Commento al Vangelo e omelia del 13 novembre 2022.
Ecco oggi una bellissima pagina tratta dal discorso cosiddetto ‘apocalittico’ di Gesù (Lc 21,5-9). Nella Bibbia c’è questo genere letterario particolare che con una serie di simboli e di paragoni e immagini molto forti cerca di comunicare la ‘rivelazione’ (‘apocalisse’ appunto) a riguardo delle cose ultime e definitive della vita e della storia. Un modo di parlare e di scrivere per noi non immediato da capire, ma molto suggestivo e molto importante per la nostra fede. Gesù parte osservando che del bellissimo tempio di Gerusalemme non rimarrà pietra su pietra per iniziare a parlare del momento in cui la storia finirà. Un discorso destabilizzante per chi pone la sua sicurezza nel mondo e nelle sue strutture. E questo può capitare anche ai cristiani di oggi: pensiamo che è come se Gesù dicesse che della basilica di San Pietro a Roma non rimarrà in piedi neanche una pietra.
Che cosa vuole dire a noi il Signore?
Anzitutto ci ripete (lo abbiamo già meditato nelle scorse settimane) che se vogliamo essere maturi non dobbiamo rimuovere il pensiero della fine della nostra vita personale e della storia. Il cristiano non fugge l’idea della morte, ma impara ad affrontarla nella verità del Signore della storia!
Poi ci ricorda che dobbiamo essere tranquilli nel fatto che non conosciamo il momento in cui avverrà la fine: non dobbiamo andar dietro al primo che ne parla. Credo però che questo punto ai nostri giorni non sia particolarmente problematico. Piuttosto, è importante oggi l’invito di Gesù a non aver paura, a non essere terrorizzati. Stanno infatti capitando le cose di cui parla Gesù: guerre e rivoluzioni e persecuzioni (che sono causate dalla cattiveria degli uomini), carestie e pestilenze (che vengono da disordini nella natura), che potrebbero suscitare in noi tanta apprensione, e incertezza a riguardo del futuro, e farci dire che ormai siamo alla fine del mondo, e farci pensare che non c’è speranza…
È bello che il Signore ci voglia sempre rasserenare: lui è capace di mostrare realisticamente la storia senza chiudere gli occhi a nessuna delle difficoltà, e insieme di farci vivere con forza e coraggio! Ne abbiamo bisogno, sempre! Sia nelle difficoltà personali o della nostra famiglia, sia nelle enormi difficoltà che il nostro mondo sta vivendo!
Per vivere questa serenità e forza, è necessario essere legati a lui, amici suoi, in costante relazione con lui, morto e risorto per noi. Questo è il fatto decisivo, che niente e nessuno può annullare: la comunione vitale con il Risorto. Possiamo essere ricchi o poveri, sani o malati, famosi o emarginati, fisicamente vivi o morti… ma il rapporto d’amore con Gesù non può essere spezzato da niente!
Gesù poi insiste sulla perseveranza. Virtù fuori moda. L’amicizia con lui nostro salvatore è da custodire con costanza, con continuità, con stabilità. Conoscendo la nostra variabilità di idee e sentimenti, conoscendo il grande relativismo del nostro contesto culturale che ci porta a pensare a tutto in un momento e all’esatto contrario di tutto un momento dopo, Gesù fa bene a richiamarci alla perseveranza nella verità e nelle scelte d’amore. E fa bene soprattutto a sostenerci lui in questa costanza: lo fa invitandoci con grande desiderio alla Comunione, parlandoci incessantemente con la Parola, mettendoci continuamente nella rete di relazioni con i suoi amici, coinvolgendoci senza timore al suo servizio, rinnovando ogni giorno in noi il dono del suo Spirito.