Commento al Vangelo del 6 novembre 2016.
Che idea abbiamo della risurrezione? La risurrezione di Gesù è il contenuto fondamentale del Vangelo, una ‘notizia bella’ che da duemila anni sta attraversando la storia tramite l’annuncio della Chiesa: Gesù, detto il Cristo, è morto per i nostri peccati ed è risorto dai morti per la nostra salvezza.
I sadducei (Lc 20,27-38) non credevano nella risurrezione dai morti. Pensavano che la continuità della vita di un uomo fosse solo nella vita dei suoi figli e dei suoi nipoti. Rifiutavano la risurrezione forse perché ne avevano una idea sbagliata: la consideravano come una semplice continuazione della vita terrena, in un modo che risultava loro contraddittorio (come nel caso, che presentano a Gesù, di una donna che ha avuto sette mariti: se la vita oltre la morte è semplice continuazione della vita presente, non si sa di chi, quella donna, rimarrà moglie).
Ma la vita oltre la morte, la vita risorta che Gesù ci dona non è una semplice continuazione della vita terrena, nella quale il matrimonio è ordinato (oltre che all’amore tra gli sposi) alla generazione di nuove vite. L’uomo infatti non è solamente ‘terreno’. La continuità della sua vita non dipende dalle forze umane. L’uomo, cioè ciascuno di noi, è «figlio di Dio, essendo figlio della risurrezione». La risurrezione dai morti già per Gesù è stata il segno più evidente della sua natura divina, più grande e più forte del ritmo biologico della nascita e della morte corporale.
Ora, se il Signore vuole donare a noi la risurrezione dai morti (ci vuole fare «figli della risurrezione») significa che vuole mettere dentro di noi una forza (un amore) che è un di più rispetto alla nostra semplice esistenza biologica e psicologica. Se possiamo risorgere dai morti, vuol dire che abbiamo qualcosa in comune con Dio: siamo figli di Dio! E questo, naturalmente, è un dono completamente gratuito. Il matrimonio è sacramento di questo amore divino tra le persone, un amore che si dispiegherà in un modo incredibilmente bello verso tutti nella risurrezione della carne, senza che per questo diminuisca l’amore di ogni sposo per la sua sposa e viceversa.
Il bello è che questo dono lo abbiamo già ricevuto. Quello che succederà nel momento della nostra morte individuale e della risurrezione della nostra carne sarà l’esperienza definitiva di qualcosa che è già cominciato, precisamente nel Sacramento del Battesimo. Quando siamo stati battezzati, noi siamo già stati uniti alla morte e alla risurrezione di Gesù. Siamo già morti e siamo già risorti. Immersi nell’acqua che dà la morte e fuoriusciti dall’acqua che dà la vita.
Cosa cambia nella vita quotidiana oggi? A pensarci bene, tutto. «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Non nel senso che i battezzati fanno delle cose diverse, ma nel senso che si fa ogni cosa per il Signore, assieme al Signore, motivata nel Signore risorto. Nel senso, poi, che si vive tutto con la chiarezza della mèta: la risurrezione della carne e la vita eterna. Tutto quel che viviamo ora (vegliare o dormire, lavorare e sposarsi, essere amici o impegnarsi per i poveri…) ha senso se è ordinato al fine ultimo, se ne è anticipazione ed espressione. Vivere da risorti, oggi, è camminare in una vita nuova: il resto è tempo perso.