tutte le persone che erano in chiesa, cioè di non uscire di chiesa senza aver salutato almeno una persona che non si conosce. E’ un gesto da ripetere più spesso.
– L’organizzazione del sacramento della confessione è un po’ trascurata, è vero che ci sono dei giorni e degli orari in cui i sacerdoti dovrebbero essere a disposizione per le confessioni ma capita, loro malgrado, che contemporaneamente essi siano impegnati in altre attività (riunioni, messe, ecc.).
L. Ha molto apprezzato l’invito del parroco alla s. Messa delle Ceneri per far conoscere tra di loro i membri della comunità parrocchiale e ricorda le sue difficoltà di rapporto col mondo parrocchiale fino a che S. non le si è presentata e invitata a partecipare a qualche attività.
– Sono importanti per questo scopo anche le attività ricreative come gite, cene o altre occasioni di incontro delle persone che non hanno particolari impegni in parrocchia.
– Ha notato che alle S. Messe, per le letture vengono coinvolte sempre solo alcune persone mentre per lei andrebbero coinvolte più persone.
S. Fa presente che la Curia dovrebbe collaborare maggiormente e favorire le attività dei gruppi sia a livello diocesano che parrocchiale. La sua esperienza è che questo è sempre molto faticoso e difficile.
M. Nella nostra realtà parrocchiale stiamo vivendo un periodo nuovo, quasi sperimentale. La riunificazione delle parrocchie del Corpus Domini e di Sant’Agostino dopo quasi 50 anni determina una situazione delicata che, giustamente, tutti non stanno sottovalutando. Il clima però è positivo perché c’è la consapevolezza che ciò era inevitabile visto il periodo di carenza di sacerdoti e gli impegni che invece si accumulano. E’ necessario quindi che gli stessi sacerdoti si stringano più in comunità tra loro per facilitare lo scambio di impegni, l’organizzazione e il sostegno reciproco.
– Anche da parte dei laici sarà necessario fare maggiore attenzione all’equilibrio territoriale nello svolgere le varie attività facendo in modo che nessuno si senta escluso. Diventa sempre più importante il dialogo con l’intera diocesi ed anche i nostri consigli pastorali in via di unificazione hanno bisogno di confrontarsi con i consigli di più alto livello e quindi di essere sempre informati delle valutazioni e delle scelte fatte a livello vicariale e diocesano e a sua volta condividere con loro quanto scaturisce dai consigli pastorali parrocchiali.
– Per quanto riguarda il rapporto con la società civile credo che sia importante come laici impegnati nella chiesa, dare il nostro contributo non di parte politica ma di parte cristiana, cercando modi di comunicare nel nostro ambito le nostre idee sui problemi della società civile di cui facciamo parte. A tal fine sarebbe auspicabile la formazione di un gruppo che si occupasse ufficialmente a nome della parrocchia di questi argomenti, ci ragionasse e aprisse il contributo a tutta la comunità parrocchiale e poi alla società civile. Faccio un esempio: l’eliminazione delle 2 ferrovie che fra qualche anno sarà una realtà, cosa cambierà nel nostro quartiere e quali sono le proposte che potremmo avanzare per il bene di tutti i cittadini di questa zona?
26 febbraio 2023: incontro aperto a tutti
Presenti una decina di genitori di ragazzi di terza e quarta elementare.
Si spiega cosa è il Sinodo e a che punto siamo nel cammino. Si spiegano le tre domande e si lascia un tempo di riflessione in cui poter scrivere post it da attaccare a un cartellone. Poi discussione con la metodologia concordata.
COME E GRAZIE A CHI HO FATTO L’ESPERIENZA AFFASCINANTE DELL’INCONTRO CON IL RISORTO?
E’ sicuramente la famiglia il primo luogo di incontro con Cristo.
Poi arriva un momento nella crescita in cui si cercano modelli anche fuori dalla famiglia e lì sono importanti gli incontri.
