Un’esplosione di gioia

Commento al Vangelo del 5 luglio 2020.

Che bello vedere Gesù in una esplosione di gioia! La sua umanità è vibrante di sentimenti, capace di una esultanza pura e indicibilmente bella. La sua è una gioia autentica e non momentanea e passeggera, perché sgorga dal cuore armonicamente collegato agli occhi che vedono il bene e alla testa che lo sa decifrare.  Questo è molto importante: non ci basta sapere che l’animo di Gesù è colorato di sentimenti intensi (i vangeli ci parlano dell’intera gamma di questi sentimenti: dalla indignazione, alla tristezza e angoscia, alla esultanza, e soprattutto alla compassione…), ma ci importa imparare da Gesù qual è la fonte della sua gioia, quali sono i motivi della sua felicità.

Anzitutto, Gesù è felice di contemplare Padre che è Signore del cielo e della terra. Contento della potenza creatrice del Padre e del suo sguardo regale sul mondo. Cantando il Padre come Signore, Gesù riconosce che è un Padre interessato, premuroso, preoccupato per il cielo e la terra, per il mondo che ha creato, per l’umanità uscita dalle sue mani. E riconosce che questo Signore non ha rivali, non ha nessuno al suo livello, ha una signoria incontrastata…

Eppoi, Gesù è contento di contemplare questa onnipotenza del Padre che si esprime nella delicata comunicazione della sua misericordia. Gesù sta predicando il regno delle beatitudini, della mitezza, della lotta per la giustizia e per la pace, dell’amore ai nemici, del ‘porgere l’altra guancia’, dello spiazzare con la bontà… Sa benissimo che è scandalosa questa onnipotenza povera e che è distante dalla mentalità della gente, ma tant’è, continua a predicarla perché il Padre è veramente fatto così e non sa fare altro che amare perdonando e dando infinita fiducia. Gesù non si intriga nello schifo dei pensieri e dei sentimenti di odio, di egoismo, di vendetta, di possessività, che generano sicuramente stati d’animo abbattuti e arrabbiati… Il suo cuore è capace di gioia perché sta dentro a questo sguardo pulito del Padre.

Ancora, Gesù è felice perché qualcuno ci sta. Vede che i piccoli e i poveri si accorgono della bontà di Dio e la accolgono, e si lasciano abbracciare e perdonare, e crescono nella forza di affrontare le difficoltà con fiducia, e si abbandonano operosamente alla Provvidenza. Come un papà e una mamma gioiscono quando vedono i figli che prendono una buona strada, così Gesù esulta di gioia quando vede che qualcuno diventa amico suo e del Padre, e si mette a pregare e a impostare la vita nel dialogo con l’unico che è veramente sapiente e sa indirizzare, da buon Signore, nei sentieri buoni della storia.

Per Gesù, proprio questo è un punto importante: gioisce per chi partecipa della sapienza di Dio! È contento quando vede che i suoi amici iniziano a pensare bene, a far funzionare bene testa e cuore, respirando i valori e i criteri di giudizio del Padre. Tanto è vero che chi si sente ricco di suo, chi ritiene di non aver bisogno di ascoltare Dio e di essere sufficientemente intelligente da cavarsela da solo non può accogliere il Vangelo… e questo provoca un dispiacere inimmaginabile al Signore e al Padre: come avere perle preziose da regalare, ma non gliene frega niente a nessuno…

La gioia di Gesù, profondamente unito al Padre e unico rivelatore del Padre, è anche quella di poter consolarci. Il suo invito a noi che siamo stanchi e oppressi è veramente commovente. Lo sa che stiamo male per tante cose. Lo sa che non abbiamo molte forze e che ci sono cose che ci schiacciano. E vuole darci ristoro. E per dimostrarci che queste non erano solo chiacchiere sdolcinate, il nostro peso se l’è preso veramente sulle spalle, simboleggiato da quella croce che è diventata lo strumento dell’espressione dell’amore più grande.

Da quando Gesù ha accettato di stare inchiodato sulla croce, appesantito dai nostri pesi e dai nostri sbagli e dai nostri peccati le cose sono cambiate: non siamo più soli a portare i nostri pesi. Il nostro giogo è diventato il suo giogo, e per questo il suo può diventare il nostro. Per amore. Perché quando si ama, si portano volentieri i pesi dell’amato. E mano a mano che impariamo ad amare Gesù, e ci accorgiamo che il suo volto sfigurato in realtà è il nostro, e ci accorgiamo che Lui ha le spalle così grosse che quel peso non l’ha potuto schiacciare, e ci ricordiamo che Gesù è già venuto fuori dalla tomba… allora anche il nostro peso diventa più leggero. Non perché spariscono i problemi, ma perché ‘quando si ama non si fa fatica, e se anche c’è fatica, si ama anche la fatica’. Lo diceva Agostino, un grande amico del Signore e nostro.