Inizia oggi la Festa del nostro patrono S. Agostino. Il calendario è ricco di eventi, tra momenti di spiritualità e appuntamenti di svago e di aggregazione. Che cosa stiamo vivendo come comunità parrocchiale? Che cosa stiamo offrendo alle persone del quartiere? Con quale animo ci diamo da fare? Forse, materialmente, facciamo cose simili a quelle che si fanno in tante ‘sagre’, ma l’abbiamo chiamata ‘festa’ perché per la nostra fede vogliamo viverle con uno stile, una impronta diversa. Altrimenti, varrebbe la pena tutto questo daffare?
Stiamo vivendo una festa cristiana, motivata dalla ricorrenza del patrono della nostra parrocchia. Magari non sarà evidente a tutti quelli che mangiano la grigliata allo stand o ascoltano un po’ di musica. Ma noi che organizziamo e offriamo e partecipiamo alla festa vogliamo averlo ben chiaro in testa e nel cuore: ci sentiamo un popolo amato da Dio Padre, salvato dal suo Figlio, sostenuto dalla forza dello Spirito e dall’esempio del vescovo e dottore Agostino. Anche in questo tempo, che è difficile come ogni tempo della storia. E vogliamo porre un segno della nostra fede nella Trinità che tocca la nostra storia. Oggi. In questo quartiere di viale Krasnodar. Per questo, in alto nella locandina della festa sono elencati gli appuntamenti di preghiera: le solenni celebrazioni eucaristiche (vertice dell’incontro di Dio con gli uomini) e la serata teologica (nella quale incontreremo Agostino attraverso alcuni suoi scritti sulla povertà).
Stiamo vivendo una esperienza di aggregazione con il pallino della accoglienza. Le salsicce e il the, la musica e le danze, i giochi e le foto sono, in fondo, semplicemente una scusa per incontrarci, per coltivare rapporti, per aprirci e conoscere la gente del quartiere. Il tratto del nostro stare dentro alla festa ha da essere quello della cordialità e dell’apertura, dell’attenzione a far sentire tutti accolti. Sarebbe bello che si ricordasse la festa di S. Agostino non solo perché si mangia bene (che è vero) e ci sono delle belle iniziative (che è vero), ma anche e soprattutto perché si trova e si vive una esperienza di fraternità.
Stiamo vivendo un momento di ritrovo della comunità parrocchiale dopo la pausa estiva, nell’imminenza del lancio del nuovo anno pastorale che nel mese di settembre sarà programmato soprattutto a cura del Consiglio pastorale parrocchiale. La festa serve per condividere la fede e per riprendere più direttamente i contatti personali tra i membri della comunità parrocchiale. Per rinsaldare l’amicizia e conoscerci meglio tra di noi, in un contesto il più possibile sereno e disteso, pure tra i tanti impegni organizzativi. Per raccontarci le esperienze estive e come ci hanno edificato. Il bello è poi che la festa ci dà l’occasione di stare delle ore insieme (e di fare delle cose insieme) tra grandi e piccini, tra adolescenti e adulti, tra giovani e nonni. Forse come poche altre volte nell’anno (oltre naturalmente alla celebrazione eucaristica domenicale…) è più visibile l’interezza delle componenti della comunità, e più facile ‘attaccare pezza’, guardarsi e darsi l’esempio, assaporare il senso di appartenenza a questa porzione del popolo di Dio.
Stiamo vivendo, ancora, una esperienza di servizio. Attorno alla festa ci si muove in tanti, ci si dà da fare in tanti, ciascuno secondo le proprie capacità e la propria disponibilità di tempo e di energie. Certamente un ringraziamento speciale va al comitato organizzatore, che da mesi ha cominciato a riunirsi per approntare tutto al meglio. Con loro si sono mossi in tanti, anche per le cose più semplici, più umili. Si fa tutto gratis. Se vogliamo, però, il tornaconto c’è, per ciascuno di quelli che si sono messi a disposizione. Non certo sul piano economico, quanto, se abbiamo occhi per vederlo, sul piano della maturazione del valore del servizio e della testimonianza reciproca del servizio. Per i cristiani non è un ‘accidente’ o qualcosa di marginale, perché il Signore è venuto per servire e non per essere servito. La festa è solo una occasione e un segno: ben altre e più centrali esperienze di servizio attendono ognuno nella propria famiglia, nel mondo del lavoro, nella società.