L’interesse del consumatore non può essere salvaguardato esclusivamente necessario il rispetto dell’etica del lavoro abbassando i prezzi, ma è, nelle relazioni commerciali e nella qualità delle produzioni!
Costi di produzione in crescita, prezzi di vendita stazionari, scarsa consapevolezza da parte del consumatore delle conseguenze economiche e ambientali sono alla base della diminuzione del numero di imprese agricole, soprattutto nelle aree interne del nostro paese. Il problema del reddito per l’impresa agricola è una grave criticità, che causa da un lato l’abbandono dei terreni, dall’altro lo sovrasfruttamento degli ecosistemi e delle persone, si pensi al dramma del caporalato e delle agromafie…
“Il volume d’affari che ruota attorno alle agromafie continua a crescere senza risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere circolazione delle merci e dei capitali. Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno con una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere circolazione delle merci e dei capitali”. È quanto emerge dal sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Una rete criminale che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, fino alla distribuzione e alla vendita.
Ma anche noi al supermercato possiamo essere complici di sfruttamento?
Un litro di latte viene venduto nei supermercati anche a meno 1 euro al litro e per offrire a noi tale prezzo viene pagato ai produttori pochi centesimi. Proviamo a riflettere… quale differenza c’è tra strangolare un pastore legalmente e costringere un imprenditore a pagare il pizzo alla mafia? Senza dimenticare che nello stesso tempo tali difficoltà incoraggiano e facilitano l’ingresso e il rilevamento di aziende e marchi da parte di “operatori” con forti disponibilità finanziarie, ma con scarso “impegno” etico. Più in generale, va segnalato anche che le grandi centrali di acquisto possono a volte esercitare, con modalità apparentemente lecite, una pressione sempre meno sostenibile che rischia di rasentare forme di “intimidazione economica”, costringendo gli operatori a sottostare a condizioni che spesso impongono la vendita al di sotto della normale soglia di profittabilità, pena l’esclusione dal mercato o il mancato ritiro della produzione. Quindi, è nell’interesse delle organizzazioni di categoria (a partire da Coldiretti) ma anche di ognuno di noi, contrastare una deriva che rischia di mandare fuori controllo un intero sistema, con grave danno per i produttori e i consumatori e per l’intero Paese.
RIFLETTIAMO
– Quando acquisto un prodotto mi concentro solo sul PREZZO?
– Sono a conoscenza dei MARCHI che garantiscono la filiera?
– Compro prodotti FAIR TRADE che garantisce la tutela dei lavoratori e un’adeguata retribuzione?
– Favorisco i PRODUTTORI LOCALI acquistando direttamente da loro?