Il tempo ‘feriale’, tempo di beatitudine. Curioso il linguaggio della liturgia: per noi il tempo delle ferie è quello un po’ straordinario del giusto e temporaneo distacco dalle attività quotidiane per dedicarci al riposo, allo svago, ai viaggi, alla cultura. Per la liturgia, la ‘feria’ (secondo il linguaggio antico) è invece il tempo della vita normale, quotidiana, fatta di famiglia, lavoro, amici, impegno di servizio sociale o ecclesiale. Proprio in questa vita ‘normale’ siamo abitati dal Signore, invitati a vivere ed esprimere la relazione con Lui che fa matura la nostra persona. In fondo, è proprio in questo tempo feriale che noi esistiamo per la maggior parte dei nostri anni. E se la Trinità non vive con noi in questo tempo, della Trinità non ce ne facciamo quasi niente: sarebbe solo un bel ricordo, come una bella foto del luogo delle ultime vacanze.
Le Beatitudini di Gesù non sono fatte per le vacanze. In vacanza non ci sono povertà e afflizioni, ingiustizie e persecuzioni e violenza. In vacanza è forse più facile essere buoni e miti. Le Beatitudini sono fatte per il tempo feriale, pieno di possibilità semplici per amare in famiglia e nella società. Pieno anche di difficoltà e di contraddizioni, in un contesto provocante, che necessita impegno per la giustizia e la pace. Un tempo che necessita pazienza e lungimiranza, capacità di sapiente progettazione.
Lo straordinario nell’ordinario. Nel tempo feriale la Trinità continua a parlare. Con la Scrittura possiamo ascoltare sempre la Parola sapiente che illumina i nostri giorni e i nostri impegni e le nostre relazioni e i nostri progetti. E ci fa vivere in ogni giorno, anche in quelli che a noi sembrano insignificanti, l’esperienza grandiosa del Regno di Dio. E semina ogni giorno nella nostra testa e nei nostri cuori pensieri buoni, prospettive grandi e divine, da incarnare nelle piccole cose. Il nostro tempo feriale, che potrebbe apparire noioso e monotono, è in realtà un laboratorio permanente di una umanità nuova, che è suggerita dalla Parola in un modo all’inizio quasi impercettibile, perché il seme praticamente non lo vedi. Ma quel seme è gettato continuamente. E quando la nostra testa e il nostro cuore se ne accorgono, le custodiscono e cominciano o continuano a muoversi secondo quei suggerimenti, la vita (feriale) si fa più bella, le relazioni più ospitali, le difficoltà meno opprimenti, la volontà d’amare e di perdonare più forte, la condivisione e l’accoglienza più evidenti.
Dorma o vegli, di notte o di giorno. È bellissima la serenità con cui Gesù descrive la forza della Parola e del Regno che crescono delicatamente dentro di noi (Mc 4,26-34). La sua serenità è rasserenante per noi: la Trinità opera sempre e comunque. Ci prova continuamente. Non si stanca mai. E mette in moto dei processi che, a tempo opportuno, diventeranno visibili in una vita più fruttuosa. Meravigliosa collaborazione tra il contadino che getta il seme e la forza del seme che cresce. Meravigliosa comunione tra l’onnipotenza povera di Dio e la nostra umile volontà di assecondare la sua Parola.