Per ciascuno ci sono figure/incontri significativi in vari momenti della vita: un parroco testimone di carità, il corso pre matrimoniale, il gruppo Scout, all’università con Comunione e Liberazione, un educatore di quelli per davvero…
La parrocchia è un luogo/comunità che aiuta ad avvicinarsi insieme al Risorto. Il confronto con altre persone in cammino è fondamentale. In questa parrocchia in particolare abbiamo avuto modelli importanti, parroci che hanno testimoniato la bellezza dell’incontro con il Risorto rendendolo affascinante, alternativo al senso comune, pieno di amore…
Bella la testimonianza di una mamma: “Sostituirei ho fatto con faccio…il Risorto è sempre in cerca di noi…lo incontro continuamente in alcuni sacerdoti testimoni, nella Messa, con le famiglie del catechismo…”
QUALI SEGNI E LINGUAGGI POSSONO RENDERE “EFFICACE” L’ANNUNCIO DEL VANGELO, FAVORENDO L’INCONTRO, LA TESTIMONIANZA E L’INCULTURAZIONE?
La Chiesa deve essere aperta a tutti e per tutti. Fisicamente: la porta aperta, il parroco presente, i fedeli partecipi. Come stile: non si rifiuta nessuno, si accettano idee diverse, non si ricorre al dogmatismo.
Ci vuole un incontro vero. Spesso le persone sono in ricerca, a volte basta uno sguardo e una parola che testimoni l’amore di Gesù.
Il Vangelo si annuncia vivendolo: amore, ascolto, unione, rispetto nella vita di ogni giorno. L’Annuncio passa nell’essere una comunità felice, presente nel suo territorio: nelle scuole, nei parchi pubblici, alle feste di compleanno dei figli. Le persone vedono un gruppo di cristiani, che vivono da cristiani e ne percepiscono la serenità di fondo dovuta ai valori condivisi del Vangelo. E questo li attira.
Per i giovani la nostra proposta deve essere un “figata”! La parrocchia diventa attrattiva se è considerata un luogo di “fighi” che vivono esperienze belle, uniche…
COME VIVIAMO L’ASCOLTO, L’ACCOGLIENZA E L’UMILE RICHIESTA DI OSPITALITA’ NELLA VITA DEGLI ALTRI?
La porta deve essere sempre aperta! Senza pregiudizi. Il prossimo deve essere al centro del nostro interesse. Dobbiamo fare sentire accolte le persone, farci prossimo (vicino).
Dare un aiuto materiale, cercare di risolvere i problemi quotidiani stando vicini alle persone è il miglior modo di ascoltare.
Il dialogo vero in cui si ascolta e ci si confronta è il miglior modo di crescere insieme.
9 febbraio 2023: ACR
Contenuto dell’incontro e Contributi emersi
Il gruppo ACR della parrocchia di Sant’Agostino, durante uno dei suoi incontri, ha svolto un incontro sinodale. Gli educatori hanno riletto le schede del sinodo, adattandole ai ragazzi (di età compresa tra 9 e 13 anni). Le domande poste sono:
- come può la parrocchia ed il nostro gruppo essere più aperto e accogliente?
- Cosa potremmo fare perché la messa sia più bella?
I ragazzi hanno individuato come punto di partenza per una buona accoglienza il coinvolgimento: coinvolgere amici o compagni di classe è fondamentale per rendere il gruppo più bello e numeroso.
Anche se sul tema dell’accoglienza si trovano d’accordo nel dire che sono un gruppo aperto e accogliente, i ragazzi hanno anche individuato alcuni punti da migliorare. Innanzitutto per accogliere meglio bisogna sopportare e supportare di più. Inoltre da un punto di vista organizzativo hanno pensato ad alcuni aggiustamenti: è importante dare le giuste attenzioni ai più piccoli, e per questo si potrebbero fare due gruppi diversi (aumentando gli educatori) e adattare per loro i momenti di riflessione, in modo tale da non farglieli risultare troppo pesanti.
Nelle dinamiche del gruppo è altresì importante incontrare testimoni e persone di altre religioni, nonché coetanei per condividere esperienze.
