Commento al Vangelo del 11 dicembre 2022.
Domenica scorsa ci siamo lasciati accompagnare da Giovanni il Battista che ci ha gridato l’appello appassionato a cambiar vita, ad accorgerci dell’avvento, della venuta di colui che ci battezza in Spirito santo e fuoco. Ci ha aiutato a renderci conto che è una cosa seria: che ne va della nostra vita, perché se non accogliamo il Signore che viene, la nostra esistenza va a finire nella insignificanza, si perde come pula nel vento.
Come Dio Salva il mondo? Riconoscere Gesù e la sua opera, però, non è facile. Non lo è stato nemmeno per il grande Giovanni (Mt 11,2-11). Possiamo ri-chiedercelo anche noi: come vorremmo che Dio intervenisse nella storia? Come faremmo noi, se fossimo Dio, a sistemare le guerre, le ingiustizie, lo sfruttamento, le immaturità personali e i dolori del mondo?
Lo stile scandaloso di Gesù. Giovanni, che è in carcere perché aveva contestato al re Erode un comportamento immorale, sente parlare di Gesù. Viene a sapere che accoglie tutti, che guarisce i ciechi e gli storpi, che porta il perdono anche prima che glielo chiedano… Forse Giovanni si immaginava (come tutti, del resto, allora) un intervento più deciso e rumoroso da parte di Dio nella storia del Popolo che era schiavo dei potenti stranieri romani. E invece si trova davanti alla delicatezza e alla apertura di cuore e alla pazienza di Gesù, tenero con i poveri e sferzante con i potenti. Gesù (che conosce bene le Scritture) aiuta Giovanni a decifrare le sua opera: non aveva forse profetizzato Isaia che «Allora si apriranno gli occhi dei ciechi, e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto» (cf. la prima lettura di oggi, Is 35)? Ebbene, lui, Gesù sta facendo proprio questo, sta aprendo una via di misericordia perché tutti vi possano incamminarsi e ricostituire un Popolo, una famiglia unita. Che non è solo l’antico popolo di Israele, ma l’umanità intera.
Riconoscere Gesù oggi. Dobbiamo imparare anche noi a riconoscere Gesù e la sua venuta oggi. Il presepe è segno evidente della umiltà di Dio nel suo ingresso dentro alla storia e del suo operare nella storia. Di solito il Signore non si mostra con gli effetti speciali, ma nella umile forza della sua Parola che, oggi, apre i nostri occhi alla verità di Dio e ci aiuta a capire i pensieri buoni e a rifiutare quelli cattivi, a fare passi di bene e a evitare i passi di male. Il Signore si offre a noi oggi nella umile forza dei Sacramenti, i modi che ha inventato per stringerci, per perdonarci, per nutrirci, per farci vivere con forza le sofferenze, per sostenere le nostre esperienze di comunione e di servizio. Il Signore si fa riconoscere nella testimonianza della carità, dove si sono i suoi amici che portano frutti di giustizia e di pace, di solidarietà e di perdono e così fermentano il mondo del Regno di Dio. Gesù ci fa camminare nella salvezza nella esperienza della sua Chiesa, così fragile tante volte, ma che lui sta amando follemente perché sia il luogo della accoglienza, della vivacità dei carismi, della sinodale corresponsabilità, della passione per l’annuncio del vangelo.
Uno stile di vita da profeti. Se Giovanni fa fatica a riconoscere Gesù, questi invece sa bene chi è Giovanni, e gli fa un sacco di complimenti, che sono anche un invito per noi ad assumere lo stile di vita forte del Battista. Giovanni non era una mezza cartuccia, non era una canna sbattuta dal vento, non era uno che si gongolava delle comodità e cercava il divano. Era un tipo forte e sobrio, perché la sua gioia era di essere ‘profeta’, uno onorato di parlare e agire in comunione con Dio! Che bello! Pure noi, per il battesimo, siamo profeti, abilitati a dire le Parole buone e forti di Dio. Preparandoci al Natale dobbiamo ravvivare questa attenzione ad essere gente che non dice cavolate, ma sempre le Parole che Dio suggerisce. Ad essere gente semplice e sobria, a disposizione per accogliere il Regno dentro alla propria storia.