Commento al Vangelo del 5 dicembre 2021.
Dopo aver contemplato il fine della storia, cioè la Venuta (’avvento’) definitiva del Figlio dell’Uomo sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria, siamo invitati a tornare indietro con lo sguardo, e a contemplare la prima venuta del Signore, nel mistero del Natale. Ce ne parla oggi l’evangelista Luca, che inquadra la situazione storica della nascita di Gesù.
Mentre i potenti fanno la storia… Con solennità sentiamo l’elenco dei potenti della terra. L’Imperatore Romano Tiberio, il governatore Pilato, i reucci delle zone in cui era suddivisa la Palestina dopo la morte di Erode il grande. E poi i potenti del sistema religioso, i sommi sacerdoti Anna e Càifa. Nella nostra meditazione sul Natale di oggi potremmo aggiungere i grandi nomi di questo tempo. Quelli che sono nelle prime pagine dei giornali, quelli che decidono tanto delle sorti economiche e sociali del mondo in cui viviamo. Quelli che abitano nei palazzi del potere, bene o male che facciano. Il Natale è anche per loro. Come era per Tiberio e gli altri.
Solo nel deserto… Ma la Parola di Dio non viene anzitutto su di loro. La Parola ‘venne’ nel deserto. Non in città: nel deserto! Non nei grandi circuiti comunicativi, ma nella solitudine di chi cerca l’essenzialità: Giovanni, figlio di Zaccaria. Impressiona sempre questo stile di Dio che si manifesta in tutta la storia della salvezza, e anche nella incarnazione del Figlio di Dio, l’evento più incredibile della storia.
Dunque per celebrare questo Natale torniamo nel deserto. Cerchiamo il deserto nella nostra città. Riserviamoci spazi di silenzio e di ascolto nei ritmi impegnativi delle nostre giornate. La Parola/Persona di Gesù ‘cade’, ‘viene’ su di noi, ma noi ce ne accorgiamo solo nell’intimità, al di fuori dei rumori, delle preoccupazioni, degli affanni, delle corse. È una Parola/Persona amica, che ci vuole aiutare proprio ad affrontare i casini della nostra vita, ma la possiamo udire e accogliere solo nel ‘deserto’. Là, qualcuno sta già gridando per noi! È curioso infatti immaginarci Giovanni, «Voce di uno che grida nel deserto». ‘Perché non vieni in città a gridare?’, gli potremmo dire. E invece è lui che ci dice: ‘venite voi nel deserto ad ascoltarmi!’.
Un taglio netto con il peccato. E che cosa dice questa ‘Voce’? «Un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Cambiare testa. Smetterla con il peccato, con l’ingiustizia, con l’egoismo, con la chiusura, con lo sfruttamento degli altri… In questo Avvento siamo pazientemente richiamati al dono del nostro battesimo e alla fedeltà a questa esperienza di rigenerazione che il Signore ci regala continuamente. Basta compromessi, implora il Battista dopo aver deciso e vissuto personalmente, nel deserto, l’essenzialità della appartenenza a Dio. Il battesimo di Giovanni era più che altro una decisione di chi si doveva convertire. Noi abbiamo una marcia in più: il nostro battesimo è stata una iniziativa di Dio che ci ha gratuitamente reso limpidi, pronti per amare.