Sarebbe bello anche se, in primavera con la bella stagione, si facesse ACR all’aperto, nei parchi del quartiere. Anche fare esperienze di servizio con i poveri sarebbe utile per stare vicino a persone che normalmente non si frequentano.
Per quanto riguarda la messa, per renderla più bella e viverla al meglio, sono uscite molte idee. La prima sta nell‘aumentare il dialogo durante la messa (o in un ipotetico momento dopo): fare domande e confrontarsi, sia col sacerdote che con gli altri fedeli o con la propria famiglia, per aver chiaro ciò che si è detto durante la Messa e per capire meglio le scritture. Anche introdurre momenti in cui si fanno attività concrete e coinvolgenti, come disegnare.
Inoltre è importante coinvolgere maggiormente l’assemblea: rompere le barriere che “dividono” i fedeli in attività diverse (coro, chitarre, offertorio, lettori, etc…) e cercare modalità per coinvolgere tutti insieme.
Per quanto riguarda il coro, i ragazzi propongono di introdurre più strumenti e mixarli in modo da rendere ancora più piacevole il canto.
Molti ragazzi del gruppo sono anche chierichetti: riconoscono che servire durante la messa come ministranti gliela fa vivere al meglio e affermano di voler coinvolgere più persone in ciò, in modo da renderla piacevole anche per altri ragazzi.
20 Febbraio 2023: incontro catechisti
Il gruppo dei catechisti si è confrontato sulle seguenti domande, con il metodo della conversazione spirituale, dalla traccia Chiesa e Missione:
1. Come e grazie a chi ho fatto l’esperienza affascinante dell’incontro con il Risorto?
2. Quali segni e linguaggi possono rendere “efficace” l’annuncio del vangelo, favorendo l’incontro, la testimonianza e l’inculturazione?
Gli spunti più condivisi, al termine dell’incontro sono risultati i seguenti, in ordine di importanza:
Gli spunti più condivisi:
- Fare le cose insieme, l’incontro, lo stare con gli altri, il pellegrinaggio… Quasi tutti siamo cresciuti in parrocchia. Crescere insieme passo passo in comunità è una esperienza importantissima che ci aiuta a non farci influenzare dalle voci del mondo, dalle sirene che ci propongono altro.
- Vivere di Provvidenza è segno/testimonianza importante
- Vite dei santi: fa tanto e ci devo lavorare molto! Proprio sulla croce!
- In qualsiasi momento della vita, l’esperienza affascinante è come un lampione che s’accende sulla strada e illumina sia il cammino fatto sia il cammino da fare. Anche quello che c’è stato prima viene riletto come incontro affascinante.
- Importanza delle emozioni per l’annuncio, per rendere viva la fede! Nelle esperienze personali di incontro e in quelle di gruppo. L’emozione accende e fa memoria.
- Viene difficile riconoscere Gesù nei momenti in cui ci si trova da soli: sedersi accanto alle persone sole; incontrare il Signore nei momenti di sofferenza…
Gli interventi dei singoli partecipanti nella prima fase:
- Il ‘come’ non me lo ricordo: sono sempre stata in mezzo alla mia famiglia cristiana. Il ‘grazie’ a ai vari preti che ho incontrato nella vita: giusti al momento giusto. Don Giancarlo, che c’era sempre e poi ognuno con la sua impronta.
L’esperienza di incontro con il Signore è ogni giorno! - Un segno efficace è fare le cose insieme! Il pellegrinaggio che abbiamo appena fatto è stato un segno grande di circolazione del vangelo. Ho proprio respirato la bellezza della sinodalità.
- Un mix tra incontri con persone affascinanti (genitori, alcuni preti, alcuni santi laici e religiosi) e le esperienze personali di deserto.
- Le nostre persone sono il segno: animate dalla gentilezza di ge, radicate nella parola (che si veda che la meditiamo) e da una carità ‘sovrabbondante’ (perdono, solidarietà)…
- Vivo da sempre in mezzo alla Chiesa, ma solo qui a Ferrara ho fatto l’incontro con il risorto. Prima ho sempre parlato del Signore, di Dio, non tanto sulla persona di Gesù! Prima c’era ma era una figura secondaria… E un modo diverso di affrontare la religione!
