Abbiamo contemplato la sua gloria

Nel tempo liturgico del Natale continuiamo a contemplare la gloria del Figlio di Dio fatto uomo. Ci aiuta la ricchezza delle celebrazioni di questi giorni: la solennità di Maria Madre di Dio, la II domenica di Natale, l’Epifania.

Maria Madre di Dio. Contemplare la maternità divina di Maria è di fondamentale importanza per la nostra fede. Nei primi secoli, quando si doveva dare stabilità al linguaggio per esprimere i misteri rivelati, l’espressione ‘Madre di Dio’ suscitava la perplessità di molti, e talvolta anche il rifiuto: come si può dire che una creatura è madre del creatore?! La difficoltà ha aiutato ad approfondire la riflessione non tanto su Maria, quanto su Gesù e la sua speciale identità. Vale la pena di spendere un po’ del nostro tempo per riflettere anche noi su queste cose che riguardano il Signore Gesù: forse lo facciamo troppo poco, rischiando di trascurare proprio Lui e il suo mistero, e di dimenticare che la fede è il rapporto personale con Lui! La Chiesa ha imparato a dire che il Nostro Signore è una ‘unica e identica’ Persona, uguale al Padre nella divinità (‘della stessa sostanza del Padre’, ‘perfetto in divinità’) e uguale a noi nella umanità (‘perfetto in umanità’, eccetto il peccato). Se chiedi ‘Chi è Gesù?’, la Chiesa ti risponde che è il Cristo, il Figlio di Dio, un soggetto unico e concreto. Se chiedi ‘Che cosa è Gesù?’ o ‘Come è fatto Gesù?’, la Chiesa ti risponde che è veramente Dio ed è veramente uomo. E se chiedi ‘Come fanno a stare insieme divinità e umanità?’, la Chiesa ti risponde che le due nature (divina e umana) nell’unica persona di Gesù sono unite ‘senza confusione e mutamento, senza divisione e separazione’ (cf. la definizione del Concilio di Calcedonia, nell’anno 451). E questo in modo che le caratteristiche di ciascuna delle due nature (‘è nato’, ‘è morto’, ‘è generato eternamente’…) si attribuiscono all’unica persona del Figlio di Dio. Per questo si può dire che Maria è ‘Madre di Dio’: perché ha messo al mondo la carne umana dell’unico e identico Figlio di Dio! Colui che è stato eternamente generato dal Padre fuori dal tempo nella sua divinità senza una madre, è entrato nel tempo nascendo da una donna e senza un padre umano. La maternità di Maria (per opera dello Spirito Santo) è verginale proprio per questo: per mettere in luce la natura divina del suo Figlio, che è Figlio di Dio Padre! Difendere Maria come Madre e Vergine è affermare la natura divina e umana del suo Figlio Gesù!

In Gesù la gloria del Padre. Questo mistero di straordinaria bellezza è cantato dall’evangelista Giovanni nel prologo del suo vangelo (Gv 1,1-18), che abbiamo ascoltato nel giorno di Natale e che riascoltiamo nella II domenica dopo Natale (il 3 gennaio). Giovanni scrive queste cose molti anni dopo la Pasqua di Gesù, e dopo interminabili e profondissime ore di contemplazione del mistero del suo amico Gesù, morto e risorto. E afferma con semplicità e chiarezza disarmante la divinità di Gesù (da lui chiamato ‘Verbo’, in greco logos) e la sua incarnazione, con una frase fulminante: ‘il Verbo si fece carne’. Giovanni pensa a colui che aveva visto e toccato e che le sue orecchie avevano ascoltato, sia prima sia dopo la Risurrezione. Pensa a quell’uomo che lo aveva chiamato sulla riva del lago di Tiberiade e di cui era diventato il discepolo amato. E riconosce, Giovanni, che nella voce, nel volto, nel cuore di Gesù di Nazaret è presente tutta la pienezza della sua divinità: ‘noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità’. E spiega, Giovanni, che non c’è altro accesso al Padre se non la carne del suo Figlio unigenito: ‘Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato’.

Giovanni parla a noi, per svelarci con gioia che anche noi possiamo entrare in contatto con la carne di Gesù di Nazaret, vero Dio e vero uomo, e così essere introdotti nell’abbraccio d’amore misericordioso del Padre. La via è la fede. Credere in Gesù significa accoglierlo fidandosi della testimonianza degli apostoli che lo hanno visto e toccato. Significa ascoltarlo, nella Parola della predicazione, toccarlo nella esperienza viva dei Sacramenti, vederlo presente nella Chiesa e soprattutto nei fratelli, specie i poveri. Possiamo anche noi ricevere, ora, ‘grazia su grazia’, cioè tutta la misericordia del Padre che passa nella carne risorta di Gesù. Possiamo anche noi ‘diventare figli di Dio’ e riconoscere che la verità della nostra vita è di essere generati dal Padre.

Nella Epifania del Signore (il 6 gennaio) celebriamo la manifestazione (questo vuol dire ‘epifania’) di Gesù, che i magi riconoscono come molto più di un bambino qualsiasi. Guidati dalla stella, giungono per adorare il Figlio di Maria. Impariamo da loro, che hanno quasi anticipato la nostra adorazione: perdiamo del tempo a sostare davanti al presepio (prima di disfarlo) con il gusto di contemplare la gloria del Figlio, che per farci figli di Dio si è fatto Figlio di Maria.