Commento al Vangelo del 19 gennaio 2020.
Abbiamo oggi dalla voce di Giovanni Battista una stupenda presentazione di Gesù, della sua identità e della sua opera. Bisogna come sempre decifrare il suo linguaggio, che usa immagini a noi piuttosto distanti: agnelli, colombe…
Agnello. In ogni messa ripetiamo le parole «Ecco l’agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo». Per capire un po’ l’immagine dell’agnello possiamo andare a rileggere Esodo 12,1-14: il popolo sta per essere liberato dalla schiavitù dell’Egitto, e ogni famiglia de-ve prendere un agnello e mangiarlo quella notte, e bagnare con il suo sangue l’architrave della porta di casa. «Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio». Quello era un segno, Gesù è la realtà: è colui che ci libera definitivamente, e lo fa versando il suo sangue, entrando nella nostra morte e uscendo vittorioso dalla tomba.
Il peccato. Da cosa ci libera? Giovanni non dice ‘dai peccati’, ma ‘dal peccato’: prima dei singoli peccati (le azioni e le parole sbagliate) c’è un atteggiamento di fondo del mondo che è bisognoso di salvezza. È l’atteggiamento del rifiuto del bene, della luce, della vita di Dio. È l’atteggiamento egoistico che si illude di vivere senza l’amore del Padre. Questo rifiuto della Vita porta con sé tutta la trafila dei peccati che rovi-nano la nostra vita invece di edificarla nel bene!
Colomba. Giovanni Battista è forte: sa stare al suo posto. Ha iniziato il suo appello alla conversione an-che se non sapeva ancora bene chi fosse il Messia: ma ora lo vede e lo riconosce dal fatto che vede lo Spirito scendere come colomba e rimanere su di lui. Lo Spirito è l’amore del Padre che trova il suo nido in Gesù. Accade che lo Spirito di Dio definitivamente si posa sull’umanità per ricrearla. Lo Spirito che ‘aleggiava sulle acque’ all’inizio della creazione, ora si posa sulla carne del Figlio di Dio, unendosi definitivamente all’umanità, a ciascuna delle nostre persone, per farci partecipi dell’amore stesso di Dio, della capacità che solo Dio ha di amare in modo serio. Solo in Gesù di Nazareth, unico nella storia dell’umanità, c’è la pienezza dello Spirito.
Battesimo. E noi che centriamo con questo uomo pieno di Spirito? Giovanni ci ricorda che noi siamo entrati in contatto con lui attraverso il battesimo, nel quale siamo stati ‘impregnati’ del suo Spirito Santo. Santo nel senso di appartenente al mondo di Dio: con il battesimo noi siamo raggiunti dall’amore del Padre, staccati dalla schiavitù del male e messi in un rapporto bello e sicuro con il mondo di Dio! Diventiamo san-ti… diventiamo figli… perché respiriamo dello Spirito vitale di Dio, che ci comunica i suoi pensieri, i suoi sentimenti, il suo affetto, la sua forza, il suo coraggio… tutto quel che ha vissuto Gesù nella sua umanità stupenda.
Figlio di Dio. Giovanni Battista dice che ha «visto e testimoniato che questi è il Figlio di Dio»: è il vertice della rivelazione. ‘Visto e testimoniato’ sono verbi usati anche in Gv 19,34-35: «uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché an-che voi crediate». Dal cuore del crocifisso escono il sangue e l’acqua della vita (lo Spirito che dà vita): lì, in quel dono di sé fino all’ultimo respiro, il Figlio di Dio ci comunica definitivamente ciò che Giovanni Battista ci annuncia oggi. Solo il Figlio poteva e può comunicarci oggi questo dono…