- Ho ricevuto la testimonianza di fede certamente non dai miei genitori. Sicuramente però dalla parrocchia, in cui venivo volentierissimo da piccola.
Poi il momento più forte di avvicinamento è stato la nascita di Jacopo. Ho incontrato per caso persone sulla mia strada che mi parlavano di Gesù e della salvezza e della Parola.
Mi ritrovo poi tutti i giorni davanti a persone che mi richiamano il Signore. Riesco a vedere tanto la testimonianza della persona, oppure persone lontane da lui e per le quali prego.
Mi sono sempre concentrata molto su Gesù. Poco su Maria. Ultimamente sto imparando a parlare anche con lo Spirito.
- Ho l’immagine fin da piccola di don Giancarlo, che era l’accoglienza in persona, ed era sempre lì! Quando è arrivato don Domenico, una ventata diversa, di uscita e di fervore nella carità.
- Sicuramente un segno grande è lo stare insieme, fare esperienze insieme. Ricordo la partecipazione nel ’91 alla GMG in Polonia. Invidio i gimi che andranno a Lisbona.
Mi piace pensare che linguaggio efficace sia lo stare accanto, il sedersi accanto, come fa lo Spirito Paraclito.
- Nato e cresciuto in parrocchia. Mi affascina il Signore nei momenti di deserto, quando sono solo, durante i viaggi. Ricordo in particolare una esperienza affascinante a Medjugorje.
La comunità è il luogo in cui viviamo quotidianamente e impariamo quel che il Signore ci vuole dire. - Segni e linguaggi importanti sono i momenti di condivisione anche con i musulmani: fratelli con tradizioni diverse.
Come parrocchia mi pare che di queste occasioni ne abbiamo!
- Le esperienze più forti le ho avute in momenti di sofferenza di persone molto vicine. Il mistero della croce è quello che mi ha sempre accompagnato come esperienza forte. Da questa croce mi sto facendo accompagnare per incontrare il risorto: sono in cammino!
- Segni e linguaggi efficaci per la mia esperienza vedo una scala tra incontro, testimonianza e inculturazione. L’incontro è il primo gradino: sono fondamentali le persone che si incontrano e che parlano di un Gesù bello, che ti riempie la vita, che può tirare fuori da te le cose più belle. Non un Gesù giudicante o che ha delle richieste.
Fondamentali poi le esperienze di gruppo!
Un aspetto affascinante è poi quello del vivere la Provvidenza: faccio fatica ma mi rendo conto che è il motore di tutto l’affidarmi a quello che viene, assieme alle persone dentro e fuori la comunità. - Unità pastorali: prima di come sto vivendo l’up, mi chiedo come faccio parte della Chiesa!
- Devo ringraziare tante persone che mi testimoniano la fede. In realtà ne incontro ogni giorno, ma spesso non me ne rendo conto se non dopo tanto tempo! Come ad esempio la famiglia che ci ha accolto qui a Ferrara e che prova affetto per me, e questo per me deriva dall’amore/affetto più grande di Gesù. Non una forzatura dottrinale, ma una esperienza di accoglienza e di affetto.
- Far sentire come catechisti i ragazzi amati, appartenenti alla famiglia che è la parrocchia! Nel coinvolgimento che ho vissuto a S. Agostino, o riordinato tante cose che avevo vissuto da piccola. Importanti le esperienze comuni: il grest, i campi, i ritiri sono i momenti che spingono a vivere la fede anche fuori.
- Ho pensato soprattutto al ‘come’: ascoltando con il cuore e accogliendo la parola. Le proposte ci sono, ma vanno ascoltate e accolte.
9 febbraio 2023: incontro del gruppo Giovani-Adulti
Il gruppo Giovani-Adulti della parrocchia di Sant’Agostino si è interrogato molto sulle domande della scheda “Chiesa e Comunione”, anche se le ha trovate ampie e di levatura importante.
I temi spaziati sono molti: dall’impegno dei laici e delle parrocchie verso i ragazzi e i più piccoli al coinvolgimento degli anziani e delle famiglie “più navigate” e cresciute, dall’organizzazione attuale del ‘lavoro’ dei sacerdoti all’ipotetica conformazione futura della Chiesa, il tutto però in stretto contatto con un tema principale: le relazioni, i rapporti, le dinamiche interne alla Chiesa. Per tutti è stato importante parlare di come, sia tra laici che con i sacerdoti, sia importante tessere relazioni autentiche. Sono usciti diversi spunti su come fare ciò. Fondamentale sono innanzitutto una stima reciproca e una disponibilità, anche forzata, al dialogo e all’azione: per avere relazioni vere bisogna essere aperti al prossimo, senza pregiudizi e accettarsi per come si è. Ciò vale per tutti.
I preti cui sono affidate le nostre comunità non sono scelti da noi, ma ciò non deve essere un ostacolo. Possiamo essere in disaccordo con le posizioni che tengono (sia preti che laici), ma dobbiamo star loro vicino: se li abbandoniamo non otteniamo che una loro ulteriore chiusura e arroccamento su loro stessi; col tempo, forse tanti tratti si addolciscono.
È importante in quest’ottica continuare, e farlo dove non lo si fa, a incontrarsi: tra coetanei, generazioni diverse, culture e religioni differenti proprio per arricchirsi insieme. La risposta alle domande non è in mano solo nostra, ma la scopriamo con gli altri.
È inoltre importante che la Chiesa non perda per strada “categorie”: bisogna studiare modi per far sì che anche chi non ha un ruolo attivo (educatore, volontario, catechista, etc) abbia altri momenti e contesti oltre a quelli di culto per la propria crescita personale e spirituale. È altresì importante coinvolgere queste persone non solo come singoli, ma per come si sentono (ad esempio il tema degli sposi: vivere la fede non come singoli credenti ma come coppia e come famiglia, sia quelle nuove ma anche quelle esistenti da tempo).
Per quanto riguarda la corresponsabilità nella Chiesa tutto il gruppo si è espresso in un senso: vedendo diminuire sempre più l’organico dei sacerdoti, un domani non troppo lontano saremo noi Laici a doverci impegnare maggiormente in prima persona. Il tempo, che oggi ci pare così frenetico, non deve preoccuparci: se amiamo veramente qualcosa troveremo modi e occasioni per prendercene cura.
In conclusione mi sento di riportare ciò che tutti hanno detto e condiviso: l’importanza dell’incontro. È vero che è fondamentale per il futuro disegnare e pensare nuovi schemi, ma è ancora più fondamentale vivere la Chiesa e la nostra vita con lo spirito Cristiano: Gesù è venuto per incontrarci e darci la Nuova notizia, e questo dobbiamo fare tutti noi: continuare a incontrare il prossimo, chiunque sia, senza pregiudizi e accoglierlo come un fratello.
28 gennaio 2023: Gruppo sinodale con famiglie zerosei parrocchia
Sulla Scheda ‘Chiesa e missione‘
Prima fase di ascolto
E. Per 10 anni mi sono allontanata dalla fede e dagli ambienti di Chiesa. Al mio fianco ho sempre avuto la zia Marisa ⇒ testimone, ha Gesù in pancia. “Gesù ti accompagna”, nella quotidianità fede mostrata con limpidità, senza volontà di convertire nessuno. In una fase difficile della mia vita mi è venuto quasi naturale rivolgermi a Dio perché avevo la percezione della sua presenza. Linguaggio naturale, nella quotidianità, unito alla testimonianza. Dio lo trasmetti se lo sai vedere nella vita e nelle persone. Quando penso all’ascolto mi rendo conto che di solito ascolto prima con gli occhi e poi con le orecchie. Ascolto è attenzione all’altro a 360 gradi.
N. a volte le persone chiedono aiuto senza parlare. Spesso riscontro indifferenza. Senza volere viviamo immersi nell’indifferenza. A partire da cose semplici ma fondamentali. Non sopporto l’indifferenza. Mi sforzo ogni giorno di avere quest’attenzione, di interpretare ciò che mi succede attorno. È credo che li ci sia Gesù che mi chiama ad aprirmi e a leggere ciò che va intercettato.
D. La mia vita è stata piena e ricca di esperienza e incontri affascinanti: nonne, suore, catechisti, insegnanti di religione…sono stata fortunata. Ho fatto esperienza di Cristo e sono grata. L’importante è l’esserci, il condividere, il fare.
A. don Giancarlo. Andavo a confessarmi tutte le settimane e intanto andavo a trovarlo! Vengo da un ambiente gioioso, l’immagine di un risorto affettuoso. Voglia di rivedersi, di tornare. Sentirsi avvolti dall’amore di Dio.
M. La Franca è fra quelli, le nonne. Nonna Elena. Non affascinante come esperienza, ma quotidianità. L’affascinante è stata l’esperienza con don Domenico. La Franca è stata affascinante! Vorrei capire come rendere efficace l’annuncio del Vangelo ai miei figli. Non ho la risposta.
G. Esperienza con il Risorto. Suor Giulia e il suo tour in bicicletta. Anna e nonna mi hanno accompagnato. Poi le figure “storiche”. Angela, suor Giulia…fede semplice e accessibile. Scoperta di una spiritualità bella, pulita, non pesante anche sè alta. Non erano testimoni “moderni” ma credibili, fondati su una relazione vera, di accoglienza e di bellezza. In famiglia viviamo l’ospitalità cerchiamo di non chiuderci in noi stessi, essendo disponibili al servizio e alle relazioni. Attenti a realtà è problematicità varie, che si incontrano sul posto di lavoro. Faccio L’educatrice ed è parte essenziale l’ascolto.
M. il fascino del Risorto mi è stato donato da un “noi”: tantissime figure significative, ma la più importante è la comunità, lo stile vissuto al suo interno. “Segni e linguaggi”: essere comprensibili e toccare la gente ma con contenuti e principi propri, senza scimmiottare nessuno, sentendosi identici nella dignità e simpatia ma riconoscendo e facendo risaltare anche la differenza. Stile umile, non aver paura che lo Spirito parli (e ci parli) anche attraverso chi è lontano dai nostri circuiti. Ancora far valere lo stile, l’esperienza.
I. Anche io vedo un’unica faccia di chi mi ha generato alla fede. La foto che vedo sono due braccia aperte, che mi hanno sempre accolto, con empatia e senza mai forzarmi. Parole non sbrodolate ma misurate. Chiesa che mi ha donato emozioni. Tante volte ho pianto pregando! Anche se con tanti avvicinamenti e distacchi il Risorto è sempre stato al mio fianco. Ciò lo vedo in modo bello nella nostra comunità parrocchiale. Pensando a “segni e linguaggi” mi è venuto in mene il Matteotti: far convivere le diversità!
M. Faccio fatica ad identificare qualcuno che possa essere stato maggiormente carismatico nella mia esperienza di fede. Percorso naturale, senza punti di discontinuità. Forse don Giovanni per la lunghezza della sua presenza al mio fianco. Insieme di cose, di esperienze (servizio, catechesi, formazione…). Anche scontri, che ci hanno e mi hanno fatto crescere. Dicotomia fede/opere con tensione che ha fatto bene a tutti.
Serve un linguaggio per educare i figli oggi. Difficile. Sembra esserci refrattarietà.
Seconda fase di sintesi
Fede/opere: dualismo che va tenuto in piedi per rendere la fede viva e vera e le opere qualcosa che annuncia e non solo assistenzialismo.
Vivere relazioni salvifiche è il primo annuncio: la fede e il Risorto attirano da lì.
Linguaggio è problema, dell’annuncio e della liturgia; ma seria è la questione culturale e antropologica (difficoltà a leggere simbolicamente la realtà, a prestare attenzione per un tempo prolungato…)
Serve allenamento per accogliere e limitare l’indifferenza.
Non riesco a vedere una chiesa senza opere, sarebbe un sacramentificio.